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Sophie Scholl, sei volantini sfidano il Führer. Decapitata a 21 anni con il gruppo della ’Weiße Rose’

L’Europa la ricorda il 9 maggio 2021 a cento anni dalla nascita

L’Unione europea dedicherà a Sophie Scholl un edificio del Parlamento europeo a Bruxelles, rendendo omaggio al sacrificio della giovane studentessa tedesca, giustiziata il 22 febbraio 1943 con il fratello Hans e Christoph Probst. Falcidiati qualche mese dopo anche Alexander Schmorell, Willi Graf e il loro professore di filosofia, Kurt Huber, tutti appartenenti al movimento di resistenza pacifica al Nazionalsocialismo la ‘’Weiße Rose’’(Rosa Bianca). Denunciarono gli orridi crimini consumati contro gli ebrei, la morte di trecentomila ebrei polacchi assassinati nel più bestiale dei modi dopo l’occupazione del Paese. Una incitazione a riflettere su un problema che riguardava profondamente tutti. una questione che richiamava i tedeschi alla corresponsabilità. Un affondo sull’inerte atteggiamento della popolazione responsabile e colpevole essa stessa di aver dato a ‘’questi uomini oscuri la possibilità di agire così…’’

’Come possiamo aspettarci che la giustizia prevalga quando non c’è quasi nessuno disposto a dare sè stesso individualmente per una giusta causa? È una giornata di sole così bella, e devo andare, ma che importa la mia morte, se attraverso di noi migliaia di persone sono risvegliate e suscitate all’azione’’ queste le ultime parole sussurrate al limite dello stremo da Sophie Scholl prima che la gelida macchina del terrore tranciasse la sua vita, ad appena 21 anni. Nel cortile del carcere Stadelheim a Monaco, il 22 febbraio 1943, giunta al cospetto del boia Johann Reichhart, con una gamba fratturata i segni delle torture subite durante i giorni di prigionia, Sophie Scholl fu giustiziata con la ghigliottina, per alto tradimento contro il Terzo Reich e il Führer. Lo stesso giorno vennero decapitati insieme alla ragazza il fratello Hans, poco più grande e l’amico Christoph Probst. Due mesi dopo, morirono anche Alexander Schmorell, Willi Graf e il loro professore di filosofia, Kurt Huber. Un sommario processo e una sentenza emessa dal Tribunale del popolo di Monaco di Baviera, presieduto dal giudice-boia di Hitler, Roland Freiser, misero spietatamente fine all’anelito di libertà di quel gruppo di giovani studenti universitari antimilitaristi,  cristiani nella diversità delle confessioni religiose, protestanti, evangelici e cattolici , animati da umanità e giustizia, appartenenti al movimento di resistenza pacifica al Nazionalsocialismo  la ‘’Weiße Rose’’ (Rosa Bianca), che avevano osato sfidare il regime nazista.  ‘’Non c’è nulla di più indegno per un popolo civile che lasciarsi “governare”, senza alcuna opposizione, da una cricca di irresponsabili dominati dai propri istinti. Non è forse vero che ogni onesto tedesco oggi si vergogna del suo governo? … Se il popolo tedesco è già così corrotto e deteriorato nella sua più intima essenza, da rinunciare, senza alzare neppure una mano ……al bene supremo che un uomo possiede e che lo eleva al di sopra di ogni creatura, ovvero alla libera volontà; se rinuncia alla libertà dell’uomo di intervenire sul corso della storia e sottoporlo alle proprie decisioni razionali; se i tedeschi, così privi di ogni individualità, sono ormai diventati una massa tanto insulsa e vile, allora davvero meritano la rovina’ … Se ognuno aspetta che sia l’altro ad iniziare, i messaggeri dellaNemesi vendicatrice si avvicineranno sempre di più, senza limiti, e allora anche l’ultima vittima sarà stata gettata senza senso nelle fauci del demone insaziabile’’. Declamava così in alcune sue parti il testo del primo, di sei volantini clandestinamente sparsi e replicati in centinaia tra Austria e Germania nel 1942 e nelle prime settimane del 1943 che facendo appello a grandi ideali di democrazia e Libertà raccontavano l’infamia orrida dei crimini più orribili consumati in quegli anni contro gli ebrei. Veniva sottolineata una visione chiarissima dell’impossibilità di intendersi con il nazionalsocialismo sul piano spirituale, perché esso non è spirituale. Una realtà che, agli occhi di Sophie, del fratello Hans e dell’intero gruppo di giovani, offriva un’immagine completamente diversa. Già al suo primo apparire, la politica Hitleriana era indirizzata all’inganno del prossimo. Un movimento al suo sorgere già profondamente corrotto che intendeva salvarsi solo attraverso continue menzogne. ‘’E’ incredibile come si debba ingannare un popolo per poterlo governare’’. Nel secondo volantino la ‘’Weiße Rose’’ rimarcava quanto scrivesse lo stesso Adolf Hitler in una delle prime edizioni del suo libro ‘Mein Kampf’ (La mia battaglia) una sorta di autobiografia pubblicata nel 1925, di esposizione del pensiero politico-programmatico del Partito nazionalsocialista, commentato da Sophie Scholl:. il “suo” libro (un libro che è stato scritto nel peggiore tedesco che io abbia mai letto; e, ciò nonostante è stato elevato al rango della Bibbia dal popolo dei poeti e dei pensatori). Pur non pronunciandosi in difesa della questione ebraica, per loro stessa asserzione, Sophie Scholl e il gruppo della ‘Rosa Bianca’ denunciarono la morte di trecentomila ebrei polacchi assassinati nel più bestiale dei modi dopo l’occupazione del Paese. Una incitazione a riflettere su un problema che riguardava profondamente tutti i cittadini cristiani e non, una questione che richiamava i tedeschi alla corresponsabilità

