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L’intelligenza emotiva nell’era digitale: come i leader possono migliorarla nelle organizzazioni?

Da qualche decennio, soprattutto a seguito della ricerca e dell’uscita del libro di Daniel Goleman, “Intelligenza Emotiva, che cos’è e perché’ può renderci felici” il termine ed il relativo concetto di intelligenza emotiva sono entrati nel linguaggio quotidiano e non solo negli operatori di settore. L’intelligenza emotiva è uno dei temi presentati più frequentemente nei TED Talk, nei blog di leadership e gestione dei team e delle organizzazioni.

Nel 2019 il World Economic Forum ha classificato l’intelligenza emotiva come uno dei 10 più importanti fattori di successo sul posto di lavoro. Tuttavia benché se ne parli, anche grazie all’avvento delle varie piattaforme digitali, spesso lo si fa in maniera approssimativa e, più di frequente, senza una vera pratica nella vita quotidiana.

Lo riscontro spesso nella mia professione di coach e formatrice. Sebbene abbia la fortuna di lavorare con persone di grande spessore professionale e umano, interessate al miglioramento di sé stessi, dei loro team/ organizzazione, spesso la gestione delle emozioni e ancor prima la loro comprensione sembra incontrare molta resistenza.  

Ma cos’è l’intelligenza emotiva? Perché’ dovremmo rifletterci, consapevolizzare il concetto e lavorarci su?

Che cos’è l’intelligenza emotiva? Immagina qualcuno che raramente perde il controllo della sua rabbia, o altre emozioni, indipendentemente dai problemi che sta affrontando. Oppure immagina qualcuno che ha la completa fiducia del suo team, gli presta attenzione, si rende disponibile per un confronto. Le sue decisioni sono attente e basate su informazioni attendibili. Con molta probabilità ti stai trovando di fronte ad una persona emotivamente intelligente.

Il profillo identificativo di tali persone, secondo vari studi, è il seguente, le persone emotivamente intelligenti:

• utilizzano, principalmente, la zona sinistra del cervello: se l’emisfero destro è logica, razionalità e praticità quello sinistro è intuito, sensazione e percezione 

• sono in maggioranza (ma non necessariamente) donne: statisticamente, sarebbero più propense rispetto agli uomini a ragionare con la parte sinistra, ed emozionale, del cervello

• sono persone equilibrate e sensibili, che non eccedono mai nel mostrare le proprie emozioni

• hanno una spiccata propensione ad esercitare l’intuito, l’ascolto dell’altro e sono attente ai dettagli

• per lo più sono persone pacate, ma ferme 

Il rinomato filosofo Alan De Bottom ci fornisce una chiara definizione: Quando parliamo di intelligenza emotiva ci riferiamo all’abilità di un individuo di capire come funzionano gli ingranaggi delle emozioni. Intendiamo la sua capacità di introspezione e comunicazione, di lettura degli umori altrui (e propri preciserei io) la pazienza, l’empatia e la comprensione anche nel relazionarsi con i lati meno edificanti del prossimo. 

L’intelligenza emotiva ti aiuta a costruire relazioni più forti, avere successo a scuola, sul lavoro e a raggiungere i tuoi obiettivi personali e di carriera. Può anche aiutarti a connetterti con le parti più nascoste di te, sentire senza veli e scuse i tuoi sentimenti, trasformare l’intenzione in azione e prendere decisioni solide su ciò che conta di più per te. Nelle organizzazioni è importante perché aiuta a neutralizzare i conflitti sul posto di lavoro, a ridurre lo stress dei membri del team, a costruire relazioni più forti e a migliorare la soddisfazione generale sul lavoro.

Le componenti dell’intelligenza emotiva. Secondo l’analisi di Daniel Goleman, l’intelligenza emotiva benché si nutra di componenti genetiche, può, anzi deve essere coltivata, pena la sua scomparsa. Nel modello di Goleman, l’intelligenza emotiva ha cinque elementi chiave:

1. Autocoscienza.

2. Autoregolamentazione.

3. Motivazione.

4. Empatia.

5. Abilità sociali.

Maggiormente, come leader, si è coscienti e si lavora su ciascuna di queste aree, maggiore è l’intelligenza emotiva.  Quindi, esaminiamo ogni elemento in modo più dettagliato e come puoi crescere come leader.

