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Lila tre Codini di Annalaura Guastini

Annalaura Guastini, autrice del romanzo per bambini Lila tre codini (HarperCollins, 2022) è nata nel 1994 a Voghera, una cittadina molto simile a Nebbiasale, dove la protagonista del romanzo, Lila, vive le sue appassionanti avventure. Annalaura Guastini è cresciuta a pane, carta e inchiostro e da sempre ama leggere e raccontare storie. Dopo una laurea e un master in sceneggiatura, oggi lavora a Milano in un’agenzia di talent management e forse non avrebbe mai pensato di dedicarsi alla scrittura per ragazzi fino a quando Lila non ha fatto capolino nella sua testa. Lila tre codini, romanzo edito da HarperCollins, con le bellissime illustrazioni di Lucrezia Buganè, è un libro per bambini da otto anni in su, un libro spassosissimo e divertente capace di coinvolgere nella lettura anche gli adulti perché sa restituire al lettore, grande o bambino, quella che è la tipica spensieratezza dell’infanzia. Annalaura, ci troviamo a Nebbiasale e qui vive Lila, la protagonista del tuo libro, alle prese con misteri e colpi di scena: come nasce questo romanzo? Cerco spesso di tornare alla spensieratezza di cui parli e ho l’abitudine di rileggere i libri che più ho amato da bambina, ad esempio qualsiasi cosa scritta da Roald Dahl e Bianca Pitzorno. Questo romanzo nasce da una serata di rilettura particolarmente ispirata, in cui ho avuto la tentazione di creare un personaggio tutto mio. Da qui è nata Lila. Il mistero e l’investigazione sono importanti nella trama, perché anche se nella protagonista c’è tanto di me da bambina -un certo caratterino e una buona dose di testardaggine- c’è anche tanto di ciò che non sono mai stata, ma avrei voluto essere. I colpi di scena hanno reso Lila la mia eroina coraggiosa come io invece non ero, una mini-me arguta. Volevo toglierle un po’ di quell’insicurezza che invece attanagliava me. Nel romanzo, un ruolo fondamentale avrà il club “ANNOIA” , un club di istitutrici squinternate, capeggiate dalla temibile Loretta Rigidoni. Il club ha il compito di estirpare dai bambini la fantasia e la libertà di gioco, anzi l’obiettivo di queste istitutrici è appunto quello di rieducare i bambini: il loro motto è «delinquente fa rima con divertente». Meglio stare fermi e zitti che seguire la fantasia. Quanto conta secondo te la fantasia nel processo di crescita e di educazione di un bambino? 

Per me è tutto! Non ho avuto dubbi sugli intenti delle cattivone di questa storia, la banda di istitutrici, perché penso che non ci sia niente di peggio che privare i bambini della fantasia. 

Coltivarla equivale ad avere un paio d’ali con cui allontanarsi quando si sperimentano noia, solitudine, abbandono, persino paura. La capacità di immaginare riguarda anche la costruzione del proprio futuro, può sbloccare un potenziale che altrimenti rischia di rimanere inespresso. Chi e cosa siamo capaci di fare lo scopriamo strada facendo, ma nutrire la fantasia significa avere accesso a una rosa di possibilità in più e prepara ad accettare che la vita è fatta di alti e bassi, e anche di addii e incontri, e che questo è il suo bello. Nel libro ad un certo punto c’è un mistero da risolvere, perché Lila ama fare l’investigatrice…ma nel testo è centrale anche il tema dell’amicizia, capace di farsi veicolo di buoni sentimenti e dunque di andare oltre gli egoismi personali e gli atti di bullismo, come evidenzia la presenza di personaggi secondari ben caratterizzati:  Nessun protagonista, per quanto intelligente, curioso, buffo, simpatico e chi più ne ha più ne metta può reggere una storia tutto da solo. Ha bisogno di interagire con altri personaggi che lo aiuteranno a scoprire qualcosa in più su di sé. Lila ha Teo, un nuovo compagno di classe che dimostrerà di avere la giusta dose di sensibilità e incoscienza per imbarcarsi insieme a lei in un’avventura dietro l’altra; nonna Maria Vittoria, che forse la capisce meglio di chiunque altro; Kurtz, il suo primo, vero amico. Direi che è una bambina fortunata! Lila ha una fantasia sconfinata, è un’ammiratrice del tenente Colombo, e come il celebre investigatore ama risolvere i misteri. Abita in una casa estrosa come la madre, che dà nomi propri ai mobili e ha quattro cellulari. Perfino la nonna di Lila chatta su fb con un misterioso “Piratadeisettemari”. Veniamo dunque al valore pedagogico della letteratura. Pensi che oggi molti adolescenti o preadolescenti si sentano soli in una società che, con i suoi ritmi, a volte obbliga i genitori a trascorrere meno tempo con i propri figli, spesso delegando compagnie e passatempi a videogiochi e contenuti virtuali? Penso che la grande sfida di questi anni sarà proprio quella di trovare un equilibrio tra il lavoro e la vita privata e che ne abbiamo più che mai bisogno, descrivi uno scenario molto vero e molto attuale.
Non voglio demonizzare i passatempi virtuali, penso che in giusta misura non facciano male a nessuno, come tutto. Detto questo, l’intrattenimento virtuale -lo smartphone su tutti è il tramite per eccellenza- è ormai pervasivo della nostra società e fa paura pensare agli effetti di un utilizzo senza freni su giovani e giovanissimi. L’attività online andrebbe regolamentata e soprattutto riconosciuta per quello che è: una forma di intrattenimento che rende passivi e impigrisce la mente. Lo scrolling selvaggio, la fruizione di uno smodato numero di contenuti in pochi minuti, significa solo una cosa: ci annoiamo e continuiamo ad annoiarci ma non lo sappiamo, perché abbiamo temporaneamente staccato la spina.

*Laura D’Angelo, scrittrice, poetessa