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VerbumPress

Le “Estetiche visioni” di Carla Semprebon

Ha inaugurato il giorno 11 maggio presso la storica sede di Palazzo Bottagisio a Villafranca di Verona la mostra “Estetiche visioni” della versatile artista veronese Carla Semprebon, pittrice e incisore, laureata in Architettura e specializzata in grafica. Il prestigioso edificio – teatro dell’incontro tra Napoleone III e Francesco Giuseppe dell’11 luglio 1859, importante per la stipula dei Trattati di Villafranca e il successivo conseguimento dell’Unità d’Italia, – ha ospitato la recente esposizione, creando un armonico dialogo tra antico e contemporaneo, tra classicità e modernità. 

Le opere, dittici o tele di grandi dimensioni, hanno “abitato” le sale del primo piano del prestigioso Palazzo, animandole e ravvivandole con la loro originalità e unicità: “intessute” e “ricamate” grazie all’uso di carta velina di gelso o garza di cotone, plasmate e modellate con la cera, la sabbia, oggetti di recupero o forme plastiche in das, poi rivestite di carta, le innovative opere di Carla Semprebon si caratterizzano pure per l’accostamento di tecniche diverse (dalla leggera bruciatura alla pittura ad acrilico fino all’applicazione di cere). Le due tele (o talvolta tavole), che vengono associate a formare i dittici, possono anche differire per dimensioni, oltre che per tecnica e materiali, alterando così la perfetta simmetria propria del genere tradizionale sopra citato. Materiali, texture e colori, così, si combinano per contrasto, ma sempre in modo armonico per via delle riprese di linee e motivi decorativi che uniscono le due componenti del manufatto, veri e propri oggetti di evidenza materica e di spessore. 

La sperimentazione di Carla Semprebon si applica al tema – centrale nella sua produzione – dell’entropia, variabile termodinamica di stato, misura del disordine di un sistema, applicata all’arte. Quest’ultima, dunque, è intesa non più come l’espressione di armonia in senso classico, ma come forza generatrice di nuovi equilibri, dominati da un caos apparente, in realtà sempre controllato dalla mano sapiente dell’artista. In tale disordine, specchio della realtà odierna, la Semprebon interviene silenziosamente per dosare e analizzare i particolari o, per contro, per aggiungere corpi ed elementi estranei che vadano ad arricchire l’opera d’arte, elementi che sembrano espandersi sul supporto in una sorta di horror vacui.

Ma, al di là di ogni interpretazione filosofica, i lavori di Carla Semprebon che, peraltro, rifuggono da qualsiasi definizione di genere artistico tradizionale – pittura o scultura – colpiscono per il loro delicato e, nello stesso tempo, forte impatto visivo: creazioni spontanee ma regolate da un disegno superiore, armoniche nel loro disordine, irregolari nell’irregolarità, materiche e dense, ma nello stesso tempo leggere e poetiche. La serie di opere realizzate tra il 2017 e il 2023, esposte in mostra, si presenta come frutto di un progetto unitario e omogeneo, pur nelle diverse varianti sul tema e nel dualismo che ne contraddistingue la genesi; si tratta, in sostanza, di una sintesi della visione artistica dell’autrice, inesausta sperimentatrice di generi e tecniche, che lei contamina sempre con estro, eleganza e originalità, dando vita a una produzione molto personale e rappresentativa della sua concezione estetica.

 Tra i pezzi in esposizione, “Sull’orizzonte degli eventi 4” (2017), facente parte dell’omonima serie numerata: un dittico realizzato a collage, acrilico, sabbia su tela, che è stato scelto per la locandina dell’evento; ancora, “Ciò che resta del fuoco”, titolo che comprende un’altra serie di opere, che si differenziano tra di loro per formato e tecnica. Dai beige alle tinte dorate, attraverso il rosa-burro, il nero e il rosso, anche la gamma cromatica si diversifica e si fa, di volta in volta, particolare e caratterizzante. Però, nonostante la varietà di soluzioni, le visioni di Carla Semprebon sono collegate e accumunate da una medesima, attenta ricerca estetica; nello stesso tempo esse appaiono come poetiche ed estatiche immagini artistiche, fatte di materia e di sogno.

*Valentina Motta, scrittrice