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Museo Ferragamo, un primato green

Primo museo aziendale green d’Italia per la capacità di monitorare e convertire in chiave ecosostenibile le emissioni di Co2 coniugando arte, moda e sostenibilità

L’Italia vanta dieci prestigiosi musei ecosostenibili, tra questi merita di essere attenzionato il Museo Ferragamo.

 Era in 1938 quando Salvatore Ferragamo inaugurava il suo laboratorio di calzature nell’esclusiva location di palazzo Spini Feroni, edificato nel 1289, per iniziativa del banchiere Geri Spini. Proprio qui il fondatore della casa di moda iniziò a produrre calzature di lusso, circondato dagli affreschi di Bernardino Poccetti e dall’altorilievo in marmo di Giuseppe Piamontini. Coniugare arte, storia e slancio produttivo deve essere apparso un processo naturale al creativo imprenditore, che ha trasmesso questa vocazione ai suoi successori. Oggi la missione del museo è certamente quella di preservare e tramandare, anche attraverso la documentazione d’archivio, lo spirito pioneristico di Salvatore Ferragamo e al tempo stesso esprimere l’adesione partecipe alla contemporaneità con una sensibilità che si rinnova costantemente e che esprime questo rinnovamento attraverso mostre e progetti che si coniugano con la politica produttiva dell’azienda. Il successo dell’iniziativa si deve anche alla sensibilità della moglie Wanda e della sorella Fiamma Ferragamo che hanno saputo coniugare la passione per la moda allo spettacolo, alla cultura ed hanno avvertito l’esigenza di tramandare, informare, coinvolgere e proiettare verso l’esterno la loro visione artistica. 

Recentemente il Museo Ferragamo si è imposto sulla scena internazionale come primo Museo Aziendale Green d’Italia per la capacità di monitorare e convertire in chiave ecosostenibile le emissioni di Co2; di coniugare arte, moda e sostenibilità; di proporre mostre, eventi, programmi educativi e didattici rivolti al cittadino e incentrati sul recupero e riutilizzo di materiali e consumo di fonti energetiche rinnovabili. 

A dare nuovo slancio alla mission ha contribuito la mostra “Sustainable thinking”, fortemente voluta dalla direttrice del Museo Stefania Ricci. La mostra è stata proposta per sensibilizzare il pubblico al consumo responsabile, utilizzando il linguaggio dell’arte e della moda. Sono stati coinvolti numerosi artisti di diverse età e regioni geografiche, che hanno incentrato il processo creativo sul rapporto tra uomo e natura, riconsiderando l’impiego dei materiali e le tecniche produttive, con il chiaro intento di sensibilizzare la collettività. 

Una tappa fondamentale del rinnovato slancio artistico della Ferragamo è la reinterpretazione in chiave ecologica del sandalo rainbow, creato nel 1938 per la celebre attrice Judy Garland. Recentemente sono stati realizzati 100 pezzi rari con zeppa in vero legno, rifiniti a mano con cotone organico, foderati in pelle e senza emissioni di anidride e consumo di acqua. La Ferragamo ha dimostrato che è possibile quantificare le emissioni dovute alla realizzazione di prodotti commerciali dal pregio artistico e compensarle tramite progetti di riforestazione, riciclo, smaltimento. Il principio è stato ribadito lanciando sul mercato le ballerine viva realizzate con materiale a basso impatto ambientale: filati di cotone e poliestere riciclati, plastica bio-based e gomma naturale. 

Le iniziative culturali promosse sono orientate a promuovere il modello di un’industria dell’alta moda aderente all’economia circolare e aperta ad alleanze per promuovere progetti pionieristici in ambito ecosostenibile. Tra tutte spicca la collaborazione con Orange Fiber per la creazione di tessuti sostenibili ricavati dalla scorza di arance, inoltre tramite Treedom è stato possibile piantare nei pressi di Catania 100 alberi di arance.

Nell’ottica di un’economia circolare sono stati prodotti occhiali da sole colorati utilizzando materiali di scarto delle industrie agricole. 

Persino le confezioni sono realizzate in carta certificata, che accerta la corretta gestione forestale e tracciabilità dei prodotti. Il tratto distintivo della casa di moda: la confezione rossa è composta per il 70% da fibre riciclate e per il 30% da cellulosa trattata con processi ecologici. Persino in caso di spedizioni è previsto l’uso di riempitivi bio-based. La stessa scrupolosa attenzione è stata riservata alle etichette dei capi e alle grucce realizzate con materiali riciclati e bioplastica. 

La produzione aziendale si basa al 100 % sullo sfruttamento delle fonti energetiche rinnovabili e si avvale di un sistema di gestione computerizzato per monitorare gli impianti. Per ridurre il più possibile le emissioni di gas nocivi e ottimizzare lo spostamento delle risorse umane è consuetudine avvalersi di servizi per la mobilità sostenibile: car sharing e carpooling, inoltre, grazie alla collaborazione con la BMW, saranno forniti 150 veicoli aziendali elettrici. 

La nota casa di moda ha rilanciato i suoi obiettivi ecosostenibili per il prossimo 2029, auspicando la riduzione del 42% di emissioni di gas GHG rispetto ai consumi del trascorso 2019. 

Ulteriori mostre collaterali, tenutesi in questo ultimo triennio, a Palazzo Vecchio e presso il Museo del ‘900 hanno contribuito a rafforzare l’immagine di Firenze smart city, in cui è visibile lo sforzo di molteplici professionalità che operano nel settore dell’arte, dell’impresa e della quotidianità per promuovere un mondo più equo ed ecosostenibile. 

*Tiziana Santoro, giornalista