VerbumPress

Un ricordo di Alberta Levi Temin

“La memoria, incarnata nella voce della mia veneranda amica, ha fregato la morte”

Il giorno della memoria mi fa pensare ad una delle donne più straordinarie che ho avuto la fortuna di conoscere. Il nostro è stato un rapporto d’amicizia speciale: ci conoscemmo a scuola. Io avevo 13 anni, lei 88: era venuta a parlare dell’Olocausto. Perché Alberta Levi Temin riuscì a scamparsela, ricordava ancora le voci insopportabili dei nazisti. Lei ci raccontò tutto e mi lasciò a bocca aperta. Cercai di descrivere le mie emozioni con una poesia, gliela consegnai al momento. “Dammi la mano con cui scrivi”, mi disse. Poi aggiunse “che bello! sei mancino!”. Mi ringraziò stringendo fortissimo la mia mano, ma fortissimo per davvero! Quella mia poesia si intitolava Per non dimenticare, inclusa in entrambe le mie raccolte, Il coraggio di essere libero del 2007 e Il ventre di Scampia del 2016:

La combustione di corpi dispersi nell’aria,

la mano materna strappata da quella del figlio,

un uomo feroce che con forza separa quelle vite.

E noi

possiamo poggiare la nuca sul cuscino, 

possiamo pensare a domani,

per noi il futuro è l’amico devoto.

E il passato? E quel che è accaduto?
Stiamo scavando la fossa per seppellirlo!

Non dobbiamo restare inermi

perché quel che è stato non accada mai più.

Il giorno dopo mi scrisse una lettera (che conservo ancora), mi ringraziò ancora e aggiunse “mi fai ben sperare per il futuro delle nuove generazioni”: la sua grafia era (e resta) spettacolare. Passavano gli anni e si rivelava più tecnologica del previsto: la nostra corrispondenza proseguì telematicamente. Aveva un suo indirizzo email e nei suoi messaggi non c’erano quei refusi sintomatici di una donna che aveva ormai superato i novant’anni. Voleva rivedermi. Ci saremmo detti tante cose e le avrei chiesto anche di Giorgio Bassani, scrittore italiano tra i più incantevoli del Novecento, che lei ebbe la fortuna di conoscere perché con lui condivise l’esperienza della scuola ebraica di via Vignatagliata a Ferrara; Alberta se n’è andata per sempre il 31 agosto 2016. Mi manca, sì. Ma la memoria, incarnata nella voce della mia veneranda amica, ha fregato la morte. E l’ha fregata per sempre.

*Emanuele Cerullo, scrittore