Lo spopolamento dei centri minori
Roma, Camera dei Deputati, 15 luglio 2024
Quello dello spopolamento dei centri minori situati in zone disagiate, lontane dai grandi centri abitati e in zone poco o affatto toccate dal turismo, è un tema che sto studiando da anni ormai, un fenomeno che ha bisogno di politiche e strumenti adeguati per tentare di frenare o invertire la tendenza del calo demografico in oggetto.
Se ne è parlato alla Camera dei Deputati, il 15 luglio a Roma, al convegno: “Una strategia per lo sviluppo delle Aree interne”, con diversi parlamentari, sensibili al fenomeno, che hanno ospitato una delegazione di Sociologi ANS, con in testa il presidente ANS Abruzzo Orazio di Stefano; tra i numerosi presenti, diversi sindaci interessati al fenomeno, e il sottoscritto che intende di seguito esporre alcune considerazioni.
Il fenomeno dello spopolamento era stato l’argomento principe, il 30 dic. 2022, nel convegno in Abruzzo, a Celenza sul Trigno, in prov, di Chieti: (1.352 abitanti, nel 1970(1), 1.313 nel 1980(2), 900 nel 2017, stima ad oggi 781); alla presenza del Sindaco e del sottoscritto, con esperti del posto, tra i quali il già citato Orazio di Stefano, si era parlato della fuga dai paesi di montagna verso le città della costa adriatica, baciate dal turismo e fornite di efficaci agglomerati industriali, moderni centri commerciali, fonti di reddito e di svago per i residenti, soprattutto per la fascia di giovane età. Si era svolto lo scorso anno un altro convegno sempre in provincia di Chieti, nella sala convegni del Comune di Dogliola, alla presenza del sindaco, una località che, da un migliaio di residenti nel 1951, diminuiti a 589 nel 1970(1), 588 nel 1980(2), 358 nel 2017, si stima che ne abbia oggi circa 300; si ipotizza che tra qualche decina di anni questo nucleo urbano, come succederà per tanti altri comuni montani, diventerà una città fantasma: una “ghost town”.
Il fenomeno non interessa il solo Abruzzo ma anche altre regioni italiane, e non è questione di Nord e Sud, ma piuttosto, genericamente parlando, di scomodità dovuta altezza in quota del centro abitato e soprattutto della lontananza dalle nuove urbanizzazioni, sorte in pianura, in località facilmente raggiungibili, magari nei pressi di grandi città che risultano attrattive, con industrie, terziario, turismo e divertimenti. Ho sentito parlare di una frazione di un comune della Toscana, in prov. di Pisa, Toiano, che nel 2020 era abitata da un’unica persona registrata come residente, la quale funge da custode di quel “museo all’aperto” che, nella bella stagione, accoglie un po’ di villeggianti, possessori di seconde case.
Lo scorso anno, in un convegno sulla stessa tematica svoltosi in Molise, a Roccavivara, in prov. di Campobasso (1.422 abitanti nel 1970(1), stabilizzati a 1.448 nel 1980(2), circa 800 ab. nel 2017, oggi intorno ai 622 ab.), ho ascoltato la storia di un ragazzo che, pur lavorando presso gli uffici comunali del suo paese natio, situato in montagna e destinato allo spopolamento, dando il cattivo esempio, ha preferito trasferirsi sul mare, a San Salvo in provincia di Chieti, ridente città costiera, che con la adiacente Vasto forma una conurbazione da più di 60.000 residenti: territorio che nella stagione turistica si trasforma in un’unica metropoli da mezzo milioni di abitanti. Quel giovane si è voluto trasferire in città, nonostante sia costretto ad affrontare ogni giorno più di un’ora di auto percorrendo, tra andata e ritorno, ca 70 Km; ma come dar torto ad un ragazzo che non vuole vivere in una località abitata ormai da una popolazione formata da pensionati e dove ci sono pochissimi esercizi commerciali: preferisce abitare nel tempo libero in una città vivace, dotata di servizi: palestre, piscine, centri sportivi, biblioteche, sale cinematografiche, bar, ristoranti; un posto dove è più facile socializzare, conoscere ragazzi e ragazze e, magari, mettere su famiglia facendo crescere dei bambini con tutti i confort.
A testimonianza del livello nazionale del problema dello spopolamento dei centri minori, ricordo di aver relazionato, via Web, a maggio dello scorso anno, ad un convegno svoltosi a Reggio Calabria sulla stessa tematica: la Calabria è una regione che sta soffrendo molto della fuga dei giovani verso il centro-nord Italia e verso l’estero.
