VerbumPress

Scrivere è un’attività che ti cambia, leggere ti forma una meravigliosa ricchezza interiore

A colloquio con la scrittrice di gialli e noir Francesca Battistella

“Riparare i ricordi” è il titolo del suo blog sul sito francescabattistella.art per «parlare di ricordi, libri, cinema e arte a modo mio, naturalmente, non essendo una vera esperta di alcunché». Lo afferma con modestia, aggiungendo tra l’altro che, ispirata da Javier Marías, le piace l’insistere sul tema della veridicità del ricordo. In realtà la scrittrice Francesca Battistella è una fine conoscitrice del mondo letterario e ha creato storie che permeano l’immaginario dei lettori non solo italiani: dal 2008, infatti, vive e lavora a Lugano, in Canton Ticino, con qualche ‘capatina’ a Vacciago, sul lago d’Orta. Ha origini napoletane, si è laureata in Antropologia Culturale alla Federico II e nel 1980 è stata la prima italiana a ricevere una borsa di studio dalla Nuova Zelanda, attraverso il Ministero degli Affari Esteri, dove ha conseguito un Master in Antropologia con una tesi sui Maori presso la Wellington University. Sempre in Nuova Zelanda, ha ricevuto l’incarico come Lettrice d’Italiano e Storia Contemporanea presso la Auckland University. Di ritorno a Napoli, dopo diversi incarichi, è stata per dieci anni segretaria di alta direzione, promoter, editor e organizzatrice di eventi presso la società Innovare, gruppo Banco di Napoli.

Oggi è scrittrice di gialli principalmente, ma scrive anche racconti per la rivista Confidenze e recensioni per il giornale online Gli amanti dei libri e per il blog Luoghi di libri. Collabora con il mensile edito da Cairo Airone con articoli legati alla vita di personaggi di rilevanza storica e/o sociale. Non sono le uniche attività culturali in cui Francesca Battistella è impegnata, perché organizza e conduce presentazioni singole e panel con autori di gialli, romanzi e saggi; partecipa come insegnante ai corsi di scrittura creativa della Scuola Yanez; fa parte della giuria per il concorso comasco “Scritture di lago”, sezione libri editi; è iscritta all’ASSI, Associazione Scrittori della Svizzera Italiana; oltre a essere volontaria presso la Croce Rossa Svizzera. Nel 2022 ha ricevuto, perciò, il Premio Internazionale Città di Firenze per la Cultura, nell’ambito della manifestazione Ut pictura poesis.

Negli anni ha pubblicato il romanzo storico Gli esuli (2004), il giallo Il parco delle meraviglie (2006), il noir – selezionato al Torino Film Festival per una sceneggiatura originale – Re di bastoni, in piedi, una trilogia gialla ambientata sul lago d’Orta che comprende La stretta del lupo (2012), Il messaggero dell’alba (2014), La bellezza non ti salverà (2016); e ancora un noir, La verità dell’acqua (2019). Gli ultimi racconti sono contenuti nell’antologia edita da Morellini “Delitti di lago”, nn. 5 e 6; mentre il racconto “Nessuna Vittoria” compare nell’antologia “Nell’aria che si leva – 10 storie di donne”, pubblicata nel marzo 2023 da Massimo Soncini Editore. Abbiamo intervistato Francesca Battistella per approfondire il suo ruolo di scrittrice e per parlare dei suoi libri, di cosa bolle in pentola per il futuro.

Come hai scoperto la sua passione per la scrittura? Come l’hai coltivata? Come è cambiata la tua vita scrivendo?

