Sette asterischi tra l’imperante “Covid-19”, il futuro delle “Arti visive contemporanee” e Procida “Capitale Italiana della Cultura 2022”
*Ancòra, oggi, è un altro giorno sotto passaggio pandemico; non finisce mai questa sciagura esistenziale che ci rallenta e ci allontana; soffriamo di un distanziamento fisico ed emozionale e, conseguenzialmente, di un distanziamento sociale, ma non tanto, se, però, guardiamo alle moderne tecnologie che riescono a salvaguardare le comunicazioni, da quelle essenziali a quelle d’umano approfondimento e di collettiva conversazione.
*Le arti visive contemporanee nel silenzio lungo di questa prolungata pausa pandemica, hanno riordinato atmosfere e potenziali ancoraggi.
Penso che l’arte abbia vinto, nonostante tutto; perché resiste “a oltranza”.
Il 2020 e il 2021, entrambi “annus horribilis et terribilis”, ha visto l’Italia chiudersi “a riccio” attendendo la fine della circolazione pandemica, che, attualmente, risulta più che attiva.
Questo Paese, ordinatamente, ha atteso; tranne molti casi d’indisciplina o di fondate o giustificate ragioni, di profilo eterodosso o laico.
Sarà il 2022 “annus mirabilis”?
Speriamo, bene!
*E’ stata compensata l’obbligata e indispensabile distanza sociale, l’impossibilità di vedersi tranquillamente a meetings, in gallerie, in spazi espositivi, in musei pubblici e privati, in centri creativi e in laboratori fattivi.
C’è stata l’evoluzione dello “smart working” e di meditazioni grazie al recupero della lettura, di un ripristinato ascolto della musica e dalla condivisione di films sino a incontri virtuali grazie ai “social web”.
In Italia durante la lunga attesa domestica, dovuta al “lockdown”, artisti, galleristi e vari “addetti ai lavori” hanno sempre ragionato e si sono fortemente impegnati, dopo un primo momento di sbandamento; hanno organizzato mostre virtuali di solidarietà, che hanno risvegliato gli animi con un certo risonante successo.
Dopo la smisurata paura globale, determinata dallo “stress-test” del Covid-19, l’arte è ripartita ricalcando e agitando sentimenti, tra pregressi e nuovi.
Gli artisti e le artiste, se motivati, puntualizzano, richiamano, perché l’arte è, essenzialmente e sostanzialmente, felice gesto di idee, astrazione in azione, maturazione di rilievi innovativi.
L’arte, nella sua estesa indicazione e determinazione, non può e non si deve arrestare; accompagna e segue l’uomo dal suo esordio, è espressione parallela della coscienza percettiva e manifestazione sintetica della vitalità umana.
In questo programmato intervallo esistenziale, “tessiture resilienti” hanno cadenzato nuove tessere creative.
L’arte è un canale elaborativo d’invenzioni congrue e supreme, d’elevatissima importanza, nello scandito dettato della vita, oltre a essere convinta azione pedagogica, viatico dell’esistenza, “plafond” di base analitica, vigorosa fonte di sicurezza per affrontare, in maniera manifesta e anticipatrice, il futuro.
*Valutare e considerare i sentimenti contrastanti di questi ultimi mesi è utile, nonché opportuno e valido, comportamento.
Le opere elaborate in quest’ultimo anno ci permettono di riflettere su il momento, davvero pesante, trascorso dall’intera umanità.
Molte opere che abbiamo visionato esplicitano un respiro di fiducia; si vuole sfuggire, simbolicamente, alla morsa della pandemia, ancora devastante in più punti del globo.
Verificare gli andamenti estetici significa captare gli eventuali tratteggi di rinnovamento e la ripresa dell’arte non è questione di poco conto, soprattutto in questo difficilissimo momento, assolutamente di non equilibrio esistenziale.
Il fronte di alcuni artisti, che avevano, davvero, desiderio di riguardare con speranza al futuro, si può ben dire che si è rimesso in gioco con considerazioni, ragionamenti, valutazioni.
E’ stato un momento felice per tanti “instant expo” in cui si sono presentate variegate aggregazioni, oltremodo composite, di diversi valori in campo.
Superare la letale, strisciante presenza del Covid-19, con le varianti delta e omicron, è operazione che raccoglie i semi della volontà di una ripartenza e di una, conseguenziale, potenziale, effervescente rinascita.
*Pochi sono stati i cataloghi e i libri d’arte licenziati da tipografie o da stabilimenti editoriali nel 2020 e 2021; di converso, sono stati realizzati cataloghi, su diverse piattaforme on line, a scopo di solidarietà, per buone vetrine di rassegne virtuali.
L’istruita perseveranza di “art-promoters”, coordinatori, diversi operatori, preparati critici hanno permesso di realizzare salde pubblicazioni, che meritano ampia e giusta considerazione, perché c’indicano operatori e operatrici, che nel chiuso degli studi, in una forzata quarantena, dettata, in modo particolare, dal severo “lockdown”, hanno continuato a produrre, seppur tra limiti e accidentalità varie.
Seri artisti si sono allenati a continuare, in una “dignità esecutiva”, volgendo, positivamente, la forzata pausa in azione possibile.
Gli artisti, che considero, da sempre, “viaggiatori dell’anima”, hanno una gran voglia di rivedersi per sciogliere chiarimenti e liberare addendi interpretativi in sostanziali e pertinenti centralità di ricerca.
