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L’immensità del cielo nell’eternità di Roma: Terza Tappa

Roma nasconde meraviglie a non finire, tanto che, pur amandola da 39 anni, ancora non le ho scoperte tutte. Tra queste si cela il suo ruolo nello sviluppo dell’astronomia.  Capiamo insieme come questa eterna città racchiuda l’immensità del cielo. 

Bisogna sempre guardare oltre al proprio naso per raggiungere l’infinito. Chi mi legge, mi avrà sentito ripetere questa frase innumerevoli volte. Oggi vi stupirò aggiungendo una cosa: “…Ogni tanto, però, l’infinito si cela proprio sotto al nostro naso.”

Eccoci arrivati alla terza tappa del nostro tour “L’immensità del cielo nell’eternità di Roma”. Se non avete letto le prime due puntate, vi consiglio di farlo così che possiate capire da dove nasce questa “rubrica nella rubrica” e fare un viaggio completo a zonzo per Roma. Nell’ultima puntata ci siamo lasciati all’unica e sola Campo de’ Fiori, parlando di personalità eccentriche e pioniere, senza le quali spesso non si potrebbe fare il salto in avanti necessario al progresso. Per questo motivo oggi parliamo di un’altra personalità davvero incredibile, che ha contribuito con intelligenza e magnanimità al fiorire dell’astronomia nella nostra amata città, sfiorandola in diversi punti.

Pronti? Via!

Cristina di Svezia nel dipinto di Sebastian Bourdon (1653)

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Oggi ci presento una principessa “sui generis”, che con la sua eccentricità e la sua cultura ha rivoluzionato parte del suo mondo e sicuramente ha dato una grandissima accelerazione all’astronomia a Roma: Cristina di Svezia. 

La scritta dedicata a Cristina di Svezia da papa Alessandro VII sulla porta di Piazza del Popolo

Costei divenne sovrana giovanissima alla morte del padre Gustavo Rodolfo II di Svezia, nel 1632, ma non accettò mai del tutto questo ruolo fino a rinunciarvi definitivamente con la sua decisione di abiurare la fede protestante per abbracciare il cattolicesimo. Come potete ben immaginare, questo le permise di avere le porte aperte a Roma, in cui papa Alessandro VII, ben contento dello smacco dato ai luterani grazie a Cristina, non solo è disposto a perdonarle svariate provocazioni ma la fa entrare trionfalmente a Roma il 23 dicembre 1655, attraverso la Porta del Popolo, in cui troviamo ancora l’iscrizione “FELICI FAUSTOQUE INGRESSUI” (per un ingresso felice e fausto). Le permise addirittura di alloggiare in una delle Torri del Vaticano, la Torre dei Venti. 

Per capire meglio la natura di questo personaggio davvero eccezionale, soprattutto considerando la sua natura femminile in un’epoca di Controriforma romana, vi racconto qualche aneddoto. 

Cristina era talmente eccentrica da credere che le varie fontane sparse per Roma fossero state costruite e accese in onore della sua entrata nella città eterna, tanto da dire “Grazie. Ora potete chiudere l’acqua”. 

Quando papa Innocenzo X, succeduto a Papa Chigi, le chiede una certa moderazione del lusso dei vestiti, Cristina decide di vestire lei stessa e le sue ancelle solo di un saio, malcelata provocazione che non venne presa di buon grado dal Santo Padre, ovviamente. 

La traccia della Palla di cannone lanciata da Cristina di Svezia, tutt’ora visibile sul portone di Villa Medici. Credits: istantidibellezza.it

O ancora, leggenda narra che dopo un notte di baldoria, trovandosi a Castel Sant’Angelo, Cristina si ricorda di avere un appuntamento a villa Medici ed essendo tardi, per “bussare” in modo rapido decise di far partire tre cannonate proprio da Castel Sant’Angelo, alla volta del portone della suddetta Villa. Una delle tre, lo colpì in pieno lasciando un’impronta che potete vedere ancora oggi, come potete vedere anche la palla di cannone che la lasciò, dalla quale ora zampilla l’acqua della fontana posta a Trinità dei Monti, di fronte a Villa Medici (un’altra famosa palla di cannone, lanciata però dal Gianicolo dai francesi durante la I Repubblica nel 1849, la potete trovare sulla scalinata di Palazzo Colonna). 

La Fontana Palla di Cannone a Trinità dei Monti. Credits: Roma.com
La Palla di Cannone sulla gradinata di Palazzo Colonna.

Questa regina davvero sui generis è però anche una persona acculturata, che parla latino, greco, francese e tedesco ed è un’appassionata di Scienza. La ritroviamo infatti accanto a tanti personaggi che stiamo conoscendo lungo questo percorso per assisterli e/o sostenerli economicamente. Frequenta assiduamente il “Museo del Tutto” dell’eclettico padre Kircher (leggete la puntata precedente) e gli regala un corno di unicorno (che poi si rivelò essere un dente di narvalo), segue con passione la competizione tra i costruttori di lenti Divini e Campani e assiste Kircher e Divini  (ne abbiamo parlato nella prima puntata della rubrica, due numeri fa) nell’osservazione della Cometa del 1664, come anche l’astronomo Gian Domenico Cassini. Anzi, si preoccupa tanto del freddo che può prendere (potete ben immaginare che le osservazioni notturne all’epoca erano decisamente meno confortevoli di quanto possano essere ora) gli copre personalmente la testa col suo scialle. L’astronomo, per memoria della sua premura, le dedica il suo libricino “Theoria motus cometae”. Ma non si ferma qui questa donna strepitosa: promuove la nascita dell’Accademia dell’Arcadia, di cui farà parte un altro astronomo d’eccellenza e docente del Collegio Romano, Ruggero Boscovich. Proprio costui fu il primo a proporre la costruzione di un osservatorio sui tetti della Chiesa di Sant’Ignazio nel 1744, cosa che verrà effettivamente eseguita ma solo un secolo dopo. 

Frontespizio dell’opera di Giandomenico Cassini dedicata a Cristina di Svezia

Insomma, l’intelligenza di Cristina e la sua ecletticità riescono a ergersi al di sopra dei chiusi precetti clericali tanto che Papa Innocenzo XI le concesse la sepoltura nientepopodimeno che in San Pietro. (Nel 1696 Papa Clemente XI fece realizzare dall’architetto Carlo Fontana un monumento in onore della defunta sovrana, terminato nel 1702, per commemorare la sua stupenda conversione e per la gratitudine della città di Roma, che fu collocato all’interno della Basilica Vaticana.) Cristina di Svezia è un punto di riferimento che lascia intendere quanto avremmo potuto fare noi donne già da secoli se solo ci avessero permesso di farlo anche senza corona e senza soldi. 

La bellissima Tomba di Cristina di Svezia in San Pietro

VERSI 

“Donne e ragazze de tutto er monno, 

ricordateve sempre che indietro semo rimaste 

mica perché meno capaci o morte de sonno, 

Ma perché cianno sempre volute casa e co’e teste basse. 

Quinni adesso ‘a testa ‘a dovete sempre arza’, 

Perché noi verso l’infinito e ortre potemo ariva’!”

FONTI

EMoT – Museo Diffuso Degli Alberi – https://e-mot.net/ 

EMoT Applicazione – https://e-mot.net/#app 

Libro “Il Cielo Sopra Roma” – Roberto Buonanno

*Martina Cardillo, astrofisica