Storie Messinesi: Filippo Juvarra,dalle rive dello Stretto al Mondo
Si tiene in questi giorni a Torino, nella Biblioteca nazionale universitaria, un’importante mostra, dal titolo “Filippo Juvarra regista di corti e capitali dalla Sicilia al Piemonte, all’Europa”. L’occasione è propizia per ricordarlo qui ora, il celebrato nostro architetto, a cui è dedicata la mostra aperta fino al 31 maggio. Considerando in specie le opere da lui realizzate a Messina prima di trasferirsi definitivamente ben oltre lo Stretto, dapprima in Piemonte e poi a Madrid, dove lasciò illuminanti impronte della sua arte sublime.
Vogliamo intanto segnalare un numero speciale di “Quaderni”, apprezzato periodico dell’Associazione culturale “Antonello da Messina”. Apparso nel 2013, curato dal presidente del sodalizio Gioacchino Toldonato, riguarda proprio “Filippo Juvarra, architetto, scenografo, disegnatore”. Vi figurano scritti notevoli, di Giulio Ernesto Calapaj, Silvio Lenzo, Massimo Manfredi, Giovanni Molonia (autore anche della voce nel Dizionario Biografico-Treccani), Nino Principato, Vanni Ronsisvalle, Salvatore Pugliatti (sulla mostra del 1966), Francesco Basile, Mercedes Viale Ferrero, Norberto Bobbio, Nino Carboneri, Sergio Di Giacomo. In particolare nel saggio di quest’ultimo – “Filippo Juvarra a Messina, accenni di un legame da riscoprire” – abbiamo colto utili notizie.
Ma sicuramente merita d’essere anche citato lo splendido catalogo della mostra torinese del 1995 – “Filippo Juvarra architetto delle Capitali: da Torino a Madrid (1714-1736)” – nel quale si ritrovano, di Juvarra, puntualmente analizzate, soprattutto le opere messinesi fondamentali, ossia quelle relative ai festeggiamenti in omaggio a Filippo V nel 1701, alla chiesa di San Gregorio, al Palazzo Reale. Concepite da Juvarra sono i fastosi apparati celebrativi, a Messina, per l’incoronazione di Filippo V di Borbone, re di Spagna, e sue soprattutto sono le otto splendide incisioni in rame che riproducono quegli apparati, e illustrano appunto, il volume Amore ed Ossequio di Messina in solennizzare l’acclamazione di Filippo Quinto di Borbone.di Nicolò Maria Sclavo (1701), ristampato nel 2018 a cura di C.Micalizzi e G. Molonia. In tutta la città, annota Principato, “archi trionfali, macchine sceniche, baldacchini, obelischi, sculture in legno, dipinti… e qua e là ritratti e statue di Filippo V, con iscrizioni e ceri a centinaia…”.
Poco dopo i festeggiamenti in onore del nuovo re di Spagna, Juvarra ricevette nella città sua il primo incarico come architetto: la ristrutturazione della chiesa di San Gregorio sulla Caperrina. Un incarico d’importanza notevole, che significava il riconoscimento pubblico delle qualità del giovane e pressoché sconosciuto architetto. L’intervento “era destinato a rendere barocco l’interno del tempio, ed a configurare uno spazio fastoso per le celebrazioni liturgiche”. A tale fine, Juvarra, “tenendo conto dei marmi policromi preesistenti, enfatizzò ciascuno degli elementi compositivi e valorizzò le superfici murarie attraverso la disposizione architettonica e l’uso retorico ed efficace dell’ornamento…” (Vedi “Gli anni dell’apprendistato”, nel catalogo sopra citato, Filippo Juvarra architetto delle capitali). Nel 1713, divenne re di Sicilia Vittorio Amedeo II di Savoia. Il nuovo sovrano mise subito gli occhi su Filippo Juvarra, e nel 1714 gli affidò la “modifica e l’ampliamento del Palazzo Reale di Messina”. L’architetto, ormai ben noto, badò anzitutto ad operare secondo il “rigore richiesto dalla funzionalità e dalla grandezza propria di un palazzo regale”. Egli affrontò quindi – commenta Franco Chillemi nel suo saggio “Filippo Juvarra, architetto e urbanista a Messina” – “l’arduo problema di adattare a nuove esigenze un palazzo medievale già modernizzato dal Calamech… e propose una soluzione inedita e audace, valorizzando il prospetto meridionale e facendolo precedere da un vasto giardino lungo il mare…”. L’architetto peloritano seguì quindi Vittorio Amedeo II a Torino, e s’aprirono per lui orizzonti nuovi. Membro insigne della celeberrima famiglia di maestri argentieri attivi a Messina nei secoli XVII e XVIII, Filippo Juvarra (1678-1736) frequentò, fin da adolescente, la bottega del proprio padre, Pietro. Lì maturò il suo grande amore per l’arte, alimentato dalle giovanili letture di Vignola, di Vitruvio, e dal fervido ambiente culturale della sua Messina.
*Antonino Sarica, giornalista