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Musica, Maestro Gasparini!

Con un’intervista al Direttore d’Orchestra Maurizio Arena

La storia della musica a Messina e le anime che l’hanno “abitata” hanno fatto della città siciliana un centro culturale di assoluta rilevanza, che merita di essere ricordato.

Messina è stata una città della musica. Qui nel 1930 fu impiantato quello che al tempo era il più grande organo d’Italia, il Tamburini (così chiamato dal nome della storica fabbrica, fondata nel 1893 a Crema), per volontà dell’allora Monsignor Angelo Pajno (1870-1967). Qui furono istituite l’Accademia Musicale Messinese “Santa Cecilia” e, nel 1971, l’associazione culturale polifonica “La Perosiana”, attive ancora oggi. Ad animarle fu il Maestro Alessandro Gasparini (Quinto di Treviso, 1902-Messina, 1983), giunto nella città siciliana nel 1932, solo due anni dopo l’istallazione del pregevole organo. “Squisito artista”, come è stato definito, insegnante, compositore e studioso di musica, Alessandro Gasparini è stato l’Organista del Duomo di Messina, dove arrivò per intercessione del Maestro Oreste Ravanello (1871-1938), insegnante del giovane a Padova, e dove rimase fino alla sua morte, avvenuta nel 1983. Cinquant’anni di permanenza nella città siciliana, dunque, con un’assenza solo nel periodo compreso tra il 1943 e il 1947, quando a causa del secondo conflitto mondiale Gasparini dovette lasciare Messina per tornare nei luoghi natii. Durante questa parentesi egli insegnò “Organo e composizione organistica” presso lo stesso Conservatorio “Cesare Pollini” di Padova in cui si era diplomato nel 1927. Infatti, Messina e il suo Duomo, intitolato a Santa Maria Assunta, erano stati colpiti dai bombardamenti così come l’organo stesso, il più grande d’Italia a quel tempo – come si diceva – dotato di cinque manuali, 61 tasti e migliaia di canne; si dovette, perciò, attendere per riprendere le attività “normali” all’interno della Chiesa perché solo nel 1948 venne installato un nuovo strumento in sostituzione del precedente. Ricostruito a partire dall’anno precedente, il 1947, il suddetto strumento verrà affiancato cinquant’anni dopo da un altro Tamburini, battezzato dallo stesso Maestro Gasparini poco prima della sua morte, il giorno 4 giugno del 1983, e collocato questa volta nella Parrocchia della Santa Annunziata, sempre a Messina.

Intanto, il giorno 8 agosto 1948 alle ore 19.00 nel Duomo si era tenuta la Santa Messa di inaugurazione del Tamburini “maior”, nella quale occasione il Maestro Gasparini aveva eseguito all’interno della Basilica Maggiore brani di Bach, Frescobaldi, Bossi, Guillmant, concludendo con il grande finale di Louis Vierne. Nella medesima circostanza il musicista aveva spiegato la complessa struttura dello strumento e la sua difficile ricostruzione nel dopoguerra.

Nella sua carriera Alessandro Gasparini interpretò brani di grandi compositori italiani e stranieri, quali la toccata e fuga in re minore di Johann Sebastian Bach, in cui eccelleva, ma anche sue composizioni a carattere sacro; tra queste ricordiamo le “Acclamationes”, i “Magnificat”, i “Confiteor”, la “Messa minima al Sacro Cuore di Gesù a quattro voci miste”, il “Da pacem Domine”, sonate, litanie e molto altro ancora. Oltre che per l’attività di compositore, il Maestro si distinse quale studioso e promotore dell’arte musicale, guidando la corale “La Perosiana”, di cui fu il primo Direttore e che considerava la sua “creatura”; inoltre, contribuì alla nascita dell’associazione “Amici dell’Arte Sacra”, con la quale organizzò diversi eventi, tra cui la fiera dell’organo. Infine, come si diceva, egli insegnò composizione presso l’Accademia Musicale di Santa Cecilia, di cui fu uno dei fondatori e primi professori. “Apprezzato ed impareggiabile maestro di canto sacro”, come venne descritto in un articolo apparso sul quotidiano “Gazzetta del sud” del 18 giugno 1983, ebbe numerosi allievi, tra cui il noto compositore Giuseppe Sinopoli (1946-2001), che studiò teoria della musica e organo a Messina a soli 12 anni proprio col Maestro; inoltre, il Direttore d’Orchestra Maurizio Arena (1935), famoso oggi a livello internazionale, “si incrociò” con Alessandro Gasparini a Messina, dove Arena era nato. Qui il Maestro rappresentava un vero e proprio “centro di identità musicale” per via delle “effusioni straordinarie” che emanava l’organo quando egli lo suonava: con queste parole si è espresso lo stesso Arena in un’intervista rilasciata alla scrivente in data 23 luglio 2024, durante la quale il noto Direttore ha avuto modo di manifestare la sua grande ammirazione per il Maestro e il suo attaccamento anche alla città di Messina. Infatti, ha aggiunto Arena, Gasparini seppe “valorizzare con cordialità” e “accompagnare con affetto” il giovane Maurizio, seguendone il cammino ed esortandolo in virtù delle qualità artistiche che vi riconosceva. Colpito in particolare dall’attenzione che Maurizio “metteva nel seguire la parola cantata”, Alessandro Gasparini – ha dichiarato il Direttore – dimostrò sensibilità e interesse per quello che lui riconosceva come un talentuoso e promettente musicista. In questo senso è possibile affermare che Gasparini fu per Arena, se non un vero insegnante in senso stretto, una guida spirituale e un “padre” professionale per il giovane, che a Messina trasse grande giovamento dal clima vivace e intenso dal punto di vista culturale che contraddistingueva il centro siciliano. Tale clima fu così proficuo che, nonostante Maurizio Arena nella sua lunga carriera abbia riscontrato fama a livello internazionale per il suo lavoro, che lo ha portato nei principali teatri d’Europa e del mondo, ricorda sempre – ancora oggi – i tempi irripetibili della sua stagione messinese.

L’organo Tamburini resta tuttora all’interno del Duomo, con i suoi 162 registri e le sue circa 16.000 canne, che ne fanno uno degli strumenti più grandi al mondo dopo quelli di Milano e di Passau. Esso è lì a ricordarci l’importanza delle tradizioni e della musica quale patrimonio collettivo dell’Umanità da conservare, valorizzare e far conoscere nel mondo.

*Valentina Motta, scrittrice