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Under the sky of the ‘fair’ Islands di Enzo Farinella. Un grande saggio tra monachesimo d’Irlanda e cultura

Perchè tanti studenti inglesi, invece di frequentare le scuole locali, si recano in Irlanda a frotte”? Si chiedeva lo storico inglese, Aldhem all’inizio del 600? A spiegarlo, Enzo Farinella autore del volume Under the Sky of the ‘Fair’ Islands (Sotto il Cielo delle “Belle” Isole – Irish Pilgrims in Britain and Europe (Pellegrini irlandesi in Britannia e in Europa), Amazon, 2020. Il testo, ripercorre il cammino dell’Irlanda nei secoli, guidando splendidamente il lettore in un viaggio storicamente illuminante e appassionante, la cui narrazione scorre come un fiume in piena durante la quale i passaggi storici si rincorrono incalzanti e coinvolgenti.

Dublino, 11 luglio 2020 – “Perchè tanti studenti inglesi, invece di frequentare le scuole locali, vanno in Irlanda a frotte”? Si chiedeva lo storico inglese, Aldhem all’inizio del 600? 

Lo spiega sapientemente Enzo Farinella, autore del volume Under the Sky of the ‘Fair’ Islands (Sotto il Cielo delle “Belle” Isole – Irish Pilgrims in Britain and Europe (Pellegrini irlandesi in Britannia e in Europa), Amazon, 2020,  in una appassionata intervista rilasciata a Paese Italia press.it e Lafrecciaweb.it. ‘’Centri culturali irlandesi attrassero nel VII secolo re, principi e tanti studenti dall’Inghilterra e altre parti d’Europa.

Vi troviamo il re francese, Dogbert II, morto nel 679; Agilbert, che divenne vescovo di Pargi, re inglesi, come Oswald (604 – 642) e Alfred (849 – 899) che volle Sweeny di Clonmacnoise, “Doctor Scotorum peritissimus”, nel 891, per assisterlo, insieme ad altri studiosi irlandesi nella fondazione della famossa Universita’ di Oxford, e tanti altri. 

St. Bede, un altro storico inglese, morto nel 735, scrisse nela sua opera “Historia Ecclesiastica Gentis Anglorum” che le scuole irlandesi davano agli studenti inglesi libri, istruzione e soggiorno gratuito.

Da questi centri irlandesi eccezionali, come S. Colombano a Bobbio, S. Gallo in Svizzera, S. Virgilio in Austria, Marianus Scotus in Germania, S. Columba in Scozia, hanno portato alle nazioni da essi evangelizzate una nuova religione e una nuova cultura.

La loro creatività ci lascia stupiti ancora oggi. Colombano fece di Bobbio un centro famoso per tutta l’Europa. Lo stesso fece Columba ad Iona, una sperduta e lontana isola della Scozia. 

Oggi, l’Irlanda, sull’esempio di quanto operato dai suoi intrepidi monaci del VII secolo, potrebbe divenire un laboratorio per tutta l’Europa e il mondo intero e la comunità celtica al lavoro potrebbe essere un esempio catalizzatore da seguire  per nuove comunità socio-economiche e per laboratori/Smart. 

Purtroppo – osservava William Reeves – “è un vero peccato che una piccola porzione del sapere e dello zelo che permisero ai  monaci medievali di arricchire con il loro lavoro nazioni lontane sul continente, non ispiri oggi i loro discendenti … a seguire i loro passi … e a raccogliere frammenti della loro storia nazionale sparsi tra le varie nazioni del continente per assegnare alla memoria dell’Irlanda un posto che nessun’altra nazione europea puo’ reclamare”.

Tanto e molto altro nell’ultima opera di  Enzo Farinella, Under the Sky of the ‘Fair’ Islands (Sotto il Cielo delle “Belle” Isole – Irish Pilgrims in Britain and Europe (Pellegrini irlandesi in Britannia e in Europa)– il volume, forse il più impegnativo dei saggi fino adesso pubblicati dal nostro corregionale Enzo che da mezzo secolo vive in terra d’Irlanda – potrebbe farci riflettere e darci il coraggio per reimpostare la nostra azione di rinnovamento e ripensamento della nostra Europa.

‘’L’Irlanda – continua a spiegare Farinella – che per secoli aveva goduto di una storia aurea fino all’anno 800, ponendosi come faro di civiltà e valori per tutta l’Europa, improvvisamente piomba nel baratro della distruzione prima a causa di circa 200 anni di razzie e incursioni da parte dei vikinghi e poi da una selvaggia dominazione da parte degli inglesi che ne hanno cercato di annullare cultura, letteratura e stile di vita’’.

 Enzo Farinella, operatore culturale in Irlanda, Direttore di Casa Italia Cultural Centre a Dublino, giornalista corrispondente Ansa,per molti anni docente nell’Università di Dublino, ha rimarcato : “Quando si viene a contatto con le sventure del popolo irlandese, si rimane stupiti dal trattamento che uomini possano riservare ad altri esseri umani.

