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Quale Turchia nel prossimo futuro?

29 ottobre 2023, a cento anni dalla nascita della Repubblica turca di Atatürk

Apriamo l’editoriale di questo numero ponendoci una domanda non banale, legata all’anniversario della nascita della Repubblica di Turchia, 29 ottobre 1923

Le elezioni di maggio 2023 hanno confermato, per il terzo mandato consecutivo, Recep Tayyip Erdoğan presidente della Turchia. Un “mondo” (quello turco) che vuole “centrare” sull’Asia la sua prossima sfera d’influenza. La Turchia muta vocazione imperiale: non più panislamica ma panturanica “centro del mondo turcofono”. Dalla Tracia allo Xinjiang, dall’Azerbaigian alla Siberia fino alle coste del Mar del Giappone. Tra la fine dell’Impero ottomano e la nascita della Repubblica di Turchia laica e nazionalista di Mustafa Kemal, ispirata alle liberal democrazie europee, il mito del Turan non perde il suo fascino. Il “vaso di Pandora” che si apre improvvisamente con il crollo dell’Unione Sovietica e la fine della Guerra fredda nel ridefinire nuove “faglie globali” coinvolge anche la Turchia. La Russia ha perso influenza nelle aree un tempo sede del “mitologico Turan”, le nuove repubbliche centroasiatiche. Scenario inedito per Ankara che, dopo gli anni di “sospensione dalla storia”, torna a farne parte. 

Nel 1923 la Turchia diventava Stato nazionale relegando alla sola penisola anatolica il ruolo di custode del tramontato Impero. Mustafa Kemal ne incarnava lo spirito del tempo, nominato Atatürk (padre dei turchi). La Repubblica recideva i legami con il passato. La scelta di Atatürk di abbandonare l’islam contraddistinse una nuova pagina di storia per il “mondo turco”, funzionale alla definizione di un nuovo significato dell’essere turchi. 

Il 29 ottobre 2023 data simbolo del mantra di Erdoğan: “Una nazione, una bandiera, una patria, uno Stato. Questo non è uno slogan, questi sono i capisaldi della nostra esistenza”. E quindi, la Turchia tornerà in Occidente?  Difficile rispondere a questa domanda oggi. Il conflitto in Ucraina ha dotato la Turchia di molte leve verso Mosca e Kiev. La guerra nel “cuore dell’Europa” ha rappresentato diverse e nuove opportunità per Erdoğan: dal ruolo di gran mediatore al recupero di un peso specifico maggiore nei delicati equilibri dell’alleanza atlantica, dalla possibilità di invertire i rapporti di forza con Russia e Cina. Improbabile che Ankara riesca a completare – se mai ci riuscirà – l’ambizioso progetto nel corso del “regno” di Erdoğan ma le dinamiche oggi innescate potrebbero essere sufficienti a definire – in futuro – il presidente turco come l’unificatore di tutte le “Turchie” e di tutti i turchi. 

In copertina l’Efesto dell’artista messinese Nicola Micali. Dio del fuoco, delle fucine, della scultura e della metallurgia, adorato in tutte le città dell’antica Grecia. Nell’Iliade Omero racconta di come Efesto fosse piuttosto brutto e di carattere volubile ma costruttore abilissimo. La sua grande fucina si trovava nelle viscere dell’Etna e di altri vulcani, dove lavorava insieme ai suoi ciclopi, creando e forgiando armi. L’immagine vuole richiamare le guerre di oggi, il conflitto russo-ucraino e quello appena deflagrato tra Israele e Hamas. La continua produzione di armi che non vede fine e genera morte e distruzione.

*Roberto Sciarrone, direttore responsabile di Verbum Press