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Sulla prevenzione delle calamità

L’attualità del pensiero del senatore Ciraolo alla luce dell’alluvione in Romagna

L’Italia è un paese particolarmente esposto alle calamità naturali di cui l’alluvione in Romagna è solo l’ultima delle catastrofi ad aver afflitto il territorio. Se la stima dell’entità dell’evento non sempre è prevedibile, ci si chiede quale possa essere uno strumento efficace per affrontare i disastri naturali. Giovanni Ciraolo, senatore, presidente della Croce rossa italiana e fondatore dell’Unione internazionale di soccorso, organizzazione per l’aiuto alle popolazioni colpite da calamità, sosteneva negli anni ’30 che solo la promozione di un’attività di studio e monitoraggio che non si limitasse allo spazio dell’emergenza poteva permettere di avere un margine d’azione. Il progetto dell’Uis era nato a seguito del terremoto del 28 dicembre 1908 che interessò vari centri tra la Calabria e la Sicilia provocando enormi danni in particolare alla città di Messina, la quale venne quasi completamente distrutta. Ciraolo recatosi sul luogo a pochi giorni dalla catastrofe riscontrò evidenti lacune negli interventi di soccorso. Giuseppe Mercalli, sismologo ed ideatore della scala omonima per misurare l’entità dei terremoti, fu inviato sul territorio dal senatore Faina perché procedesse a una stima della catastrofe. Nella sua relazione sostenne che indipendentemente dalla natura del suolo il numero delle vittime era stato causato dalla costruzione delle case senza «l’applicazione di nessuna delle più elementari regole di edilizia antisismica1».

Alla luce di queste osservazioni quando l’Uis venne creata nel 1932 Ciraolo pose attenzione a istituire 12 commissioni presso gli stati membri deputate allo studio delle calamità. La prima per nascita e ampiezza delle ricerche fu quella italiana, fondata presso l’Accademia dei Lincei di Roma e presieduta dallo stesso Ciraolo. 

Il senatore riteneva che attraverso un’analisi degli eventi che colpiscono nel tempo uno stesso territorio fosse possibile «preordinare una organizzazione permanente per lo studio di ogni tipo di calamità, per la ricerca dei suoi ritmi, per la preparazione degli strumenti e delle opere di soccorso2».

Auspicando una collaborazione multidisciplinare tra il sismologo, il meteorologo, lo statista, il geografo e l’igienista, Ciraolo programmava un’attività di ricerca sostenuta a livello istituzionale capace di affrontare e dove possibile prevenire i disastri naturali. A novant’anni di distanza queste considerazioni appaiono ancora incredibilmente attuali. L’alluvione che ha colpito la Romagna probabilmente non era prevedibile nella sua entità, ma la mancanza di consapevolezza, soprattutto politica, nei confronti delle cause che sono alla base delle catastrofi, siano esse dovute al cambiamento climatico, alle condizioni ambientali o allo sfruttamento del territorio, non permetterà mai di affrontare efficacemente la questione delle calamità. Alla luce dei recenti eventi quello che risulta più evidente è proprio l’assenza di un dibattito e di una presa di coscienza del problema che non rimanga relegata all’ambito scientifico ma divenga permanente nell’agenda politica e istituzionale. Questa necessità di coordinare l’attività politica e la ricerca scientifica era proprio ciò che Ciraolo si proponeva nell’istituire le commissioni.

Lo Stato non può intervenire solo di fronte all’emergenza ma deve stabilire una pianificazione in cui nell’agire oggi ci si prepari già al domani.


1. G. Mercalli, Contributo allo studio del terremoto calabro-messinese del 28 dicembre 1908, Atti del Regio Istituto di Incoraggiamento di Napoli, Napoli 1909.

2. G. Ciraolo, L’Unione internazionale di soccorso, Roma 1931.

*Clelia Di Piro, studentessa