Intelligenza emotiva nella leadership

1. Consapevolezza di sé

Una persona consapevole di se stessa, sa sempre come si sente e sa come le proprie emozioni e azioni possono influenzare le persone che la circondano. 

Essere autoconsapevoli in una posizione di leadership significa anche avere un’immagine chiara dei tuoi punti di forza e debolezza, dei tuoi valori, obiettivi e preferenze. Significa essere consapevoli dei propri punti di forza e dei propri limiti, e quindi essere una persona sicura, ma allo stesso tempo umile.

Quindi, cosa si può fare per migliorare la propria autocoscienza?

• Tenere un diario: i diari aiutano a migliorare la propria autoconsapevolezza. Pochi minuti dedicati ogni giorno a scrivere i propri pensieri, può portare a un livello più alto di consapevolezza di se stessi.

• Rallentare: quando si provano rabbia o altre emozioni forti, è necessario rallentare  per esaminare il motivo: bisogna tenere a mente che qualunque sia la situazione, è sempre possibile scegliere come reagire. 

2. Autoregolamentazione

I leader che si autoregolano in modo efficace raramente attaccano verbalmente gli altri, prendono decisioni affrettate o emotive, stereotipano le persone o compromettono i loro valori. L’autoregolamentazione consiste nel mantenere il controllo. Questo elemento di intelligenza emotiva, secondo Goleman, copre anche la flessibilità e l’impegno di un leader a prendersi le proprie responsabilità e non addossare sempre la colpa agli altri.

Come si può migliorare la propria capacità di autoregolamentazione?

• Conosci i tuoi valori: Hai un’idea chiara di dove non scenderai assolutamente a compromessi? 

Quali sono I valori più importanti per te? Passa un po’ di tempo ad esaminare il tuo “codice etico”. Se sai cosa è più importante per te, probabilmente non dovrai pensarci due volte quando devi prendere una decisione morale o etica: farai la scelta giusta.

• Ritieniti responsabile: se tendi a incolpare gli altri quando qualcosa va storto, fermati. Impegnati ad ammettere i tuoi errori e ad affrontarne le conseguenze, qualunque esse siano. Probabilmente farai sogni piu’ sereni e guadagnerai il rispetto di chi ti circonda.

• Esercitati a mantenere la calma – La prossima volta che ti trovi in una situazione difficile, sii molto consapevole di come ti comporti. Scarichi lo stress urlando contro qualcun altro? Pratica esercizi di respirazione profonda per calmarti. Inoltre, prova a scrivere tutte le cose negative che vuoi dire, su un foglio poi strappalo e gettalo via. Esprimere queste emozioni sulla carta (e non mostrarle a nessuno!) è meglio che parlarle ad alta voce al tuo team. In questo modo sarà più probabile reagire nella maniera più consona.

3. Motivazione

I leader automotivati lavorano costantemente verso i loro obiettivi e hanno standard estremamente elevati per la qualità del loro lavoro.

Come puoi migliorare la tua motivazione?

• Riesamina il motivo per cui stai facendo il tuo lavoro: è facile dimenticare ciò che ami veramente della tua carriera. Quindi, prenditi del tempo per ricordare perché hai scelto il tuo lavoro. 

Se non sei soddisfatto del tuo ruolo e fai fatica a ricordare il tuo iniziale interesse, prova ad iniziare da un sintomo e chiederti il perché esiste, fino ad arrivare alla radice del problema. È una tecnica che i giapponesi usano spesso. Iniziare dalla radice spesso ti aiuta a guardare la tua situazione in modo nuovo.

• Assicurati che gli obiettivi che ti poni siano rispondenti alle tue ambizioni, attitudini, desideri e che ti riempiano di energia

• Chiediti quanto sei motivato a crescere come leader? Quale è il tuo scopo?

• Impara l’ottimismo: Martin Seligman il fondatore della psicologia positiva ha studiato l’ottimismo e come coltivarlo. Per coltivare l’ottimismo, una delle fondamentali emozioni positive, accetta il problema come sfida di apprendimento e crescita, poni la tua attenzione sugli aspetti positivi e pensa a come fare per migliorare la situazione, che in fondo difficilmente è permanente ed irrimediabile.

