Linda Giannattasio, Io dico no alle fake news (Mondadori)
Che ci sia un solo modo per contrastare il meccanismo di diffusione delle fake news e che consista nello svelare come esso funzioni, lo sostiene Corrado Formigli, volto noto del giornalismo televisivo, nel firmare la prefazione al volume di Linda Giannattasio, Io dico no alle fake news. 10 parole per capire il mondo (Mondadori).
Preso atto che oggi un numero sempre crescente di persone ha cessato d’informarsi attraverso i mezzi tradizionali, giornale e televisione, entrambi basati sul principio della ‘mediazione giornalistica’ quale garanzia di verifica dei fatti e di corretta gestione della notizia, bisogna riconoscere che, nel volgere di pochi anni, il venire meno di quella mediazione non ha generato un accesso alla ‘verità’ più diretto. Si è tradotto, invece, nella massiccia e incontrastata circolazione di sciocchezze e falsità tutt’altro che innocue, ma in grado di condizionare tanto i consumi quanto gli orientamenti politici di massa, fino a mettere in pericolo le fondamenta stesse della democrazia.
Delle falsità messe in rete esistono ormai numerosi e gustosi repertori, come quello curato da Marco Crittelli: brillante attore comico, impegnato da oltre dieci anni a smascherare bufale. In Come difendersi dalle fake news (Edizioni Mea) egli, ad esempio, ricorda il caso del «Cacciatore di dinosauri», accaduto nel 2014. Si tratta della foto di Steven Spielberg con alle spalle un dinosauro accasciato a terra. L’immagine, che risaliva al 1993, fu postata su Facebook dall’utente Jay Branscomb (noto in rete per i suoi post satirici) con questa didascalia: «Foto vergognosa di un cacciatore che posa felice vicino a un Triceratopo che ha appena massacrato. Per favore condividiamo con il mondo intero affinché si possa dare un nome e cognome a quest’uomo spregevole». In poco tempo il post venne condiviso da oltre trentamila utenti indignati, generando più di seimila commenti di condanna. Insomma, una valanga di fango riversata sul povero Spielberg, anche se sarebbe bastato un minimo di riflessione per comprendere che quella era una foto ripresa sul set cinematografico di Jurassik Park, poiché i dinosauri sono estinti da millenni e, comunque, ben prima che fossero disponibili le macchine fotografiche. Tra i ‘meme’, cioè le immagine a cui vengono sovrapposte scritte che ne stravolge il senso a scopo umoristico o anche diffamatorio, Marco Crittelli ricorda anche quello che attribuì a Flavio Briatore la frase “I poveri? Li riconosci per le mogli cesse”, da lui mai pronunciata; oppure la popolarissima bufala su Elsa Fornero (ministro tristemente noto per una riforma delle pensioni molto gravosa per i lavoratori) la quale avrebbe avuto una figlia andata in pensione a soli quarant’anni.
Il volume di Giannattasio è, invece, un più sistematico strumento di riflessione per quanti, giovani e non, utilizzino oggi le piattaforme digitali e i ‘social prediletti’ quale principale fonte d’informazione e, dunque, di formazione della propria coscienza civile. Infatti, attraverso l’analisi di dieci parole-chiave, alla quale corrispondono altrettanti capitoli, Giannattasio invita a non fidarsi ciecamente di ciò che leggiamo sui social, svela i meccanismi su cui si basano le campagne di disinformazione orchestrate ad arte, educa a controllare le fonti e ad esercitare sempre senso critico.
Si comincia con la parola ‘pregiudizio’, per metterci in guardia dal confondere l’informazione su di un fatto con la rassicurante ricerca di conferma delle nostre idee o pregiudizi nella cerchia di persone ‘amiche’, che la pensano come noi. Si prosegue con ‘mito’, per smitizzare, appunto, il condizionamento che subiamo dai luoghi comuni, dai presunti fatti storici mai accertati, dalle credenze che prendiamo per buone soltanto perché ‘Tutti dicono che…’
E poi, ancora, l’Autrice affronta la questione della responsabilità dei social network rispetto ai contenuti che circolano sulla piattaforma e i vari tipi di controllo, il fact-checking, che possono essere messi in atto; la responsabilità individuale nel rilanciare post altrui, quel retweettare che rende ‘virale’ un contenuto; l’inconscia attrazione che esercitano su di noi le notizie false, soprattutto quando hanno a che fare con sesso, soldi e sangue.
Si giunge, così, ad altre parole-chiave: ‘fonte’, che bisogna sempre controllare, imparando a riconoscere quelle di maggiore credibilità; ‘infodemia’, per non cadere nell’illusione che basti leggere un articolo per diventare esperti di una malattia e curarsi da soli; ‘propaganda’, per comprendere che notizie troppo belle spesso sono vere solo a metà e sorretto soltanto da demagogia; ‘troll’, per non essere ingenui e sapere che esiste chi s’inserisce in un gruppo con il preciso scopo di disturbare o di orientare la discussione, in modo da diffondere false teorie sul ‘complotto’ (altra parola-chiave) ordito da questo o quel potere occulto, e portare a termine la propria opera di ‘disinformazione’;
Insomma, un volume prezioso, che l’Autrice ha pensato per i ragazzi. Tuttavia, non possiamo fare a meno di ricordare le parole che Umberto Eco pronunciò nel 2015 a Torino, in occasione del conferimento della Laurea honoris causa in “Comunicazione e cultura dei media”: «I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli». Parole ancora attualissime che, dunque, rendono il volume della Giannattasio molto utile e avvincente anche per gran parte degli adulti, più o meno ‘boomer’.
*Raffaele Messina, scrittore