C’è da dire che non esiste soltanto il problema della migrazione da una città all’altra; ne esiste anche un’altra tipologia: quella all’interno dello stesso comune, di norma, dal centro alla periferia (soprattutto per problemi economici), ma anche dalla parte alta dell’abitato, quella più antica, verso la pianura, lì dove c’è la stazione ferroviaria, il capolinea dei bus, dove ci sono tutti i servizi, i centri commerciali, quartieri moderni, giardini, ampi viali con facili parcheggi. Un esempio, la cittadina abruzzese di Scurcola Marsicana (Aq) il cui Comune non ha grossi problemi di spopolamento (2.100 ab. nel 1980(2), 2.778 ab. nel 2017, 2670 nel 2022): l’abitato sull’altura, dove spicca un bel castello, la Rocca Orsini, dove le automobili non possono arrivare agevolmente, si sta spopolando a favore della parte nuova della città, nella pianura sottostante, ed è emblematico vedere i numerosi cartelli “vendesi” sui portoncini delle vecchie abitazioni disabitate da anni e che pochi sono disposti ad acquistare.
Sull’abbandono dei paesi di montagna, abbiamo saputo dai media, la storia di un borgo dell’Emilia-Romagna nel quale, avendo chiuso l’unico negozio che, sopperendo alla mancanza di altri esercizi commerciali, vendeva un po’ di tutto, i pochi abitanti, quasi tutti anziani, sono costretti a lasciare l’elenco della spesa da fare, al parroco, il quale, raccolte tutte le ordinazioni, le trasferisce al negoziante di un paese vicino che arriva poi ad un’ora stabilita, con un furgone, presso la parrocchia, con la merce che viene distribuita agli abitanti. Una situazione da quello che una volta si chiamava “terzo mondo” veramente insostenibile: si pensi soltanto all’annullamento della privacy (per chi ha bisogno di acquistare medicine, pannolini o oggetti particolari), e a chi, per religione professata, o essendo agnostico, non vorrebbe avere nulla a che fare con il parroco: anche questa località è destinata a diventare una città fantasma.
In conclusione, riepilogando, nei centri minori in via di spopolamento nei quali tra l’altro l’accesso ad Internet risulta difficoltoso e non agevola lo smart working, come un cane che si morde la coda, chiudono le scuole per mancanza di alunni (non ci sono più coppie giovani con bambini), chiudono i bar e i negozi per carenza di clienti, chiudono i servizi essenziali, le attività commerciali, i luoghi di svago, e le poche persone che rimangono, quasi tutti pensionati, a mano a mano si spengono (a causa della vecchiaia, ma anche per la noia) e quelle località in pochi anni sono condannate a scomparire.
Nella maggior parte dei casi si tratta di borghi medievali con importanti monumenti e prestigiosi palazzi appartenuti a nobili famiglie, e il tutto è destinato alla rovina se non si prendono i dovuti provvedimenti da parte delle autorità competenti che dovrebbero poter frenare la fuga dei giovani con incentivi adeguati, tenendo esercizi commerciali aperti, anche a spese dell’amministrazione locale (ma anche regionale o statale), dando in affitto o vendendo, al prezzo simbolico di un Euro gli appartamenti vuoti a chi è disposto a prendere la residenza sul posto e a mettere su famiglia, tagliando le tasse o addirittura fornendo incentivi economici, offrendo posti di lavoro a chi non ce l’ha, magari attinenti il mantenimento delle strutture abitative, dei monumenti, dei beni comuni in generale, musei, luoghi di cultura e svago, con l’intento di mantenere in vita questi piccoli borghi, diversi dei quali dal passato glorioso, che fanno del nostro Paese un esempio unico a livello mondiale.
Uno dei rimedi potrebbe essere proprio il turismo: nelle numerose piccole località ci sono case padronali vuote o poco utilizzate, boschi adatti alla realizzazione di camping o parcheggi di camper, che potrebbero ospitare villeggianti, così da dare vigore all’economia del paese, alle casse comunali, alle piccole attività e all’indotto in generale. Da parte dei comuni però, per attirare questa tipologia di turisti, si presenta la necessità di rigenerare le comunità attraverso la formazione: bisognerà essere pronti ad accogliere nel miglior modo possibile i turisti con strutture e personale dedicati all’accoglienza. Data però la scarsezza dei mezzi da parte delle casse comunali, ripeto che dovrebbero essere le casse regionali o dello Stato ad intervenire, per evitare la scomparsa di queste storiche pietre preziose, diamanti disseminati nel territorio del nostro “Bel Paese”.
Bibliografia e sitografia
Sito ISTAT per quanto riguarda il n. di abitanti nei vari comuni riferito al 2017.
Wikipedia: Celenza sul Trigno
Wikipedia: Dogliola
Wikipedia: Roccavivara
Wikipedia: Scurcola Marsicana
1- Popolazione e movimento anagrafico dei comuni, ISTAT, ed. 1970
2- Popolazione e movimento anagrafico dei comuni, ISTAT, ed. 1980
*Pietro Zocconali, presidente Associazione Nazionale Sociologi ANS, giornalista