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Riccardo Cuor di Leone in riva allo Stretto, tra scontri aneddoti e leggende

Nell’autunno del 1190 a Messina giunse uno dei grandi protagonisti della storia, Riccardo Cuor di Leone, diretto nella Terra Santa per combattere la Terza Crociata (1188-90), organizzata dal sovrano inglese insieme all’imperatore Federico I di Svevia il Barbarossa e a Filippo II Augusto re di Francia. La sosta messinese di re Riccardo doveva essere breve, ma le avverse condizioni atmosferiche costrinsero a rinviare la partenza della flotta inglese (150 grosse navi e 53 galere bene armate). Era il periodo della “navigatio non tuta”, non sicura, caratterizzata dalla presenza di forti venti nell’area mediterranea. Il 15 settembre giunsero le due flotte, quella francese guidata da Filippo II e quella inglese (che venne raggiunta da re Riccardo il 23).

Riccardo Cuor di Leone con Augusto

Attorno a questo soggiorno davvero leggendario   in riva allo Stretto sorsero tanti aneddoti, approfonditi da studiosi e storici quali il Gallo, Puzzolo Sigillo, Pieri, A.R. Levi, che rileva come il sovrano inglese avesse soggiornato in una dimora fuori città “circondata da vigna, e “agisce come a casa sua, va, viene, occupa i punti più strategici, lascia che i suoi soldati scorazzino   per la città in cerca di provvigioni, di denaro e di avventure erotiche”. Su questa straordinaria pagina di storia che pose Messina al centro degli eventi internazionali, hanno elaborato studi sia chi scrive (“Gazzetta del Sud”- 27 settembre 1990 e “Atti dell’Accademia Peloritana dei Pericolanti”, 2005) che Marcello Mento (“Gazzetta del Sud”, 28 agosto 2006), il quale rileva come la denominazione di “Cuor di Leone” (e di “Agnello” per il sovrano francese) fu legata proprio alle vicende avvenute nella città peloritana, quando il sovrano inglese si mostrò fortemente deciso a sedare i tumulti avvenuti in città il 23 settembre, punendo con ardore sia i propri soldati che i Messinesi, mettendo la città a ferro e fuoco. Il Gallo ricorda che “licenziosamente vagando per la città” i soldati inglesi creavano disturbo, tanto che vennero cacciati fuori le mura dai locali.

 Il soggiorno di Riccardo Cuor di Leone a Messina (che si protasse fino all’aprile del 1191) è legato soprattutto al “caso” della Rocca Guelfonia o del Castello di Matagrifone (su cui ha scritto anche S. Todesco). La struttura fortificata di Castel Gonzaga – di cui ancora si possono vedere tracce di mura sotto le antiche carceri e il sacrario di Cristo Re- sembra sia stata costruita (grazie alla perizia tecnica delle truppe inglesi) su volontà di Riccardo per “matare”, cioè controllare, dominare e “ammazzare” i Grifoni, la “parzialità greca” (simboleggiata dal monastero del SS. Salvatore sito nella zona falcata, che venne assaltato) che in quell’epoca era in contrasto con la “parzialità latina” locale. Trovare il legame con il mito di Mata e Grifone sembra naturale, come ha fatto il Puzzolo Sigillo, creando così una delle possibili ipotesi sui mitici Giganti fondatori o rifondatori di Messina.

Tanti gli episodi che i cronisti dell’epoca raccontano e evocano, compreso l’incontro tra Riccardo e il grande teologo Gioacchino da Fiore (con cui discussero sull’Apocalisse e sul ruolo delle Crociate), il “mea culpa” del sovrano a Natale davanti alle autorità religiose locali, i contrasti col re francese, la lunga questione legata alla dote della sorella Giovanna vedova di Guglielmo il Buono sovrano di Sicilia, la raccolta di sassi nella costa peloritana (usati durante la Crociata in Terra Santa) e il dono della mitica spada Excalibur a Tancredi di Sicilia, segno davvero “leggendario” di questa pagina incredibile di storia che vide protagonista la città dello Stretto.

*Sergio Di Giacomo, giornalista