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“L’Italia esporta sicurezza nel mondo”

Lo ha dichiarato tardivamente Lloyd Austin, Segretario alla Difesa degli Stati Uniti nella recente visita al Pentagono del Ministro della Difesa Lorenzo Guerini

Lloyd Austin, Segretario alla Difesa degli Stati Uniti, ha accolto nella recente visita al Pentagono il Ministro della Difesa Lorenzo Guerini ed ha dichiarato: “L’Italia è un esportatore di sicurezza nel mondo, e noi ne apprezziamo il ruolo e il contributo sulla scena internazionale”. 

Non ci sono mai stati dubbi! L’Italia ha dimostrato una particolare attitudine al dialogo e nella leadership, nelle missioni NATO e ONU a cui ha partecipato, è riuscita ad imporre sicurezza e dialogo con garbo e fermezza. Arriva in ritardo l’investitura sancita pubblicamente dall’alleato d’oltreoceano, bastava rivedere la storia della NATO  e dell’ONU ed evitare la precipitosa fuga solitaria in Afghanistan degli USA. La missione NATO poteva essere trasformata in ONU, alleggerire la presenza militare USA con un graduale ritiro e lasciare all’Italia in concorso con altri partner, la guida e il ruolo di continuare a completare il percorso democratico. Gli Stati Uniti non saranno più la guida di nulla, il Pentagono si è arreso assieme alla NATO, una figuraccia che si aggiunge alla fuga dal Vietnam e a tante altre guerre create e fallite miseramente, come l’ultima campagna contro la Siria. 

Il buco nero in cui si è infilata la NATO è stato fatale, per la prima volta dopo la fine del secondo conflitto mondiale, la coalizione armata più grande del mondo ha preso un sonoro schiaffo da un gruppo di predoni armati di Kalashnikov e senza copertura aerea. La scelta unilaterale degli Stati Uniti di lasciare l’Afghanistan, è stata scellerata ed ha avuto il colpevole avallo   della NATO, con i partner più importanti allineati al volere degli Stati Uniti, una disfatta che stranamente non ha prodotto nei vertici nessuna dimissione. 

I Talebani hanno trovato la strada spianata verso Kabul, attuando la loro ferocia di tagliagole, contro le frange dell’esercito afghano e della resistenza nel Panjshir, che si sono opposte al loro passaggio. Le difficoltà cominceranno adesso, nei prossimi mesi vedremo se sapranno gestire il caos istituzionale, la fame e le proteste di un popolo giovanissimo, che è cresciuto per vent’anni nella democrazia, malgrado la corruzione imperante. Riportare l’orologio indietro di vent’anni, non sarà cosa facile, la violenza dei Talebani accentuerà l’odio e l’esodo biblico della popolazione, che è già iniziato.

Si poteva uscire dall’Afghanistan a testa alta e senza creare danni alla popolazione civile, bastava lasciare condurre le operazioni ad una nuova coalizione, con meno militari supportati dalle Forze Armate Afghane sul modello NATO Kosovo, oppure ONU Libano, adattandola alla realtà Afghana. 

Gli USA hanno l’abitudine di lasciare i teatri di guerra, è nel loro stile e l’opera della ricostruzione delle aree pacificate è stata sempre lasciata a coalizioni, che con lungimiranza e fermezza ne hanno guidato la transizione e la crescita. Nelle missioni internazionali e in particolare nelle operazioni di stabilizzazione e crescita le Forze Armate italiane si sono sempre distinte, per la loro concretezza e il fermo ma rispettoso approccio verso la popolazione, ricevendo sempre consenso e apprezzamenti. Le attuali missioni NATO in Kosovo e ONU in Libano, a Comando italiano sono l’esempio lampante delle nostre attitudini a gestire e coordinare il dopo intervento bellico e hanno scritto pagine di storia indelebili, nel rispetto delle popolazioni, etnie e religioni. 

In Kosovo durante la crisi del 1999, abbiamo prelevato con un ponte aereo famiglie intere, le abbiamo ospitate in caserme dismesse, siamo andati con la Nato a bonificare in armi la regione e a cacciare gli irregolari Serbi, per poi riportare con un altro ponte aereo le stesse famiglie nelle loro case. Oggi il Kosovo vive una nuova primavera che lo porterà piano piano in Europa, con il grande contributo delle forze NATO a comando italiano ed in particolare delle nostre Forze Armate.

In Libano la missione UNIFIL è a Comando italiano, qui l’Italia ha iniziato la sua prima missione di pace nel 1982, in questi anni il Libano del Sud ha vissuto in maniera tranquilla grazie ai baschi blu dell’ONU e all’impegno delle nostre Forze Armate, le quali hanno creato un magistrale cuscinetto tra le LAF Forze Armate Libanesi, gli Hezbollah e Israele con il coinvolgimento attivo dei vertici e della popolazione locale.

In Afghanistan ad Herat il Comando NATO a guida italiana era schierato a protezione dell’aeroporto internazionale e dell’intera provincia, l’area con oltre 1.500.000 abitanti è stata quella con il maggiore indice di scolarizzazione. L’impegno italiano si è concentrato sui bambini, scuole, carceri femminili, infrastrutture e naturalmente sulla sicurezza. 

Ormai non si può tornare indietro, la NATO ha gravissime responsabilità, in quattro lustri non ha saputo inculcare e diffondere nei giovani valori come patria, onore e non ha ostacolato la corruzione dilagante insita nell’apparato statale. Le conseguenze le pagherà la comunità internazionale e nell’immediato le stanno pagando a caro prezzo, donne e i bambini.

*Domenico Interdonato, giornalista