Un affondo sull’inerte atteggiamento della popolazione responsabile e colpevole essa stessa di aver dato a ‘’questi uomini oscuri la possibilità di agire così; essi sopportano questo “governo” che ha assunto su di sé una colpa infinita, certo, ma, soprattutto, essi stessi sono responsabili del fatto che tale governo ha potuto avere origine!… Con infinito coraggio i giovanissimi attivisti tentarono di penetrare l’animo della gente e incitarla ad affrontare il dramma perché mai nessuno mai avrebbe potuto dirsi estraneo. ‘’Ciascuno è colpevole, colpevole, colpevole! ‘’ Perché il popolo tedesco è così inerte dinanzi a questi crimini, tanto orrendi e disumani? Quasi nessuno ci riflette. Qui noi vediamo il più orrendo delitto contro la dignità umana, un delitto che non ha confronti in tutta la storia dell’umanità. Anche gli ebrei sono uomini, qualunque sia la posizione che si vuole assumere sulla questione ebraica; e tutto questo è stato perpetrato contro degli uomini. Forse qualcuno dice che gli ebrei hanno meritato questo destino; questa affermazione sarebbe una mostruosa presunzione; ma, ammesso che qualcuno lo affermi, quale posizione assumerebbe in relazione al fatto che l’intera gioventù aristocratica polacca è stata sterminata (voglia Dio che ciò non sia ancora compiuto!)? In che modo, sono stati deportati in Germania, nei campi di concentramento per i lavori forzati, tutti i giovani tra i quindici e i venti anni, discendenti maschi di nobili casate; e in Norvegia, nei bordelli delle SS, tutte le ragazze della stessa età …È questo il segno che i tedeschi sono abbrutiti nei loro più intimi sentimenti umani? ….. Sembra così e così certamente è se i tedeschi non usciranno finalmente da questo torpore, se non protesteranno, dovunque e ogni volta che potranno, contro questa cricca di criminali, se non parteciperanno al dolore di queste centinaia di migliaia di vittime. E dovranno provare non solo compassione per questo dolore, no, ma molto di più: corresponsabilità. Ma egli non potrà dirsi estraneo: ciascuno è colpevole, colpevole, colpevole! Dal sesto volantino del movimento della resistenza in Germania campeggia un Appello a tutti i tedeschi! sul volgere della fine sicura della guerra. Ad Est le armate retrocedevano senza sosta, ad Ovest era attesa l’invasione, mentre come nel 1918, il governo tedesco tentava di deviare tutta l’attenzione sul crescente pericolo rappresentato dai sottomarini. ‘’Con certezza matematica Hitler conduce il popolo tedesco alla rovina. Hitler non può vincere la guerra, può solo prolungarla!‘’ I sei Volantini del movimento della resistenza in Germania, decretarono la morte del minuto gruppo che aveva dato vita alla Rosa Bianca di resistenza pacifista al regime nazista, cui appartenevano oltre ai fratelli Sophie e Hans Scholl anche Alexander Schmorell, Willi Graf, tutti studenti dell’Università di Monaco e il loro professore di filosofia Kurt Huber, contro i quali si abbattè la violenza omicida della Germania nazionalsocialista. Un gruppo di giovani fortemente integro e coerente fino all’ultimo alito di vita orrendamente falcidiata dalla morte nel segno eroico del coraggio e dell’azione verso crimini che non hanno confronti in tutta la storia dell’umanità. Precorritori del tempo e forti nelle idee, immaginarono l’Europa del futuro, federalista, solidale, inclusiva, integrata, fondata su una economia sostenibile capace di affrancare la classe dei lavoratori.  ‘’Ogni potere centralizzato, come quello che lo Stato prussiano ha cercato di esercitare in Germania ed in Europa, deve essere soffocato sul nascere. La Germania del futuro può essere soltanto federalista. Oggi, solo un sano ordinamento federalista può dare ancora nuova vita all’Europa indebolita. Con un ragionevole socialismo, la classe dei lavoratori deve essere liberata dalla sua condizione di profonda schiavitù. L’illusione di una economia autarchica deve scomparire dall’Europa. Ogni popolo, ogni individuo ha diritto ai beni del mondo! Libertà di parola, libertà di religione, difesa del singolo cittadino dall’arbitrio della violenza di Stati criminali: questi sono i fondamenti della nuova Europa’’ (Dal quinto Volantino della Rosa Bianca) A cento anni dalla nascita, il 9 marzo 2021 l’Unione europea dedicherà a Sophie Scholl un edificio del Parlamento europeo, in Rue Wiertz 30-50 a Bruxelles, rendendo omaggio al sacrificio della giovane studentessa tedesca decapitata in nome della libertà, della pace e dei diritti umani. Ad annunciarlo nel corso della Giornata internazionale della donna, la presidenza dell’Europarlamento. Lo stesso giorno, nel cuore del quartiere europeo di Bruxelles, insieme alla giovane attivista, il fratello Hans, Christoph Probst, Alexander Schmorell, Willi Graf e Kurt Huber saranno celebrati come oppositori alle atrocità della dittatura nazista.   