La mia passione per la scrittura è piuttosto antica, ma devo ringraziare mia madre e i suoi consigli per qualunque miglioramento ci sia stato in quei confusi inizi. Devo ringraziarla soprattutto per avermi spinto a leggere molto, sostenendo che solo chi legge è poi in grado di scrivere qualcosa di valido. La casa dei miei genitori era piena di libri e oggi lo è anche la mia. I libri sono diventati la mia vita. Mi chiedi se scrivere me l’abbia cambiata la vita e ti rispondo di sì. Scrivere, se fatto con il cuore, la mente e la costante attenzione alle parole, all’armonia delle frasi, alla precisione dei riferimenti, è un’attività che ti cambia, ti rende direi più percettivo nei confronti di quanto ti circonda – persone, cose, accadimenti – ti costringe a prendere coscienza di chi sei davvero e di come si svolgono i tuoi processi mentali. È un esercizio faticoso e meraviglioso, che lo si faccia per sé o per un’eventuale pubblicazione, resta un’attività che può solo arricchire chi la esercita. Spero sia stato lo stesso per me.

Dove trovi l’ispirazione per i tuoi libri?

Un po’ ovunque. Può essere un articolo di giornale, una scena alla quale mi è capitato di assistere e che all’improvviso ha scatenato in me una ridda di pensieri, la pagina di un libro, un programma televisivo. Persino un sogno o una conversazione ascoltata possono dare il via alla storia. La parte difficile viene dopo, quando devo costruirla, darle forma e sostanza.

Quando scrivi un nuovo libro hai già tutta la storia in mente o la elabori strada facendo?

Dipende. Mi è capitato di avere storie complesse e complete che mi ronzavano in testa da mesi e scriverle, se parliamo di una prima stesura, è stato facile. Altre volte si trattava solo di un’idea vaga, ma intrigante ed è stato più difficile arrivare fino alla fine. 

In quale momento della giornata preferisci scrivere e come ti organizzi?

Di solito alla scrittura dedico il pomeriggio e talvolta la sera dopo cena. La mattina, per me, è sempre stato un momento difficile. Preferisco fare cose pratiche e mentre le faccio, però, penso e costruisco il lavoro di scrittura successivo.

Hai delle abitudini particolari durante la scrittura? 

Non veramente, a parte alzarmi e andare in giro per la casa se non mi viene la frase giusta o se, dopo aver riletto quanto scritto, non sono soddisfatta e voglio migliorare il lavoro fatto.

Che sensazione si prova dopo aver scritto un libro?

La sensazione di essersi liberati da un peso, la soddisfazione di aver completato qualcosa che ci auguriamo sia valida, ma anche una bella dose di tristezza per una fine. Scrivendo ci si affeziona a personaggi e situazioni, si vive un’altra vita dalla quale può succedere sia triste e faticoso staccarsi. Dipende dalla storia, naturalmente, ma è un processo, secondo me, simile a quello del lettore che termina una libro che gli è molto piaciuto: si fa fatica a dirgli addio.

Secondo te qual è il libro più bello che hai scritto? Qual è il tuo lavoro che ti sta più a cuore? Puoi indicare cosa lo ha ispirato, gli intenti, le motivazioni, le aspettative, le sensazioni?

In molti hanno detto che sono due i miei libri migliori: Re di bastoni, in piedi, ambientato a Napoli nella seconda metà degli anni ’80, e La verità dell’acqua, l’ultimo scritto. Non so se sia davvero così, ma sono i due a cui sono più affezionata. Il primo citato era una storia che da tempo avevo in mente di raccontare perché ambientata nella mia adorata città, Napoli, e in luoghi ben conosciuti e amati. È un incrocio fra commedia e tragedia come spesso è la vita stessa. È un noir più che un giallo e mi ha dato molte soddisfazioni di critica e pubblico compatibilmente con la limitata distribuzione che ha avuto. Selezionato al Torino Film Festival per una sceneggiatura originale, il tutto è poi caduto nel vuoto. Ma non importa. Ancora oggi qualche lettore se lo ricorda con piacere. Il secondo nasce invece da una storia che mi è stata raccontata sul lago d’Orta. Ho cambiato molte cose per non urtare la suscettibilità di qualcuno e il libro ha avuto due stesure differenti su richiesta dell’editore. Per questo libro ho girato poco, purtroppo, perché come altri autori ho subito lo stop della pandemia. Peccato, ma così è!

