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Riflessioni su F. Nietzsche

Diversi filosofi ed esimi letterati hanno segnalato l’intenso lavoro di lettura svolto da Nietzsche in tutta la sua vita, prima come filologo e di poi come filosofo.

Ad esempio Erodoto gli dette modo di riflettere sull’importanza delle fasi pietrificate della civiltà antica per la comprensione del presente, di cui costituiscono stratificazioni; Tucidide gli rivela la potenza crudele dell’istinto di dominazione ed il significato della giustizia come equilibrio di forze contrastanti; i filosofi al governo dello Stato in Platone preludono alla sottomissione dei re nel persiano Zarathustra e gli Evangeli lo emozionano poiché da essi Gesù appare come la più nobile figura di uomo che sia mai esistita.

Rimane tanto affascinato dalla personalità possente e spregiudicata di Cesare Borgia; giudica elementi di progresso, contro il cristianesimo della Riforma ancora medievale ingenuo e pedante, l’irreligiosità ed il cinismo dell’alto clero romano nel periodo del Rinascimento ed apprezza ad alti stati di priorità la discipina degli Ordini religiosi della Controriforma che gli prefiguravano il vivaio aristocratico degli educatori da lui tanto auspicati.

Ma soprattutto lo entusiasmavano gli illuministi francesi.

Ammirava moltissimo la causticità con cui Voltaire cercava di demolire l’autorità delle tradizioni e delle istituzioni, venerate anche quando erano tramontate le ragioni del loro porsi in essere per affermarsi; altrettanto ammirava tutto il vigore col quale Diderot distruggeva e cercava di porre nel nulla ogni illusione sul libero arbitrio e sull’assolutezza della morale (cosa quest’ultima ben diversa dall’etica): le virtù ed i vizi dipendono dall’eredità fisica e psichica, atti concreti oggi considerati mostruosi e che invece un tempo venivano trattati come stimabili.

Per Nietzsche la luce, se c’è, delle nostre virtù, deve essere sempre in cammino, deve incedere a qualunque costo, anche dopo che l’azione è stata adempiuta; anche se dimenticata e morta l’idea etica continua a sussistere ed il suo raggio di luce esprime ancora calore, benchè ammantato, perché una verità di fondo, per il nostro grande autore, rimane in perpetuo anche se il sole non dovesse più sorgere.

*Marilisa Palazzone, docente, scrittrice, avvocato