I nuovi percorsi dell’arte contemporanea aprono a novità panoramiche d’influenza analitica e vengono, così, riprogrammate nuove frontiere visive col concorso di riguardi e di controlli.
*La tensione creativa d’espansione etica, anche degli “inesausti internauti”, è stata sotto pressione e il senso del futuro all’orizzonte di tante opere correnti, corroborate da sensibili intese e da tacite frenesie, che ho avuto la possibilità di scorrere in internet o di vedere in pubblicazioni accorte e acconce, rimarca una rete cognitiva, che esprime un’ampiezza, fortemente, estroflessa in cui inquadrature, campiture, segnature, segni, segnacoli, sottolineature, striature, plasticità, verticalità, incisioni, luci, tagli, angolazioni, purezze, astrazioni, tra segmentazioni geometriche e onde e salti informali, si sostanziano e conducono al rapporto dialogico, alla democratica conversazione, al confronto vero e sereno, talvolta serrato.
Conversare sulle opere d’arte significa procedere a una lettura storica, a una lettura dell’Uomo, a una lettura di premesse, di condizioni attuali e di finalità, tra ipotetiche e virtuali, ma possibili.
Da ricordare che le opere d’arte sono validi e legittimi dispositivi e produttivi e proficui apparati visivi, che consentono di cribrare ed esplorare “le multiple identità del mondo”.
L’arte, seppur spaccata e spezzata per contingenze complesse, ma ricomposta numerose volte, è riuscita a essere a ogni risalita più preziosa per tutti.
Scienza e coscienza, resilienza e cuore possono mediare, trattenere, superare attraversare e plasmare le nostre sorti future.
Non c’è certezza, oggi, del domani, ma c’è sempre voglia di attivare quella speranza, ultima frontiera di un sentito e caparbio “esprit”, di migliorarsi per affrontare “al meglio” profili venturi.
*Prima di concludere, credo che sia giusto precisare che il progetto per “Procida Capitale italiana della Cultura 2022” è stato felicemente accolto.
Procida è stata l’unica isola tra le dieci finaliste, tra le quali la commissione di esperti presieduta dal professore Stefano Baia Curioni ha scelto il nome della città aggiudicataria, comunicato lunedì 18 gennaio 2021.
Lo slogan “La cultura non isola” è stato il “fil rouge” del progetto culturale di Procida, nato da una serie di sessioni che hanno visto il coinvolgimento attivo della popolazione e che abbraccia, tra l’altro, 44 progetti culturali, 330 giorni di programmazione, 240 artisti, 40 opere originali e 8 spazi culturali rigenerati.
L’isola di Procida scelta dal MiBACT è giustamente in trionfo è ciò significa che, perlomeno, per due anni ci saranno diecimila occupati in più in tutte le sfere afferenti al turismo, il che, in un momento di stop, è una grande boccata d’ossigeno per il mondo del lavoro campano.
Nella motivazione della commissione letta in diretta web dal Ministro Dario Franceschini, si legge che “il progetto culturale presenta elementi di attrattività e qualità di livello eccellente. Il contesto di sostegni locali e regionali pubblici e privati è ben strutturato, la dimensione patrimoniale e paesaggistica del luogo è straordinaria, la dimensione laboratoriale, che comprende aspetti sociali e di diffusione tecnologica è dedicata alle isole tirreniche, ma è rilevante per tutte le realtà delle piccole isole mediterranee”.
Secondo la giuria il progetto presentato da Procida “potrebbe determinare, grazie alla combinazione di questi fattori, un’autentica discontinuità nel territorio e rappresentare un modello per i processi sostenibili di sviluppo a base culturale delle realtà isolane e costiere del paese. Il progetto è inoltre capace di trasmettere un messaggio poetico, una visione della cultura, che dalla piccola realtà dell’isola si estende come un augurio per tutti noi, al paese, nei mesi che ci attendono”.
Il tema del dossier presentato da Procida è “La cultura non isola” perché “la terra isolana è luogo di esplorazione, sperimentazione e conoscenza, è’ modello delle culture e metafora dell’uomo contemporaneo. Potenza di immaginario e concretezza di visione ci mostrano Procida come capitale esemplare di dinamiche relazionali, di pratiche di inclusione nonché di cura dei beni culturali e naturali”.
Dino Ambrosino, Sindaco di Procida ha precisato: “Siamo felici e orgogliosi per la scelta del MiBACT che premia gli sforzi dell’intera collettività dell’isola e il sostegno di chi ha, sin dalla prima fase, creduto in una sfida ambiziosa e appassionante. Procida sarà la capitale culturale del golfo di Napoli, del comprensorio flegreo, della Campania e di tutte le piccole isole d’Italia e del Mediterraneo. Ci aspetta un lavoro lungo e stimolante, esprimiamo la nostra soddisfazione in un momento particolare per l’intero Paese e nel rispetto di chi ha sofferto e soffre per la pandemia”.
Agostino Riitano, direttore della candidatura, ha segnalato: “E’ stata una vittoria epocale, perché la commissione ha compreso che il progetto di Procida incorpora un cambio del paradigma della cultura nel nostro paese, non solo grandi città d’arte ma anche e soprattutto lo straordinario patrimonio culturale diffuso nei piccoli centri. Siamo convinti che il concetto di ‘minore’ contenga il senso della profezia. In questo la nostra vittoria incarna la profezia del cambiamento delle politiche culturali del Paese”.
E in conclusione, noi che frequentiamo Procida, sempre a giugno e a settembre, saremo, particolarmente, attenti ad annotare vertici di eventi.
*Maurizio Vitiello, critico