Maurizio Marinella e la sua Napoli
>> trenincorsa 2.0
Nell’elegante showroom affrescato con dipinti di Domenico Morelli, Maurizio Marinella ripensa ai primi anni del suo lavoro. “Da piccolo venivo incaricato da mio padre di consegnare a domicilio la merce ai clienti. Poi mi sono dedicato a occuparmi del negozio a tempo pieno dal 1970. Sicuramente in questi ultimi trent’anni il tipo di clientela è mutato. C’è ancora una categoria di napoletani che si accosta a noi per passione, venendo a scegliere una cravatta e intrattenendosi nello showroom, ma si va sempre più sviluppando quel tipo di rapporto pret-a-porter, fatto di clienti occasionali, spesso stranieri, che arrivano frettolosamente nel negozio per acquistare il prodotto già pronto.”
Anche la fila che si forma davanti al negozio nei periodi di punta ha una sua tradizione, perché spesso è formata da napoletani e stranieri tra i quali si instaura una specie di rapporto di complicità con scambi di consigli e intermezzi di caffè e cornetti caldi, serviti ogni mezz’ora dal ragazzo del bar accanto. Marinella ama la sua città, ma “Napoli, che considero la città più bella del mondo, oggi vive una grave crisi. Anche il fallimento della squadra di calcio è lo specchio di questa situazione. Penso che la colpa sia un po’ di tutti noi: o ci si dà una regolata, oppure questa spaccatura da Roma in giù si accentuerà ancora di più. Rimini, Riccione o Cattolica non hanno nulla da invidiarci da un punto di vista paesaggistico e climatico, eppure sono località dotate di un’organizzazione impeccabile, che accoglie il turista regalandogli una dimensione di pieno confort. Qui invece, quando il lunedì mattina cammino sul lungomare secondo una mia vecchia abitudine, vedo la scogliera trasformata in un ricettacolo di rifiuti, dalle lattine alle bucce di cocomeri. Tutto questo certamente non incoraggia progetti di investimenti da parte del Nord e fa sì che l’immagine che esportiamo sia recepita in modo estremamente negativo.”
Eppure “il golfo di Napoli è un gioiello, e io voglio prevedere e augurarmi un futuro se non roseo, perlomeno azzurro, come i colori della nostra città…”
*Annella Prisco, scrittrice