Simone Weill e Anna Kuliscioff, la forza degli ideali nel ‘900
Il contributo femminile all’Europa
La partecipazione al discorso europeo sul piano del contributo femminile, si pone storicamente in diretto allineamento alla concezione di trasformazione delle relazioni intereuropee. Affiancate dalle raccomandazioni dell’Assemblea del Consiglio d’Europa, per lungo tempo le istanze europee hanno dibattuto la questione, trattata pure in alcune risoluzioni del Parlamento europeo per un maggiore ampliamento delle quote rosa negli organismi di ricerca, nelle istituzioni e soprattutto nelle liste elettorali secondo cui ancora tra gli anni ’90 e 2000 l’introduzione era solo occasionale nel tentativo di sedurre una parte dell’elettorato femminile. Un percorso risultato lungo e difficile, ostacolato dalla diffusa mentalità misogina, causa di disequilibrio tra valori che uomini e donne rappresentano secondo tipicità proprie.
Il contributo delle donne all’Europa se da una parte era ritenuto imprescindibile al perfezionamento del processo d’integrazione, dall’altra, pesava il principio di affermazione dell’uguaglianza con l’altro sesso, rispetto alle scelte politico-economico-sociali e culturali cui la donna era in gioco. Un processo di emancipazione femminile in fieri che, necessitava di espandersi dai limiti cui era stato confinato a conclusione della prima fase che, apriva formalmente ai diritti di accesso alla parità.
Soffermandoci al secolo scorso, illuminante appare la forza delle idee delle donne che vissero sulla loro pelle le disastrose crisi di civiltà storico-politiche dell’Europa del ‘900. Periodo drammaticamente rovinoso per l’insorgere dei sistemi totalitari durante i quali emerge l’azione politica di contrasto da parte di alcune figure femminili. Un’azione anche di pensiero sostenuta dalla giovanissima scrittrice e filosofa francese, Simone Weill (Parigi 1909 – Ashford, 1943) combattente per la giustizia e il rispetto della dignità umana. Nata a Parigi nel 1909 in una famiglia colta ed ebrea non praticante, brillava per intelligenza, si distingueva per lo stravagante abbigliamento, ma ancor più per la spiccata propensione alla filosofia, allieva di Émile-Auguste Chartier, fu tra le prime donne a poter frequentare i corsi del celebre filosofo francese, detto Alain.
Ancora diciassettenne, avvertì profondamente il malessere generale dell’epoca, presagendo la catastrofe poi avvenuta. Resasi conto in anticipo delle terribili ricadute sociali che i regimi totalitari di destra e sinistra avrebbero avuto sulle popolazioni, Simone Weill condannò pubblicamente l’ascesa del nazismo e del comunismo sovietico, attraverso articoli di critica e denuncia socio-politico-filosofica. La questione della condizione operaia e la consapevolezza del male assoluto incombente in tutta Europa, la spinse a calarsi nell’altro e vivere sulla propria pelle esperienze terribili, malgrado la sua gracilità fisica cercò lavoro nella fabbrica Renault a Parigi e nel 1936, aderì in Spagna alle brigate internazionali che militavano nella guerra civile.
Perseguita dal regime nazista perché ebrea, insieme alla famiglia fuggì a Marsiglia e a New York. Lontana da prospettive distaccate e privilegiate rifiutando di vivere la Resistenza a distanza contro l’occupazione militare della Francia da parte della Wehmacht e contro lo stato autoritario di Vichy , la pensatrice mistica e combattente, lasciò gli Stati Uniti e, anche se non dal fronte perché donna, contribuì da intellettuale al movimento di opposizione al regime, aderendo al comitato nazionale ‘’France Libre’’ guidato dal generale De Gaulle che attraverso radio Londra incitava i francesi a lottare contro i tedeschi . Partendo dalle sue concezioni filosofiche, l’elaborazione di una costituzione democratica post-bellica, fondata sui principi e doveri etici verso l’essere umano, ridefinendo nella sua essenzialità il concetto di persona diretto alla rimozione delle contraddizioni epocali e al concepimento di una società nuova, fu al centro dell’analisi di Simone Weill, in un quadro prospettico della crisi storica.
