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Un museo speciale, il Parco di “Arte Sella”

Incastonato nell’omonima valle, in prossimità di Borgo Valsugana, il sito sintetizza l’incontro tra natura e arte contemporanea

Quello di “Arte Sella” non è un Parco qualsiasi. Incastonato nell’omonima valle, in prossimità di Borgo Valsugana, il sito sintetizza l’incontro tra natura e arte contemporanea, ma è anche il luogo in cui si attua un dialogo tra queste due componenti, così ben intimamente collegate e fuse all’interno della zona. Questa si suddivide in due aree di visita: quella di Villa Strobele, più ridotta e contenuta nei margini della recinzione della struttura, e quella di Malga Costa, che – al contrario – si espande su un vasto territorio, percorribile tramite sentieri.

“Laboratorio creativo unico in Italia e nel mondo”, come viene descritto nella guida alle opere, il 29 ottobre 2018 il Parco è stato fortemente danneggiato dalla forza di quella natura, con cui fino a quel momento aveva convissuto in armonia; in questa data una terribile tempesta si è abbattuta su entrambe le aree, provocando gravi danni o addirittura distruggendo molte installazioni. A ciò si sono aggiunte le conseguenze nefaste prodotte dall’epidemia del bostrico tipografo, un piccolo insetto che, insinuandosi sotto la corteccia degli abeti rossi, ne provoca poco a poco la morte.

Ma tutte queste calamità non hanno impedito ad “Arte Sella” di proseguire il suo cammino sulla strada della sperimentazione e della valorizzazione dell’ingegno umano: nuove opere sono state create tra il 2019 e il 2022 da artisti di fama internazionale, opere che si vanno ad aggiungere a quelle “superstiti” realizzate a partire dagli anni 2000. 

Tra i primi interventi, storici, avvenuti nell’area di Malga Costa, la “Cattedrale Vegetale” (2001) di Giuliano Mauri è certamente il l’opera più nota con le sue tre “navate” formate da 80 colonne di rami intrecciati, alte 12 m., che compongono una sorta di Chiesa gotica naturale, inserita nell’ambiente. Ma, come ha spiegato lo stesso autore, più che di un lavoro a carattere prettamente artistico e con finalità estetiche, si tratta di un “artificio” attuato per “custodire e guidare la crescita” degli alberi con cui è stata fatta la struttura: un vero e proprio intervento culturale, dunque, che trasforma la Cattedrale in un simbolo di rinascita e prosperità. 

Più magica e intima, invece, la figura della “Donna invisibile” (2018) del francese Cedric Le Borgne, la cui presenza si cela tra gli alberi del bosco, immobile e silenziosa, apparizione silvana realizzata in rete metallica trasparente, materiale che la rende quasi invisibile agli occhi di uno spettatore un po’ distratto.

Nello stesso anno, il 2018, Gianandrea Gazzola è intervenuto nell’area di Malga Costa con il suo “Infinitum”, esile pilastro che si configura come “una linea di luce”, a detta dello stesso artista, in quanto lo specchio riflettente con cui è stata creata l’opera, essendo rivolto verso il cielo, ne mostra le caratteristiche atmosferiche; in tale opera appaiono le nuvole silenziose, che mutano a seconda delle condizioni climatiche e determinano, in questo modo, la scultura anche dal punto di vista cromatico e luministico. Dal forte impatto architettonico, “Infinitum” rivela le origini dell’artista, figlio dell’architetto veronese Piero Gazzola, ma evoca anche riferimenti letterari e mitici in quanto allusione a Perseo che sostiene le forze del vento e della natura, mito cui Gazzola giunge tramite Italo Calvino e le sue “Lezioni americane”.

Moltissimi i lavori che meriterebbero di essere quantomeno citati, tra cui le numerose “Sedute d’autore” presenti a Villa Strobele, che possono assumere, di volta in volta, la forma di panchine o di appoggi primordiali, naturali come i materiali con cui sono state create. E ancora, “Fontanella Sottsass” (2019) di Ettore Sottsass, una sorta di ritorno alle origini, agli abbeveratoi per animali tanti frequenti un tempo nelle valli limitrofe; “Sfera” (2008) di François Lelong, una scultura dalla perfetta forma circolare in pietre calcaree bianche e rosa rinvenute in loco; “Il quadrato” (2014) di Rainer Gross, una trincea determinata da due blocchi triangolari neri che, se uniti, formano un quadrato, “Ponte II” (2009), struttura in carta di giornale riciclato di Steven Siegel e molte altre.

Cantiere a cielo aperto, il Parco poi è in continua evoluzione e soggetto a sempre nuovi interventi, che lo rendono ancora più affascinante e innovativo, visitabile nell’avvicendarsi delle stagioni e nello svolgersi del tempo.

*Valentina Motta, scrittrice