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Micali, moderno “Colapesce” dello Stretto

Lo scultore di Giampilieri (Me) modella scarti materiali che trova in fondo al mare facendo “riemerge” opere d’arte

Nicola Micali, scultore e illustratore messinese, cavalca i miti e le leggende siciliane attraverso l’arte. Come un moderno “Colapesce” crea e modella scarti materiali che trova in fondo al mare facendo “riemerge” opere d’arte. Protagonista della copertina dello scorso numero con il “suo” Efesto, dio del fuoco, delle fucine, della scultura e della metallurgia, adorato in tutte le città dell’antica Grecia. Nell’Iliade Omero racconta di come Efesto fosse piuttosto brutto e di carattere volubile ma costruttore abilissimo. La sua grande fucina si trovava nelle viscere dell’Etna e di altri vulcani, dove lavorava insieme ai suoi ciclopi, creando e forgiando armi. L’immagine, scelta dall’artista per la cover del numero di ottobre, ha voluto richiamare le guerre di oggi, il conflitto russo-ucraino e quello appena deflagrato tra Israele e Hamas. La continua produzione di armi che non vede fine e genera morte e distruzione.

Nicola com’è nata l’idea di raccogliere materiali di scarto dai fondali marini di Giampilieri e realizzare opere d’arte? L’idea di raccogliere materiali di scarto dai fondali marini è nata dalla necessità di trovare il materiale perfetto per dare vita alle mie opere d’arte. Durante le mie numerose immersioni, ho scoperto le infinite opportunità che il mare offre. Lì, nelle profondità, giace del ferro con una storia da raccontare, arrugginito, levigato dal tempo e dalle correnti che attende silenziosamente di essere trasformato in qualcosa di nuovo e sorprendente. Inoltre, il tema del recupero e della tutela ambientale ha assunto per me un’importanza particolare, poiché il mio profondo legame con il mare mi spinge a proteggere e preservare questo incredibile e prezioso habitat.

So che utilizzi strumenti auto-costruiti per realizzare le tue opere Ci racconti il motivo di questa scelta? Lo sviluppo della mia tecnica scultorea e la necessità di eseguire lavorazioni specifiche da me brevettate, mi hanno spinto a creare una gamma di utensili appositamente progettati, frutto di un’intensa ricerca e che ha richiesto tempo e dedizione. Per creare gli strumenti che utilizzo per lavorare alle mie opere, parto da oggetti di recupero che trasformo in attrezzi unici nel loro genere e che, chiaramente, non si trovano in commercio.

Parlaci delle tue prime mostre e dell’ispirazione che ti dà immergerti nei fondali blu marini per la tua arte. Il primo evento espositivo che ha dato in parte inizio al mio percorso artistico si è tenuta a Stia (Arezzo) in occasione della XXIV Edizione del concorso internazionale di scultura in ferro, l’opera dal titolo “Breccia” è nata da un disegno fatto nei momenti di pausa sulla nave dove prestavo servizio durante i miei anni in marina, per poi essere effettivamente realizzata nel mio laboratorio a Messina.

L’opera diede inizio ad una serie di sculture che fanno parte di un progetto a cui sto ancora lavorando. 

Successivamente, la mia prima personale, intitolata “Mare d’inchiostro”, è stata un’esperienza straordinaria. Si è tenuta presso il suggestivo spazio espositivo del Cantiere della Memoria, situato a Le Grazie, una frazione del comune di Portovenere, conosciuta anche come la città dei palombari. Questa mostra monografica è stata incentrata sul meraviglioso mondo degli abissi, un tema affascinante che mi è particolarmente caro, poiché durante il mio servizio nella Marina Militare ho avuto l’opportunità di seguire un corso di addestramento per diventare palombaro grazie al quale ho potuto vivere esperienze uniche. Per me, il mare rappresenta la massima espressione di libertà. Esplorarlo e sentirmi parte integrante di esso nutre la mia anima e, di riflesso, si riflette nel mio lavoro.

A cosa stai lavorando adesso? Al momento sto lavorando ad una mostra che vede come tematica principale i demoni celati nell’animo umano, un progetto e uno studio nato dal confronto con l’artista e amico Walter Tacchini. Inoltre, ho ultimato da poco una serie di opere a cui sono particolarmente legato, opere  incentrate sulle storie antiche, sui miti e sulle leggende della mia amata Sicilia.

Può l’arte aiutare a fermare la violenza contro le donne che sta caratterizzando questa fase della nostra società contemporanea?

Assolutamente sì. Attraverso l’espressione artistica è possibile creare consapevolezza, promuovere il dialogo e stimolare il cambiamento sociale. L’arte ha il potere di rompere gli schemi mentali, di smuovere le emozioni e di suscitare riflessioni profonde. Attraverso opere d’arte, si possono rappresentare le esperienze delle donne, denunciare l’oppressione e sfidare gli stereotipi di genere. Possono educare il pubblico, sensibilizzandolo sui problemi di genere e incoraggiandolo a impegnarsi attivamente nel cambio di atteggiamenti e comportamenti violenti. Attraverso l’arte, si può promuovere un messaggio di rispetto, uguaglianza e amore. Gli artisti hanno il potere di ispirare e influenzare il pubblico, spingendolo ad agire, ad abbracciare diversità e a creare una società più inclusiva, in cui la violenza contro le donne sia fermata.

*Roberto Sciarrone, direttore responsabile di Verbum Press