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Vita e morte al MuSa di Salò

Le “anatomie manifeste” di Guido Airoldi

Sembra una mostra pensata appositamente per il Mu.Sa, il Museo di Salò, quella inaugurata il 21 ottobre 2023, ideata da Guido Airoldi (Bergamo, 1977) e curata da Anna Lisa Ghirardi: “Anatomie manifeste”, in effetti, è ospitata nella sala contenente i corpi “pietrificati” di Giovan Battista Rini (1795-1856), chirurgo originario proprio della cittadina bresciana, che ideò una tecnica particolare per conservare i corpi umani, di cui la medesima sala ospita alcuni esempi. Il dialogo che si instaura con le opere su carta dell’artista di origine bergamasca, ma trapiantato a Verona, non è solo tematico, dal momento che i frammenti artistici in mostra sembrano interloquire con le teste e gli arti pietrificati del geniale medico; tuttavia, se i due autori sono accumunati dal carattere scientifico delle loro opere, quelle di Airoldi riflettono su temi classici, caratteristici della storiografia artistica, come la vanitas – iconografia rappresentativa della caducità della vita – o il memento mori (letteralmente “ricordati che devi morire”), un’esortazione a considerare come caduci i beni terreni al fine di valorizzare maggiormente la cura dell’anima e i valori spirituali anziché quelli materiali.

Oltre a ciò, le opere sono esse stesse il risultato di una stratificazione temporale, in quanto realizzate con carte strappate da manifesti circensi mediante un procedimento che ricorda quello già adottato dall’artista calabrese Mimmo Rotella (1918-2006) con i suoi decollages, consistente nel prelevare affiches pubblicitarie dai muri, lacerati o da lacerare, riportandoli poi su supporti diversi come cartoncini o tavole. Se con  Rotella l’artista si era già confrontato nel 2011 ad Arte Fiera di Bologna, in questo caso il riferimento alla produzione del grande Maestro del Novecento porta ad attribuire alle carte recuperate una nuova vita, seppure sempre legate al topos eterno della caducità dell’esistenza, trasformandole in opere d’arte a tutti gli effetti.

Durante il vernissage l’artista/chirurgo Airoldi, abbigliato come un medico, ha accolto gli ospiti nell’intima e raccolta sala del Museo, spiegando la genesi, spesso lunga e complessa, delle sue opere: carte con teschi, un grande scheletro equino, una cassa toracica umana e anche rami dipinti di arancione – a terra o appoggiati sulle teche – a simulare parte di un apparato vascolare; e poi, ancora, nature morte con ossa e crani, ravvivate dai colori sgargianti, in contrasto evidente con il tema macabro e noir affrontato. In tutte queste opere la dimensione materica appare un elemento sempre interessante poiché le carte, frammentarie e sgualcite, vengono riassemblate a costruire nuove figure, in cui emerge la sovrapposizione e la stratificazione dei lacerti impiegati, poi contrassegnati da qualche macchia di colore, lasciato quasi casualmente a simboleggiare un rapido, ultimo intervento umano sul lavoro stesso. Precarietà e fugacità, senso di abbandono e caducità dell’esistenza sono, infatti, i motivi predominanti dell’esposizione, che vuole riflettere sullo scorrere del tempo e sulla morte mediante i riferimenti “alti” della tradizione artistica in un approccio, però, nuovo e suggestivo, in grado di fare pensare e (perché no?) anche discutere.

Aperta fino al 7 gennaio 2024 la mostra “Anatomie manifeste” si presenta come un evento assolutamente originale e significativo nel panorama culturale contemporaneo sia per la capacità da parte dell’artista di confrontarsi in modo nuovo con una tematica classica per eccellenza, suggerendo nuove prospettive e riflessioni su argomenti di portata universale, sia per la possibilità – unica e irripetibile – di godere della sinergia offerta dallo scambio tra arte e scienza, passato e presente, morte e vita nello scenario unico del Museo di Salò.

Guido Airoldi è nato a Bergamo nel 1977 e si è laureato nel 2002 all’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano. Nel 2011 ha tenuto la personale “Circus Lupiensis”, organizzata dal Comune di Lecce e dall’Università del Salento al Castello di Carlo V, seguita nel 2013 da “Silenzi Manifesti” presso la Fabbrica Borroni di Bollate. Nel 2016 ha presentato la mostra “Focus” presso il Museo zoologico e paleontologico dell’Università Federico II di Napoli e la personale “BesDiario” presso il Castello di Rivara – Museo d’arte contemporanea. Finalista in numerosi Premi Artistici, Guido Airoldi ha anche curato la mostra “I piranha non sentono i sapori”, allestita presso la Palazzina Storica di Peschiera del Garda (VR). Nel 2022 ha presentato al Castello di Rivara – Museo d’arte contemporanea la personale “Lèmene” e ha partecipato in qualità di Professore di Disegno ed Educazione artistica alla trasmissione televisiva “Il Collegio”. 

*Valentina Motta, scrittrice