Un mondo sensoriale di recupero dell’immaginario. ‘Senza titolo’: a Messina la personale di Ignazio Pandolfo
In autentico dialogo con lo spazio espositivo Macos di via Cardines,16, la mostra curata e introdotta dalla gallerista Mamy Costa
A cura della gallerista Mamy Costa, una performante esibizione cromatica apparentemente fuggente al significato primordiale delle opere che, in assenza di titolo, restituisce autonomia interpretativa superando lo sguardo per entrare nel vivo di un messaggio subliminale. Rimasta in esposizione a Spazio Macos fino al 12 dicembre, la mostra in assenza di titolo di Ignazio Pandolfo, richiama alla mente il celebre acquerello senza titolo, del pittore russo Vasilij Vasil’evič Kandinskij. Il primo acquerello dell’Arte astratta dei primi del ‘900 e per di più senza titolo, una vera e propria rivoluzione del mondo dell’arte che stabilisce una lacerazione con la pittura figurativa, cui si contrappone per profumi sensoriali propri, mettendosi in ascolto e liberalizzando il pensiero dell’osservatore
Messina, dicembre 2022 – Arte e sensazioni, inscindibile combinazione in una indagine di relazione tra linee interpretative e fenomeni da scoprire e riscoprire. Accostamenti di macchie di colore sovrapposte apparentemente fuggenti al significato primordiale dell’opera restituiscono invece riflessioni soggettivistiche superando lo sguardo per entrare nel vivo delle emozioni. Il filo sottilissimo conduttore e stringente di” Senza titolo”, la nuova rassegna pittorica di Ignazio Pandolfo che, partendo dall’analisi del titolo senza titolo, introduce il visitatore all’interno di un mondo sensoriale di recupero dell’immaginario.
In autentico dialogo con lo spazio espositivo Macos di via Cardines,16, la mostra curata e introdotta dalla gallerista Mamy Costa, afferma un’impronta stilistica vivacemente espressiva per colori e suggestioni visive in linea con l’arte informale, rievocativa dei maggiori artisti della corrente artistico-pittorica della fine degli anni ’40, come Franz Kline, Alberto Burri …
L’ascolto ‘’delle voci interne della fantasia e dell’emozionalità protese al desiderio di una espressione libera come fonte creativa che dia consistenza all’ispirazione, è il principio orientativo dell’agire pittorico in un gioco mutevole complesso e variopinto di Ignazio Pandolfo ”. Così la curatrice Mamy Costa, durante il vernissage del 3 dicembre a Spazio Macos, nel delineare la costante osservazione di stati emotivi in evoluzione nella silenziosità delle intime meditazioni dell’autore, dalle policrome sensibilità artistiche. Artista e narratore ‘’Pratico la pittura praticamente da sempre mentre l’interesse per la scrittura è più recente’’ dice di sè Ignazio Pandolfo, di professione medico radiologo già Ordinario in Diagnostica per Immagini nell’Università di Messina.
Ponendosi nella contemporaneità dello scenario culturale da attento osservatore della realtà, Pandolfo offre una motivazione concettuale alle opere in assenza di titolo. Una riflessione fondata dalla inidoneità delle denominazioni originata non di rado, da visioni interpretative personalissime dell’autore della cui essenzialità spesso anche sé stesso ne è inconsapevole.
Un’analisi che, ci riporta alla mente un acquerello senza titolo, del pittore russo Vasilij Vasil’evič Kandinskij, definito il maggiore rappresentante dell’astrattismo, movimento artistico sorto in Germania nel primo decennio del Novecento. Il primo acquerello dell’Arte astratta e per di più senza titolo, una vera e propria rivoluzione del mondo dell’arte che stabilisce una lacerazione con la pittura figurativa, cui si contrappone per profumi sensoriali propri, mettendosi in ascolto e liberalizzando il pensiero dell’osservatore.
Alla connotazione espressiva del pensiero, si riallaccia Ignazio Pandolfo nella performante esibizione cromatica, fulcro dell’allestimento di tredici opere ‘Senza titolo’ punto di forza dell’autore nell’affermare l’autonomia interpretativa, quale simbolica strategia di veicolo dell’immagine che diviene immaginario. Animando inconscio e passioni dello spettatore scevro da condizionamenti imposti da definizioni ‘fuorvianti’.
Pandolfo traccia infine la propria riflessione richiamando un episodio che secondo alcune fonti, sembrerebbe accaduto intorno alla celebre opera Pasiphaë, realizzata nel 1943 da uno dei più significativi esponenti dell’Action Painting o espressionismo astratto, Il pittore statunitense Jackson Pollock. Il quale avrebbe chiesto allo storico dell’arte James Johnson ‘.. ma chi è questa Pasiphaë ? su invito di quest’ultimo nel sostituire il titolo al proprio dipinto che invece intendeva dedicare alla Balena Bianca di Melville. “In realtà non sappiamo se la reazione dell’artista si avvenuta esattamente in questi termini – sostiene Ignazio Pandolfo – ma ciò non toglie che oggi il quadro, custodito nel Metropolitan Museum of Art a New York , sia universalmente noto con un titolo completamente diverso da quello inizialmente concepito dall’autore. A margine di ciò, vi è è comunque da dire come nell’immersione contemplativa dell’opera sia ardua la percezione non solo della presenza della mitologica madre del Minotauro (Pasiphaë appunto) ma anche della Balena Bianca”.
Andando oltre la realisticità della vicenda, Pandolfo ritiene quanto sia ‘’ arbitrario e talvolta mistificante, l’attribuzione di un titolo ad una pittura astratta o informale, per autonoma decisione dell’artista, o per l’intervento di altro soggetto”.
Diversamente può ritenersi per lo stilismo figurativo antico, moderno sorto dalle ceneri del gruppo Novecento di Margherita Sarfatti ma pure del figurativismo contemporaneo complessivamente influenzati dalle temperie socio-culturali-filosofico-letterarie, per i quali la dimensione di trasposizione simbolica realizza sostanzialmente nel titolo, una forma di riconoscimento dell’opera.
La nuova produzione artistica di Ignazio Pandolfo, assicurando il recupero del linguaggio dell’animo partendo dalla esplosiva cromaticità dei dipinti in assenza di titolo, giunge dunque a messaggi subliminali.
*Mimma Cucinotta, direttore responsabile Paese Italia Press