Otto universi di donne straordinarie evocati ed esplorati da Marina Rota
Il 9 maggio al Salone internazionale del Libro di Torino 2024 la presentazione del volume su alcune figure femminili che hanno lasciato un’impronta indelebile nella storia italiana
Lidia Poët, Teresina Tua, Paola Lombroso, Gemma Cuniberti, Amalia Guglielminetti, Helen König, Isa Bluette, Bella Markman Hutter: otto fantastici rendez-vouz con alcune paladine della giustizia, esponenti della cultura o istrici solitarie, pioniere e anticonformiste, torinesi di nascita o di passaggio, realizzati da Marina Rota e raccolti nel volume “Certe donne, a Torino – Incontri ravvicinati con figure straordinarie” (Buendia Books, pp. 392 euro 18,50), in uscita il 9 maggio, giorno della presentazione al Salone internazionale del Libro di Torino 2024 XXXVI edizione, alle ore 15 nella Sala Indaco, con Margherita Oggero, autrice della postfazione. «Interviste immaginarie per riportare in luce storie non sempre note di donne coraggiose nelle loro scelte di vita e di lavoro, per rendere omaggio alla loro determinazione nell’affrontare le reazioni ostili di un mondo che voleva relegarle per sempre in ruoli ancillari o in quello tradizionale delle tre kappa: Kinder, Küche, Kirche (bambini, cucina, chiesa). Donne – scrive la Oggero nella Nota finale – che dovrebbero far parte della memoria condivisa di un territorio, il nostro, rievocate con affetto in questo libro».
Fin da subito Marina Rota avverte che l’opera è frutto di approfondite ricerche storiche: «la maggior parte dei nomi, dei personaggi, dei luoghi e degli eventi narrati sono reali. Eventuali discrepanze dal vero e “licenze poetiche” sono scelte creative dell’autrice ai fini dell’intreccio letterario, sospeso tra sogno e veglia». “Certe donne, a Torino”, infatti, ha richiesto un anno di ricerche negli Archivi storici e la scrittrice spiega che «non si tratta di banali biografie, ma di incontri magici con otto donne che hanno apportato un rilevante contributo – non sempre apprezzato – alla cultura torinese e italiana e che vengono delineate nella loro epoca, nell’ambiente in cui hanno manifestato il loro genio». Da qui l’intervista impossibile, l’arringa inaspettata, l’appuntamento fatale, lo spettacolo che torna in scena un’ultima volta, la lettera di un amante deluso, il salotto di Amalia Guglielminetti, il negozio dimenticato che spalanca di nuovo, per un solo, onirico istante, le sue porte: muovendosi in contesti e ambientazioni differenti, padroneggiando con sensibilità e maestria diverse forme di scrittura, fonti autorevoli e documenti inediti, Marina Rota cancella i confini, afferra le redini del tempo e, come una medium contemporanea, evoca davanti ai nostri occhi una compagnia di donne che hanno lasciato un’impronta indelebile nelle arti e nelle tecniche, nella società e nella storia italiana e non solo.
La prima avvocata a entrare nell’Ordine in Italia, Lidia Poët (“L’avvocheria è un ufficio esercitabile soltanto da maschi e nel quale non devono immischiarsi le femmine”), la grande violinista Teresina Tua (“L’angelo del violino e il trillo del diavolo”), l’ideatrice del Corriere dei piccoli Paola Lombroso (“Con una donna non potremmo avere quella libertà di rapporti che sono necessari con tutti coloro ai quali si affida una simile responsabilità e che invece si possono avere con un uomo”), l’attrice teatrale e commediografa Gemma Cuniberti (“Così va il mondo, bimba mia”), la poetessa Amalia Guglielminetti (“Costei è un’artista di tale strepitosa forza che bisogna lasciarla sola” – Giuseppe Antonio Borgese), l’imprenditrice e ceramista Helen König (“Da bambina sognavo di imparare tutti i mestieri e poi diventare famosa in uno che avrei inventato io”), l’attrice di operetta e di rivista Isa Bluette (“Bluette, Bluette, Bluette! / Or si presenta a voi senza velett! / Bluette, gaio fior / che porti a noi / il sorriso dell’amor!”), la danzatrice, pianista, pittrice Bella Markman Hutter (La Grande Madre russa della Danza italiana) tornano a noi con rinnovata vitalità, rivendicando lo spazio e la luce che spetta loro di diritto, ma soprattutto raccontandosi, svelandosi nei loro aspetti più intimi e sconosciuti, chiedendo di essere ricordate.
Il testo – impreziosito da una tavola inedita del disegnatore Andrea Maino, che ha «magistralmente interpretato il mio volo a ritroso nel tempo» – è corredato dalle illustrazioni di Renata Arnaldi, autrice anche dell’immagine di copertina, «splendide opere che avvolgono queste pagine di ironica malinconia», come sottolinea Marina Rota nei Ringraziamenti di «questo viaggio, tormentato e appassionato come una storia d’amore, che mi ha condotta a esplorare gli otto universi di queste torinesi straordinarie».
*Mary Attento, giornalista ed editor