4. Empatia

Per i leader, avere empatia è fondamentale per gestire un team o un’organizzazione di successo. I leader con empatia hanno la capacità di mettersi nei panni dell’altro: facile a dirsi ma di difficile a farsi. Aiutano a far crescere le persone del loro team, hanno prontezza nell’agire di fronte all’ingiustizia, danno feedback costruttivi e hanno un’innata propensione all’ascolto e/o lo coltivano.

Come puoi migliorare la tua empatia?

• Mettiti nei panni di qualcun altro: è facile sostenere il tuo punto di vista. Dopotutto, è tuo! Ma prenditi il tempo per guardare le situazioni dal punto di vista di altre persone. 

• Presta attenzione al linguaggio del corpo – Forse quando ascolti qualcuno, incroci le braccia, muovi i piedi avanti e indietro o ti mordi il labbro. Questo linguaggio dice agli altri come ti senti veramente riguardo a una situazione e il messaggio che stai dando non è positivo! Imparare a leggere il linguaggio del corpo può essere una vera risorsa in un ruolo di leadership, perché sarai più in grado di determinare come si sente veramente qualcuno. Questo ti dà l’opportunità di rispondere in modo appropriato.

• Rispondi alle emozioni, non ignorarle!  – Per esempio quando chiedi al tuo assistente di lavorare fino a tardi – di nuovo. Sebbene non si rifiuti (d’altronde sei il capo) puoi sentire un certo disappunto nella sua voce. Rispondi tenendo conto delle sue emozioni. Digli che apprezzi quanto è disposto a lavorare ore extra e che sei altrettanto frustrato per il fatto di lavorare fino a tardi. Se possibile, trova un modo per evitare che le notti successive siano un problema (ad esempio, dagli il lunedì mattina libero).

5. Abilità sociali

I leader che possiedono queste capacità sono grandi comunicatori. Sono altrettanto aperti ad ascoltare cattive notizie quanto buone notizie e sono esperti nel convincere il proprio team a supportarli ed essere entusiasti di una nuova missione o progetto.

I leader che hanno buone capacità sociali sono anche bravi a gestire il cambiamento e risolvere i conflitti in modo diplomatico. Raramente si accontentano di lasciare le cose come stanno e attivamente partecipano alle attività lavorative: danno l’esempio con il proprio comportamento.

Quindi, come puoi costruire queste abilità sociali?

• Lavora sulla la risoluzione dei conflitti: i leader devono sapere come risolvere i conflitti tra i membri del team, i clienti o i fornitori. 

• Migliora le tue capacità di comunicazione – Come comunichi? Chiedi un feedback a persone fidate e inizia a lavorare sui punti da migliorare

• Impara a apprezzare e ringraziare gli altri: in qualità di leader, puoi ispirare la lealtà della tua squadra semplicemente riconoscendo il merito, apprezzando un lavoro, ringraziando per un gesto gentile.

Conclusioni

In questo momento storico caratterizzato da continui cambiamenti, spiccato dominio del mondo digitale e un information overload coltivare l’intelligenza emotiva è ancora più importante: sono aumentate le interazioni online e con persone distanti da noi che vivono in contesti diversi, anche appartenenti a team virtuali con abitudini diverse e valori diversi, differenti emozioni, circostanze diverse di cui proprio a causa delle distanza non riusciamo a coglierne il contesto. La stessa pandemia per quanto sentita da tutti ha avuto un impatto diverso sulle persone e le organizzazioni. Solo sviluppando l’intelligenza emotiva si riesce a sopperire all’altrimenti inevitabile proliferazione di sottili pregiudizi e incomprensioni. Diventa quindi ancora più importante restare in ascolto di sé e dell’altro per comunicare meglio. La profondità dell’ascolto diviene così un mezzo per contrastare la distanza e nutrire una relazione funzionale allo scopo. L’intelligenza emotiva rappresenta una fondamentale risorsa alle sfide dell’era digitale.

*Annelise Pesa, Executive Coach – Positive psychology & NLP Practitioner