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Von Gloeden, Geleng e il “Mito” internazionale di Taormina

La notizia della donazione al Comune di Taormina da parte della maison francese Dior di alcuni cimeli del fotografo Von Gloeden, tra cui una preziosa macchina fotografica d’epoca, ci offre l’occasione di parlare del mito internazionale di Taormina.

Wilhelm von Gloeden, fascinoso barone prussiano, vero genio dell’arte fotografica, approdò a Taormina nel 1878, all’età di 22 anni, e vi morì nel 1931. Grazie a lui Taormina divenne, come rileva il giornalista e storico Sergio Di Giacomo, autore di diversi scritti sulla Taormina straniera e anglosassone, “un luogo dell’anima pronto a trasformarsi in un mito per il turismo internazionale” (“Gazzetta del Sud”, 20 settembre 2009). Le sue fotografie scandalose fecero epoca, come rivelano gli studi di Mario Bolognari.

Ma prima di Von Gloeden, giunse un altro illustre artista straniero.Il 2 febbraio 1863, alla stazione di Giardini scese un giovane distinto, rosso di capelli, palesemente straniero.Un asinaio accettò, per tre lire, di condurlo a Taormina. Sull’asino, i bagagli, lui a piedi lungo la strada polverosa verso l’antico borgo. Disse, all’asinaio, di essere prussiano, di volersi fermare a Taormina qualche settimana per eseguire dei dipinti e di chiamarsi Otto Geleng. Nato a Berlino il 22 marzo 1843, di famiglia agiata, Otto Geleng aveva studiato musica e scienza; e specialmente pittura alla scuola berlinese del Biermann. Era stato poi in Svizzera, in Austria e in Italia per studiare le opere dei grandi maestri. Nel 1861 era stato costretto, a Roma, da un grave deperimento, a un lungo riposo. Di nuovo in viaggio nel 1862: tappe a Napoli, Amalfi e Capri. A Taormina, infine, anzitutto per conoscere quel teatro greco che l’aveva tanto incuriosito in un acquarello del suo maestro a Berlino.

Quando vi giunse Geleng, Taormina non era certo sconosciuta in Europa. I colti viaggiatori stranieri ne avevano fatto una tappa d’obbligo nei loro tour siciliani alla ricerca di forti suggestioni; le suggestioni che W.Goethe, in Sicilia nel 1787, mirabilmente cantò. “La decouverte de Taormina il foudra tojurs la lasser a Goethe”, ripeteva Roger Peyrefitte; ma fu Geleng, sessantasei anni dopo, a intuire per primo le immense potenzialità della cittadina ionica quale stazione climatica e turistica.

A Taormina, il viaggiatore dai capelli rossi trovò alloggio nella casa di Giuseppe Floresta. Realizzò in breve, qua e là vagando, decine di dipinti, bozzetti, paesaggi e opere di pregio come la xilografia che ritrae Palazzo Corvaja, del 1875, oggi nella collezione Riccobono. Ben presto si innamorò e sposo la bella vicina Filomena Zuccaro.Verso la fine del 1863, Geleng si recò a Roma. Vi sostò un poco e proseguì per Berlino, ostinatamente deciso di render note le bellezze di Taormina nel cuore d’Europa. Confidava nei suoi quadri, luminosi e colorati di primavera, con sullo sfondo, incredibilmente, l’Etna maestoso ammantato di neve. Essi destarono stupore, ma insieme scetticismo. Geleng allora invitò tutti in Sicilia: “Venite e vedrete”, disse. Ritornarono a Taormina, il prussiano non perse tempo: gli invitati andavano degnamente accolti. Convinse i Floresta, che l’ospitavano ancora, a fare della loro casa un albergo. In men che non si dica, l’albergo fiorì; Geleng suggerì di intitolarlo a Timeo di Tauromenio, e lui stesso dipinse sulla tela una grande insegna. I forestieri, per lo più intellettuali, non si fecero attendere. Dimorarono paghi in un hotel Timeo nuovo di zecca, videro e ammirarono; e ne scrissero dopo, nei paesi loro, con grande entusiasmo. Migliore propaganda non poteva essere fatta. La Taormina del mito era ormai nata. Fu Geleng a invitare von Gloeden a Taormina, dopo averlo conosciuto a Berlino e invitato a curarsi dalla tisi al dolce clima di Sicilia. A Taormina sviluppò l’arte fotografica, che lo rese famoso, arrecando ulteriore fama alla perla dello Jonio. Siamo di fronte allo straordinario Mito internazionale di Taormina….

*Antonino Sarica, giornalista