NOI, POPOLI DEL MONDO, PER UN GOVERNO MONDIALE
“E’ ora che la pace e la non violenza
scendano dal cielo delle utopie
alla polvere della storia”
Padre Ernesto Balducci
Globalizzare i diritti universali e inviolabili significa sconfiggere la globalizzazione della violenza e dell’egoismo. Questo principio, fondamento di qualsiasi convivenza umana basata sulla giustizia, ci riporta alla memoria la lettera enciclica “ Pacem in terris” di Giovanni XXXIII°, indirizzata a tutti gli esseri umani di buona volontà, in cui si dà significativo rilievo allo scopo dell’educazione: il servizio ai fratelli di questa grande famiglia umana.
“Nessuno è tanto ricco
da non avere nulla da chiedere,
e nessuno è tanto povero
da non avere nulla da dare”
G.Catti
Ernesto Balducci ha indicato, agli esseri umani di buona volontà, quel percorso tanto aspro quanto giusto da perseguire per organizzare la pace, non attraverso un’associazione pacifista tradizionale, ma percorrendo la strada della ricerca e della formazione dell’uomo planetario. Una ricerca verso un mondo multiculturale, i cui protagonisti sono l’uomo e la donna planetari. Non è né facile né semplice portare avanti un discorso così innovativo senza trovare resistenze, che trovano il loro humus nel pregiudizio, nell’ignoranza, nella paura o nell’indifferenza e tanto meno inserirsi nel contesto storico-sociale e politico con la probabilità di incidere sulla soluzione di problemi impellenti, quali il problema ecologico: conflitto uomo/natura; spaccatura Nord/Sud: conflitto con il Terzo Mondo; il razzismo: conflitto con il diverso. Il percorso di un’educazione alla pace è uno dei bisogni fondamentali, motivato nel porsi stesso della vita, dell’esistenza, dell’esperienza.
“Ogni educazione deriva
dalla partecipazione dell’individuo
alla coscienza sociale della specie”
“ Ogni qual volta ci proponiamo di discutere un nuovo movimento nell’educazione,
è particolarmente necessario mettersi
dal punto di vista più ampio,
quello sociale”
Dewey
Le sopra citate definizioni hanno il preciso intento di far riflettere sulle manifestazioni che coinvolgono il porsi del singolo individuo, le sue relazioni, la sua maturazione.
Oggi si parla di orizzonte universale dell’essere umano e della storia, intendendo l’universale non solo come planetario, eppure la storicità vincola l’individuo ad una serie di condizionamenti che, se da una parte sono indispensabili per la sua esistenza, dall’altra sollecitano ad un’incessante verifica. Le strutture nazionali ed i rapporti di forza internazionali che rendono possibili le riforme e il loro conseguente gioco di equilibri e squilibri rendono problematico qualsiasi tentativo di dare all’umanità una prospettiva universalista sulla base di istanze ispirate all’uguaglianza, alla giustizia e alla pace. Resta l’impegno urgente di chi crede in una cultura di pace e non si rassegna, quindi, ad accettare i conflitti come eventi inevitabili per la risoluzione dei rapporti tra gruppi etnici diversi, che si muovono sul pianeta Terra: terra di tutti i suoi abitanti, ognuno con la propria storia, attraverso le tappe evolutive dell’avventura umana.