‘’Un être humain a une racine par sa participation réelle, active et naturelle à l’existence d’une collectivité qui conserve vivants certains trésors du passé et certains pressentiments d’avenir. (Un essere umano affonda le proprie radici nella sua partecipazione reale, attiva e naturale all’esistenza di una comunità che mantiene vivi alcuni tesori del passato e certi presentimenti del futuro) scriveva la filosofa francese in un saggio composto nel 1943 a Londra poco prima della morte a soli 34 anni: ‘’L’enracinement: Prélude à une déclaration des devoirs envers l’être humain’’ (La prima radice o il radicamento: preludio a una dichiarazione dei doveri verso gli esseri umani). L’enracinement, racchiude il pensiero weiliano sui temi sociali, politici e religiosi, pubblicato postumo (1949) dalla casa editrice Gallimard, offriva le direttive per un rinascita europea sulle macerie della guerra, Simone Weiil insieme ad altre donne del XX secolo, storicizzate come modello di pensiero e azione politica hanno analizzato ricercato e denunciato dinamiche e cause profonde dei totalitarismi interpretando con vigore il contrasto ai regimi. Alta, bionda dagli occhi azzurri e penetranti arriva in Italia e processata nel 1878 a Firenze, una sovversiva russa. Anna Kuliscioff al secolo Anna Moiseevna Rozenštejn, nata da una borghese famiglia ebrea a Moskaja, Cherson nel 1854, anarchica costretta all’esilio per i suoi rapporti con i terroristi russi e ricercata dai servizi segreti della polizia zarista, lascia la Russia e si rifugia a Zurigo. Studia medicina, incontra e si innamora di Andrea Costa ideologo dell’anarco -socialista italiano. Anna lo segue in Italia e le si aprono oltre quarant’anni di azione politica culturale giornalistica. Si impone al mondo culturale e politico per brillante intelligenza e forte senso di indipendentismo, lontana dalla visione della donna nel ruolo di coppia lascia Costa e diviene la libera compagna di Filippo Turati che mai sposerà ma condividerà da Milano e Roma vita, decisioni e impulsi politici, pur con qualche ‘’polemica in famiglia’’ influenzerà a volte il pensiero del leader del socialismo riformista che ad Anna unirà impegno e sforzi nella battaglia condotta appassionatamente per il diritto di voto alle donne. Alle battaglie progressiste portate avanti e studiate dalla ‘’Signora del socialismo italiano ‘’ insieme a Turati, fondamentali saranno la tutela del lavoro femminile e la difesa dei lavoratori. Dalla loro casa in Galleria a Milano frequentata da Treves, Matteotti, Salvemini, Amendola la ‘’Dottora ‘’ dei poveri guiderà il movimento operaio ad una prospettiva internazionale e si impegnerà fino all’ estremo delle forze nella lotta contro il fascismo e Mussolini definito dalla Kuliscioff ‘domatore di conigli’.
Ideali e azioni di straordinarie figure di donne che hanno contribuito a fare la storia culturale dell’emancipazione femminile nell’accezione altissima del termine sul piano dei diritti conquistati con coraggio tenacia volitività e forza delle idee. Indomite ed eccellenti menti precorritrici dei tempi e conoscitrici delle questioni più urgenti dei loro anni difficili, macchiati dal sangue e dalla violenza delle guerre, hanno contribuito alla causa dell’Unione europea
Ben lontani da simboli impareggiabili di donne che hanno segnato la storia europea con azioni di lotta politica e culturale accompagnate da fortissimi ideali, conseguendo conquiste sociali e giuridiche che hanno consentito alle generazioni successive il dopoguerra e a quelle attuali di vivere in modo socialmente sostenibile, ritornando alla riflessione iniziale, oggi viviamo la seconda fase in cui le donne hanno raggiunto discreti livelli rappresentativi, in un periodo però sempre più afflitto dalla decadenza e privo di veri ideali con ricadute negative sui modi di pensare della gente, delle politiche nazionali e dei loro governi. Puntare alla rielaborazione concreta di principi e valori perduti con l’insostituibile contributo delle idee al femminile potrebbe non essere del tutto utopico anche in relazione al grande sogno europeo.
*Mimma Cucinotta, direttore responsabile Paese Italia Press