Monica Florio, Un tiro mancino (L’Erudita, 2020)
“Un tiro mancino” (L’Erudita, 2020) è il nuovo romanzo young-adult di Monica Florio, scrittrice e giornalista napoletana. Nella sua produzione letteraria, l’Autrice ha spesso affrontato questo genere ma la valenza sociale delle tematiche trattate rende il libro adatto a un pubblico non solo adolescenziale.
Bullismo, omofobia, pedofilia, contrasti generazionali sono alcune questioni che Monica Florio ha affrontato in questi romanzi dedicati al mondo giovanile, ponendo sempre l’attenzione ai minimi dettagli e all’analisi psicologica dei personaggi.
Nei suoi libri la scrittrice ha raccontato il disagio giovanile, accentuato dalla scarsa attenzione delle famiglie stesse che si accorgono con ritardo dei problemi e delle insidie che affliggono questa fascia di età.
“L’amicizia è come una strada in salita, irta di ostacoli… è un po’ come l’amore: per rafforzarsi deve superare infinite prove, anche i tradimenti”. Queste parole, tratte dal romanzo “Un tiro mancino”, definiscono il fulcro della narrazione.
È la storia di tre ragazzi (Milena, Veronica e Marco) e della loro amicizia che nasce in un’età difficile e complessa. Ma è anche la storia dei rapporti difficili tra il mondo adulto e quello degli adolescenti ( “Elena… stentava a riconoscere sua figlia, solitamente dolce e remissiva, in quell’adolescente astiosa e problematica”; “Milena notò che ogni volta che Marco parlava della sua famiglia, il suo volto si rabbuiava”), difficoltà causate dalla dissoluzione della famiglia tradizionale, dalla crisi della figura paterna e materna, dalla chiusura dei giovanissimi (e non solo) in un mondo virtuale che utilizza la rete come luogo di condivisione di esperienze che troppo spesso si sostituisce al mondo reale.
Di questo mondo “virtuale” non fa parte la tredicenne Milena che si innamora di Marco, “un ragazzo alto e con le spalle ampie, i capelli folti e neri: uno dei pochi quindicenni a non avere il piercing o l’orecchino”. Marco è uno sportivo e un atleta, e cela un segreto, che rivelato da Veronica, la rivale di Milena, determinerà la sua emarginazione.
La violenza subita da Marco ad opera di alcuni coetanei consente alla scrittrice di affrontare nella narrazione il tema del conformismo che si manifesta con la paura e l’avversione irrazionale nei confronti dell’omosessualità e, più in generale, con l’intolleranza.
L’amicizia tra Milena e Veronica è messa duramente alla prova da bugie, incomprensioni e rivalità. L’autrice descrive, con parole misurate e con acuta attenzione, un mondo di tormenti interiori, fatto di sofferenze e anche di rimorsi. Ma sarà proprio la gravità della situazione ad avvicinare le due ragazze che riusciranno a superare il loro egocentrismo e a prodigarsi per aiutare l’amico in difficoltà. Unite da un’inaspettata solidarietà e allo scopo di ristabilire quei rapporti affettivi dilaniati dalle incomprensioni e dalla solitudine, riusciranno ad archiviare il passato gettando le basi per un solido futuro.
Lo stile del romanzo è scorrevole, vivace ed efficace, l’impianto narrativo è armonico ed equilibrato. Il libro, che suscita forti emozioni, sottolinea come sia necessario andare oltre l’apparenza esteriore, quell’immagine che è ormai l’unico metro di giudizio per il mondo borghese. Il momento in cui Marco non sarà più il golden boy, l’oggetto del desiderio delle due ragazze a causa del pestaggio subito, sarà decisivo per la sua trasformazione. Questa crescita interiore per le due ragazze sarà, invece, più lenta e indolore.
Un romanzo da leggere con i propri figli e da proporre come lettura nelle scuole.
*Marilisa Palazzone, docente