Contesto Sophie Scholl, nata il 9 maggio 1921 a Forchtenberg in Germania da una famiglia liberale evangelica di Ulm, Incontrò il mondo cattolico ad Augsburg e a Monaco confrontandosi con il filosofo della cultura Theodor Haecker e con il fondatore del giornale cattolico Hochland, Carl Muth. La famiglia etra politicamente attiva, il padre, sindaco di Forchtenberg venne arrestato nel 1942 per aver criticato pubblicamente la politica di Hitler. Sophie con il fratello Hans, le sorelle Inge ed Elisabeth, seguirono il percorso degli adolescenti tedeschi, in quel momento catturati dal travolgente messaggio del Führer entrando a far parte della Hitler Jugend, ovvero Gioventù Hitleriana. Ben presto Sophie si rese conto quanto illusoria, fortemente pericolose e menzognera fossero le promesse della politica del Terzo Reich e decise malgrado la giovanissima età di orientare le sue idee verso l’antinazismo. Eclettica, amante dell’arte e della letteratura, conseguì il diploma di maestra d’asilo e nel 1942 iniziò a frequentare l’Università di Monaco. La vita universitaria si svolgeva in un clima sospetto e incombente.  Delatori appartenenti all’Associazione degli studenti nazionalsocialisti, quasi penetrante gli spazi rappresentavano un rischio per gli studenti non allineati perfettamente al regime nazista. Sophie, inizia a frequentare l’ambiente del fratello studente di Medicina e a riflettere sul comportamento di un credente cristiano di fronte alla dittatura, comprendendo l’urgenza di opporre resistenza ad un regime torbido e oscuro. La storia della ragazza racconta che giorno, durante una lezione universitaria, si imbattè in uno scritto lasciato a caso sotto il banco, il pensiero del foglio coincideva esattamente con le proprie idee e quelle del fratello Hans. Qualche mese dopo, nel 1942, anno dell’arresto del padre, attraverso un giro di amicizie Sophie entra a far parte nella “Rosa Bianca”, formato da un gruppo di studenti universitari che manifestavano volontà a resistere ed opporsi pacificamente al nazismo.  Sophie per la sua esuberanza e concretezza nell’azione, diviene così parte attiva del gruppo, scrive e diffonde volantini che incitano alla resistenza non violenta contro il Terzo Reich. In quegli anni leggere e ancor più scrivere volantini senza essere autorizzati dalla Gestapo, era reato.