 Dopo il crollo dell’Impero Romano l’Irlanda ha portato al mondo allora conosciuto cultura e valori; poi, dopo aver insegnato agli inglesi a leggere e scrivere, si è trovata sotto il giogo di sofferenze inaudite, priva di ogni diritto, per oltre 700 anni, Re Enrico II l’ha conquistata spargendo un bagno di sangue –  ha sottolineato Farinella aggiungendo quanto il passaggio di Cromwell nel secolo XVII sia stato per l’Isola d’Irlanda, come un uragano, distruggendo quanto ancora restava di religione e cultura. Due suore, martoriate a morte dai suoi soldati, sono raffigurate in alcuni affreschi del prestigioso luxory Hotel San Domenico Palace di Taormina, ricavato da un convento del 1430, del quale conserva la struttura originaria. Al suo interno si respira ancora l’antica atmosfera monastica, tra chiostri,   immagini di  santi, gli stalli del coro, la sagrestia, le stanze, un tempo silenziose celle di clausura;

Enzo Farinella nel corso del nostro incontro si è pure soffermato sulle  Leggi Penali, soprattutto nei secoli XVII e XVIII, emanate per ridurre l’influenza della Chiesa Cattolica e di altri dissident religiosi e stabilire la supremazia anglicana, proibivano ai cattolici di ricoprire uffici politici e miltari, di assistere a funzioni religiose, multati se non partecipavano a quelle anglicane, senza diritto di educare i propri figli nella loro religione cattolica e seppellire i morti in cimiteri cattolici, tra tante altre severe proibizioni. Inoltre preti e vescovi erano stati esiliati e i beni ecclesiastici incamerati dalla Chiesa anglicana.

Ancora povertà e miseria vissuta dalla popolazione irlandese nel   triennio della Grande Fame, 1846-49. Una drammatica carestia, narra nel saggio lo studioso, causò una epocale flessione demografica che contrasse la popolazione da 10 a sei milioni di abitanti. Le cause scatenanti la carestia sono da ricercarsi nella politica economica britannica   e nelle condizioni dell’agricoltura irlandese. L’emergere di una patologia delle patate raggiunse il paese nell’autunno del 1845 distruggendo un terzo circa del raccolto della stagione e l’intero raccolto del 1846. La patata costituiva al tempo l’alimentazione giornaliera dell’irlandese e l’inasprimento   dell’infezione  annullò i raccolti del tubero facendo sì che la carestia conducesse ad una catastrofica moria di gente, senza che  i governanti inglesi vi ponessero rimedio, rimanendo inerti.

 ‘’Scrivere di tutto questo non è stato facile, soprattutto per un pacifista’’ ha asserito il professor Farinella riguardo le tormente subite dall’Irlanda. Terra lussureggiante e attraente impregnata da altissimi livelli di civiltà e sostenibilità ambientale non poteva che irretire affascinando il sensibile animo di Enzo Farinella, trasferitosi giovanotto per un breve periodo di ricerca universitaria, naturalizzando la propria vita da cinquanta anni e più sulla splendida Isola, divenendone cittadino irlandese.

Il testo ripercorre il cammino dell’Irlanda nei secoli, guidando splendidamente il lettore in un viaggio storicamente illuminante e appassionante, che emerge anche dal prolifico incontro con Farinella la cui narrazione scorre come un fiume in piena durante la quale i passaggi storici si rincorrono incalzanti e coinvolgenti: ‘’Nel I secolo la Scozia è stata la prima conquista culturale e religiosa da parte di un uomo orgoglioso della propria nazionalità, costretto a lasciare la sua patria per ritirarsi in un luogo selvaggio, “alla fine del mondo”. Quest’uomo si chiamava Columba o Colm Cille. Un isolotto selvaggio delle Ebridi, davanti alla penisola di Mull, sulla Costa occidentale della Scozia, che conosciamo come l’Isola di Iona, divenne il posto di una sua rivoluzionaria attività. Studioso, poeta, principe, monaco, diplomatico e soprattutto un Santo, egli ha lavorato per la pace e la giustizia in tutti i settori della vita. Fu anche il Santo che per primo parlò del mostro di Loch Ness, 1,500 anni fà.

La sua comunità divenne un vero laboratorio dove coltivare la terra, accudire il bestiame e scrivere libri che ancora stupiscono il mondo. Basta ricordare il Libro di Kells, un capolavoro di calligrafia, in visione all’Università Trinity di Dublino.                                                                             

Iona, “Centro di Pace Internazionale Comunitario”, fondato da Lord G. Macleod of Fuinary nel 1938, possiede tutt’oggi qualcosa di magico. Adomnàn, biografo di S. Columba, 200 anni dopo la sua morte, riflettendo sul passar del tempo, osservò: “Se dovessi morire ad Iona, sarebbe una bella dipartita. Non conosco lugo più bello sotto il cielo”. E Mendelson Bartholdy mentre componeva l’overture della “Grotta di Fingal’’ scrisse: “Quando in un futuro fortunato, mi troverò in mezzo a una folla festante, con musica e danze attorno a me e il desiderio di ritirarmi nel luogo più solitario, penserò ad Iona”.

Lo storico e accademico Liam Chambers dichiarò: “Il nome di Colm Cille rimarrà sempre tra noi come il benefattore disiteressato della Scozia. Egli venne non per distruggere ma per salvare, non per conquistare ma per civilizzare”.

Il volume di Enzo Farinella, Under the Sky of the ‘Fair’ si è avvalso della prestigiosa introduzione del Professor Thomas O’Loughlin (foto) dell’Università di Nottingham:  “L’apertura meravigliosa del senso di appartenenza di questi primi pellegrini irlandesi, orgogliosi di poter dire ‘Europa patria nostra’, è quanto si evince dalle pagine del libro. Se si coglie questo senso e, più importante ancora, se lo si condivide leggendolo, si potrà divenire parte di quei tempi remoti”.

*Mimma Cucinotta, direttore responsabile Paese Italia Press