Natale di sangue
Ucraina, trecento giorni di guerra. La “tregua di Natale” (1914) ci racconta che tutto è possibile
Trecento giorni di guerra, la guerra continua. Dieci mesi che hanno visto precipitare l’Europa e il Mondo in un precipizio di incertezza, e intanto si continua a sparare anche a Natale.
Cosa sta succedendo sul campo? I russi puntano ormai alla primavera per riprendere a offendere e cercano di mantenere gli avamposti conquistati e superare l’inverno senza troppe perdite. Bakhmut, cittadina del Donbass, è diventata simbolo di una guerra che in maniera strisciante continua a lacerare due culture non dissimili, la sua resistenza o capitolazione ci racconterà un nuovo capitolo di una guerra che non trova soluzione.
E poi il freddo. Putin in questa fase sta cercando di rendere difficile la vita ai civili ucraini colpendo strutture di importanza strategica come centrali elettriche, ponti e stazioni ferroviarie in mezzo al gelido inverno dell’Est Europa. Di contro gli ucraini sono costretti a rallentare le loro controffensive per il naturale esaurimento di uomini, mezzi e munizioni e, naturalmente, proveranno a difendere la città simbolo, oggi, della resistenza, Bakhmut. Intanto le perdite continuano a preoccupare Zelensky. Uno Stato che da 10 mesi è stato dilaniato da una pioggia di missili mai vista su un territorio europeo da più di 70 anni. E noi? Continuiamo a inviare armi, e come noi tutti gli altri Paesi “Occidentali”.
Intanto secondo esperti analisti le trattative di pace per la guerra tra Russia e Ucraina non sono vicine, anzi potrebbero essere necessari diversi anni prima che si possa arrivare ad un tavolo di pace concreto, nonostante alcuni Stati europei potrebbero spingere Kiev – nei prossimi mesi – a negoziare con Mosca a causa dei crescenti prezzi dell’energia e della complicata congiuntura economica. E quindi? Putin è andato troppo in là per poter dare segnali di resa e ha assoluta necessità di rifilare una vittoria alla popolazione russa, mentre gli ucraini, grazie al contributo degli alleati, riescono a combattere in maniera quasi paritaria l’esercito russo e sono motivati a difendere la propria terra, così come stiamo vedendo a Bakhmut. Gli osservatori internazionali continuano a pensare che questa guerra non sarà breve. Nessuno, oggi, sembra disposto a fare concessioni all’altro. Putin, secondo molti esperti, sta cercando di congelare il conflitto per portare in primavera una nuova e forte offensiva. La pace sembra lontana.
Ci sarà una tregua a Natale? Durante la Prima guerra mondiale, tra il 24 e il 25 dicembre del 1914 (primi mesi di guerra) accadde il miracolo: gruppi di giovani uomini vestiti con uniformi diverse, in un campo innevato sfigurato dalla battaglia, si scambiano fotografie, liquori, cioccolata in un’atmosfera di pace e fratellanza. Erano soldati tedeschi e inglesi. Passata alla storia come “tregua di Natale” (Christmas truce, Weihnachtsfrieden, Trêve de Noël) si trattò di una serie di “cessate il fuoco” non ufficiali avvenuti nei giorni attorno al Natale del 1914 in varie zone del fronte Occidentale della Prima guerra mondiale. Ma c’è di più. Durante la vigilia di Natale molti soldati tedeschi, britannici e in misura minore francesi oltre a lasciare spontaneamente le trincee per incontrarsi e scambiarsi cibo e souvenir celebrarono comuni cerimonie religiose e di sepoltura dei caduti, e intrattennero rapporti amichevoli tra loro al punto di organizzare improvvisate partite di calcio. La tregua però non fu un evento organizzato, né universalmente diffuso: in diverse zone del fronte i combattimenti proseguirono per tutto il giorno di Natale. Gli eventi della tregua del 1914 non furono riportati dai media per giorni, un’autocensura rotta il 31 dicembre 1914 dal The New York Timesstatunitense (paese in quel momento ancora neutrale). A seguire i giornali britannici nei primi giorni di gennaio del 1915 riportarono numerosi resoconti degli stessi soldati, inviati alle famiglie, nonché editoriali che commentavano “una delle più grandi sorprese di una guerra sorprendente”.
La “tregua di Natale” ha poi influenzato la cultura pop negli anni a venire, dal video di Pipes of Peace, tratto dall’omonimo album di Paul McCartney (1983) – dove si presenta una versione rielaborata degli eventi della tregua di Natale al romanzo di Ken Follett La caduta dei giganti dove si cita l’episodio. E ancora dal film franco-anglo-tedesco Joyeux Noël – Una verità dimenticata dalla storia (2005), di Christian Carion, a Silent Night, un’opera in due atti di Kevin Puts basata sulla trama del film, Premio Pulitzer per la musica nel 2012.
Tregua di Natale. Accadrà ancora il miracolo? Il “miracolo” del Natale 1914, due avversari che dimenticano l’odio per unirsi in un abbraccio di pace, rimase un fatto quasi isolato e ben presto scolorì nel mito, tanto più quando il senso popolare degli europei per quella guerra cambiò di segno: non più eroico fatto d’arme ma carneficina insensata che – di fatto (e come tutte le guerre) – aveva spazzato via una generazione. La “tregua di Natale” vista come la dimostrazione che gli uomini sono fondamentalmente buoni e che erano stati spinti alla guerra da governi irresponsabili, tanto che appena liberi di farlo avevano scelto la pace e la fratellanza. Accadrà ancora? Noi ce lo auguriamo.
Nella foto: Christmas Truce – December 1914
Soldiers of the 5th London Rifle Brigade with German Saxon regimental troops during the truce at Ploegsteert, Belgium.
Color by Christos Kaplanis https://www.facebook.com/kaplanisart
*Roberto Sciarrone, direttore responsabile di Verbum Press