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“Storie di guappi e femminielli” (Guida Editori, 2020), il nuovo libro di Monica Florio

“Storie di guappi e femminielli” (Guida Editori, 2020) è il nuovo libro di Monica Florio, autrice di romanzi e saggi, nonché di volumi per ragazzi. La scrittrice e giornalista napoletana ha esordito nel 2004 con il saggio “Il guappo nella storia, nell’arte, nel costume” (Kairòs Edizioni). Sulla scia di questo primo lavoro monografico ha pubblicato, nel marzo 2020, l’attuale saggio ampliando il discorso sul guappo, questa volta con un approccio più critico che divulgativo e accogliendo contributi antropologici, psicologici e sociologici. La figura del femminiello, invece, ha rappresentato per la scrittrice un soggetto inedito che ha richiesto un attento lavoro di ricerca. La Florio analizza questi due personaggi mettendoli in rapporto alla realtà del “vicolo”, microcosmo indipendente e autogestito, e volgendo lo sguardo sia al passato che al presente. Infatti, se i femminielli sono presenti tutt’ora con i loro riti, come lo spusarizio masculino, pur essendosi spostati altrove in seguito alla trasformazione di quel vicolo che li accoglieva, il guappo si è del tutto estinto, finendo per essere assorbito dalla camorra. 

Guappi e femminielli sono entrambi di estrazione popolare e posseggono caratteri e aspetti tipici della “napoletanità”. A differenza del guappo, del tutto privo di senso di umorismo, il femminiello, possiede l’ironia dei napoletani e, nell’accettazione della vita, con le sue amarezze, incarna l’atteggiamento tipico di questo popolo, fatalista e sorridente, avvezzo ad “arrangiarsi” e ad adattarsi a una realtà difficile. 

Mentre il guappo simboleggia il coraggio ma anche la violenza, il femminiello, che vive la propria condizione di donna in un corpo maschile senza reprimerla, incarna l’empatia e il calore umano di questa città dalle tante sfaccettature. 

Guappi e femminielli sono ben integrati nel vicolo e hanno contribuito alla sua economia. Il guappo è colui che si ritaglia l’ultima parola nei conflitti riguardanti l’onore e i rapporti fra i sessi. Il rapporto di reciprocità tra il femminiello e il vicolo deriva, invece, dall’atteggiamento collaborativo. Il femminiello non è mai stato percepito come una minaccia dal suo ambiente perché non ha mai messo in discussione la società di stampo patriarcale e maschilista.  Nel sottolineare la funzione sociale e antropologica dei due personaggi, la Florio punta alla ricostruzione di una realtà che ha ispirato tanta letteratura, musica e teatro. Numerose sono le fonti citate nel testo, i riferimenti cinematografici, teatrali e iconografici. Con questo saggio Monica Florio contribuisce a salvare il patrimonio culturale e identitario del popolo napoletano. Il suo stile è chiaro e scorrevole, fluido è il suo linguaggio, privo di concetti ridondanti e verbosi che finiscono per annoiare il lettore e per restringere il campo di lettura ai soli “addetti ai lavori”. “Storie di guappi e femminielli” merita, dunque, di essere letto e consigliato agli amici. 

*Marilisa Palazzone, docente