Sembra che tu faccia parte degli autori cosiddetti “puristi”, coloro che scrivono solo poesia o solo prosa, o che si dedicano addirittura a un solo genere.

Non veramente, in realtà. Ho scritto anche due romanzi ‘storici’ perché era quello il genere a cui avrei voluto dedicarmi. Uno è stato malamente pubblicato, l’altro è rimasto inedito, chiuso nel famoso cassetto. Il giallo e il noir – genere, questo secondo, che mi piace molto perché permette di non concentrarsi solo sul crime, ma di spaziare in altri ambiti – mi sono stati quasi imposti dall’editore in quanto più facilmente commerciabili. E infatti le librerie sono piene di gialli!

Come ti rapporti alle numerose e diversificate attività culturali in cui sei immersa, dalle presentazioni agli incontri, ai cicli di lettura alle premiazoni…

Sono attività che portano via gran parte del mio tempo, ma di sicuro questa è una constatazione non una lamentela. Leggo moltissimo per recensioni pubblicate su blog, giornali online e cartacei ai quali collaboro. Mi chiedono anche presentazioni e questo è forse il lavoro più oneroso. Il libro dell’autore va letto con attenzione, ne vanno colti gli aspetti salienti, bisogna impostare le domande in modo che il lavoro venga valorizzato al massimo. Lo scopo di una presentazione, al di là di tutto, è la reclamizzazione del libro, la sua vendita. Perché, che piaccia o no, anche il libro è un prodotto commerciale che deve rendere alla filiera. Organizzo anche panel di autori gialli e questa è la parte più divertente. Sono persone che ho conosciuto negli anni, sovente amici e il divertimento è assicurato, insieme alla fatica… ma si fa volentieri. 

Quale rapporto hai con gli altri autori? Prediligi un percorso “individuale” oppure gli scambi ti sono utili anche come stimolo per la tua attività letteraria personale?

Gli scambi sono costanti, spesso proprio grazie alle presentazioni o alle fiere del libro. Ci si incontra e ci si confronta con piacere. Io non ho gelosie o invidie nei confronti dei miei cosiddetti colleghi, anzi! Ognuno fa il suo percorso e la fortuna di un libro o la sua disgrazia restano ancora per me un vero mistero.

Hai dei punti di riferimento, sia tra i gli autori classici che tra quelli contemporanei?

Ho un’adorazione per i ‘romanzi duri’ di Georges Simenon e per Dürrenmatt. Fra i contemporanei e viventi amo moltissimo un’autrice italo-americana, Ben Pastor, che scrive singolari romanzi storici e che ho presentato a novembre! Da lettrice mi piace ‘lavorare’ quando leggo un libro, soffermarmi sui passaggi ostici o trovare ispirazione per leggere altri libri partendo da quello che ho in mano. Come un gioco in cui un libro tira l’altro, all’infinito.

Progetti per il futuro?

Tanti e sempre legati ai libri. A breve dovrebbe – il condizionale è d’obbligo – partire una nuova rubrica di libri crime sul settimanale Giallo di Cairo editore e l’hanno affidata a me. Se la cosa dovesse davvero concretizzarsi avrò il mio bel da fare. E poi ho una serie di autori da presentare insieme a incontri legati a un’antologia gialla, “Delitti di lago 7”, Morellini editore. Siamo un bel gruppo e ci si diverte parecchio.

Come ti descriveresti con tre aggettivi?

Ansiosa, chiacchierona, empatica. Chissà se sono davvero così?

Il tuo saluto ai lettori di Verbum Press e in generale ai più ‘forti’ che ti seguono. O meglio, c’è un messaggio in particolare che vorresti arrivasse ai tuoi lettori?

Sempre lo stesso. Per favore, leggete e se già lo fate non smettete! Solo i libri ci aiutano a pensare con la nostra testa e a vivere quelle mille vite oltre la nostra di cui parlava Umberto Eco. I libri letti formano una meravigliosa ricchezza interiore che nessuno potrà mai portarci via.

*Mary Attento, giornalista ed editor