Libertà solidarietà e dignità umana, animavano lo spirito degli studenti universitari, antinazisti e antimilitaristi, tutti cristiani nella diversità delle confessioni religiose, protestanti ed evangelici, il gruppo era composto dai fratelli Sophie e Hans Scholl,  Alexander Schmorell, Christoph Probst, Willi Graf, e il professor Kurt Huber docente di filosofia. La piccola comunità elaborava concetti trasferendoli su volantini che avrebbero dovuto motivare sollecitando i cittadini tedeschi a respingere le imposizioni inique e inumane della dittatura, attraverso la resistenza non violenta contro la Germania nazionalsocialista di Hitler. Nelle ore che precedettero il momento cruciale della loro esistenza Sophie e Hans Scholl si prepararono alla diffusione dei volantini stampati ed elaborati nelle ultime notti. Riempita una valigia si recarono all’Università per la distribuzione prima dell’inizio delle lezioni..Dalle aule ai corridoi al secondo piano dello stabile accademico. E fu nell’atrio che l’addetto alla sorveglianza scorse i loro movimenti e chiuse le porte d’ingresso informò repentinamente la Polizia segreta della Germania nazista Geheime Staatspolizei (Gestapo), I fratelli School furono arrestati e condotti a palazzo Wittelsbach, famigerata sede della Gestapo. Fuori dal mondo sottoposti ad interrogatori ininterrotti per giorni e notti, Sophie e Hans non conoscevano la sorte degli altri amici del gruppo. Solo casualmente in cella, seppero dell’arresto dei loro compagni. Serenità e lucidità accompagnarono gli imputati nel giorno dell’udienza del processo falsato. “Sono in tanti a pensare quello che noi abbiamo detto e scritto; solo che non osano esprimerlo a parole” una frase ardita espressa da Sophie intervenuta al processo che non costituì affatto un’aggravante della sua posizione perché nulla sarebbe cambiato pur con espressioni diverse. Il Tribunale pronunciò la condanna a morte. I fratelli Scholl sarebbero stati ghigliottinati. La condanna fu eseguita nella struttura carceraria destinata alle esecuzioni capitali, la prigione di Monaco-Stadelheim, nei pressi della foresta di Perlach dove nel 1974 lo scultore William Breitsameter ha realizzato un’opera d’arte in memoria del sacrificio di Sophie e Hans School. Le salme degli esponenti della “Weiße Rose” riposano nel cimitero di Friedhof am Perlacher Forst.

*Mimma Cucinotta, direttore responsabile Paese Italia Press