“La cosa più importante nella vita è vedere
con gli occhi di un bambino…” Einstein
E’ fondamentale offrire alternative per creare la fiducia in un mondo migliore dove al centro della vita ci sia la persona, i suoi diritti, la sua fantasia, la creatività, la meraviglia, lo stupore. Un mondo in cui tutti possano vivere in un clima di solidarietà e non di razzismo. Per questo motivo è indispensabile promuovere una cultura di pace, collocando la pace sull’asse relazionale, comportamentale, nella convinzione che una svolta educativa è sempre una svolta antropologica. Una meta quanto mai difficile da raggiungere perché l’umanità non sembra trovare la strada per uscire da un regime di vita che implica la violenza, lo sfruttamento, l’intolleranza, la miseria, gli squilibri economici, le discriminazioni, e l’essere umano é segnato fin dal suo nascere da questi eventi. La consapevolezza che l’interesse del mondo e dell’umanità sta dalla parte di ideali universali è la spinta per dare risposte intelligenti e concrete, se no la controrisposta potrebbe costare la stessa sopravvivenza dell’umanità, quando essa avesse smarrito il senso dell’uomo. L’educazione alla pace non si preoccupa di dimostrare che tutte le razze sono uguali, ma sostiene fermamente che tutti gli esseri umani di qualsiasi razza e cultura hanno gli stessi diritti. Secondo questo principio solo la giustizia può trasformare la mentalità razzista, sventando ogni forma di intolleranza per il “diverso”. Ciò richiede il riconoscimento di tutto ciò che fornisce dignità e significato all’esistenza, e solo restituendo spazio al libero sviluppo della cultura, garantendo al tempo stesso la formazione del singolo, si può stimolare la conoscenza per una maggiore e chiara coscienza sia personale sia collettiva del valore morale del proprio agire.
“…e ho ascoltato la voce della mia coscienza.
…mi sono convinto inoltre, e non a caso,
che ciò che posso fare io
lo può fare anche un bambino…
Colui che ricerca la verità
dovrebbe essere meno che polvere,
la gente calpesta la polvere,
ma l’umiltà di colui che ricerca la verità
dovrebbe essere tale da indurlo
a lasciarsi schiacciare anche dalla polvere.
Allora e non prima riuscirà a scorgere la verità.
…e ne sono la prova anche il Cristianesimo e l’Islam.”
M.K. Gandhi
“ Chi è il mio prossimo?” E Gesù rispose: “Un uomo scendeva…”
Buon Samaritano è ogni uomo, che si ferma accanto alla sofferenza di un altro uomo, qualunque essa sia. Sono appunto i samaritani che si fermano…Perciò la creazione continua.(David Maria Turoldo). Tutto il Vangelo è la negazione della passività di fronte alla sofferenza e la Chiesa insieme a tutto il mondo cristiano cammina lungo la storia dell’umanità, perché su quella strada ci siamo tutti. “Il sogno di una cosa” di Ernesto Balducci risuona come un’eco profonda dell’anima universale che rivendica, contro ogni forma di egoismo cieco, il proprio riconoscimento nel volto di ogni essere umano.
“…Ciascun volto è il simbolo della vita
E tutta la vita merita rispetto.
E’ trattando gli altri con dignità
che si guadagna il rispetto per se stessi”
Tehar Ben Jelloun (Marocco)
“E la convivenza questo vuol dire:
primo, recuperare il villaggio perduto
con tutto il suo patrimonio di umanità…;
secondo, aprirlo, senza pretese di dominio,
alla solidarietà verso tutti gli altri villaggi del mondo.”
“… E’ quanto stanno gridando, contro l’Occidente moderno,
le tribù di tutta la terra, ivi compresa
la tribù sepolta che io porto nel cuore
e alla quale ho voluto dar voce.”
Ernesto Balducci
Alla luce di quanto esposto ritengo che la Dichiarazione dei diritti umani, pur non essendo una legge, non può rimanere una semplice dichiarazione di intenti, così astratta e lontana dai problemi che, sul piano della concretezza, rendono difficile e drammatica la convivenza della famiglia umana.
Ritengo che sino a quando, nella difesa dei diritti umani, parleremo di nazioni e non di popoli, appartenenti al Genere Umano, considerato come una vera e propria famiglia, non sarà possibile risolvere alcun problema di convivenza armonica ed egualitaria.
Stando all’insegnamento di Don Ernesto Balducci l’unico governo che si possa commisurare con la “persona planetaria” è il “Governo Mondiale”, il quale, a livello di base, viene rappresentato dal “quartiere” – sede dell’autogoverno – e quindi, a livello di mondialità, attraverso le strutture etniche “regionali”, e che unicamente può assicurare il vivere in pace fra le persone e fra i popoli.
I due termini della convivenza sono, infatti, il “demos”, il piccolo territorio, e il “cosmos”, il pianeta Terra.
Soltanto il governo mondiale potrà costituire una tutela dei diritti umani, su un piano di concretezza.
Diversamente ci saranno solo parole a soddisfare le coscienze, ma sulla strada della retorica.