L’Arte e la forza della fragilità
Conversazione con Salvatore D’Imperio
Le sue opere brulicano di segni carichi di una potenzialità inventiva dall’energia vitalistica irresistibile e dai colori audaci, con il risultato di far convergere pittura, pensiero, umanità con la forza della fragilità. Stiamo parlando di Salvatore D’Imperio, un pittore autodidatta che ama definire l’Arte come Spirito che diventa materia. Approfondiremo con lui gli aspetti e i significati della sua produzione e le novità che caratterizzano il suo cammino creativo. Brevemente, intanto, diremo che è nato nel 1963 a Napoli, dove si è laureato in Lingue e letterature straniere moderne presso l’Istituto Universitario Orientale. Finiti gli studi non pensa all’insegnamento, come da prassi per determinate facoltà, ma comincia a dipingere negli anni Ottanta del XX secolo in piena TransAvanguardia, un movimento pittorico nato su progetto del critico Achille Bonito Oliva (cui si deve il neologismo stesso), sulla scia della crisi economica che caratterizzò quel decennio e che ridimensionò, oltre all’ottimismo produttivo e culturale dell’Italia, anche quello sperimentale delle avanguardie artistiche.
«Mi sono formato artisticamente a Caserta, dove attualmente vivo. – ci spiega nel corso di una conversazione – Da autodidatta, ho intrapreso il mio percorso artistico nel 1988, anni della cosiddetta transavanguardia, con una ricerca astratta fortemente cromatica. Come analoghe esperienze tedesche e statunitensi contemporanee, la transavanguardia si è proposta di superare il linguaggio astratto-concettuale delle neoavanguardie, attraverso un ritorno a materiali e tecniche pittoriche tradizionali e una figurazione dai tratti espressionisti, e talvolta con un recupero di motivi e forme del passato. Mi sono trovato anch’io ad operare in quel periodo di crisi economica, che ebbe conseguenze anche sull’arte, con l’emersione di un corrente pittorica che smorzò l’ottimismo culturale generale».
All’Università conosce ed approfondisce anche il “Pensiero debole” di Gianni Vattimo. Questo nuovo approccio filosofico lo accompagnerà in futuro nel suo progetto artistico più intimo, insieme all’“Uomo di vetro” di Vittorino Andreoli. «L’uomo è in un perenne stato di equilibrio fragile. – riassume l’artista – Non sono le dimostrazioni di forza a farci crescere, ma le nostre fragilità».
La sua pittura sembra fragile ma paradossalmente scopriamo tutta la sua forza: la forza della fragilità, un valore umano che accoglie e comprende. Nel 2012 il Museo di Arte Contemporanea (Mac) di Caserta ha acquisito nella sua collezione permanente un suo lavoro dal titolo “Voglia di Blu” tratto dal ciclo “Concetto Fragile” del 1993. Nel 2015 la Fondazione ACBEU di Salvador de Bahia (Brasile) ha acquisito una sua opera dal ciclo “l’Essere si Tramanda”.
Salvatore D’Imperio ha esposto anche all’estero, a Nizza in Francia, a Philadelphia negli USA. L’opera “L’Acqua è sacra”, del ciclo pittorico Wake Up, è stata protagonista alla VII edizione del Festival dell’Erranza (Piedimonte Matese, Caserta, 2019), centrata sulla tematica ‘Le Parole e l’Acqua’. L’ultimo vernissage risale al 20 giugno 2022 presso Lineadarte-Officina Creativa di Napoli, con la partecipazione alla Mostra internazionale del piccolo formato VENTIPERVENTI “Quel sottile filo rosso che sorresse il mondo”.
È di poche settimane fa, invece, l’esposizione di alcuni suoi quadri a Roma presso la Di Gregorio Art Gallery, nella centralissima via Labicana 46: «È una galleria d’arte – puntualizza con orgoglio D’Imperio – situata a due passi dal Colosseo, con un ampio catalogo di opere d’arte anche contemporanea, dove compaiono le mie opere».
Parlando di bibliografia, a parte i cataloghi delle numerose mostre che l’hanno visto protagonista (citiamo per tutti la pubblicazione all’estero nel 2012 dell’International Contemporary Artists, ICA publishing di New York), D’Imperio è presente nel saggio “Arte in Terra di Lavoro. 1945-2000”, pubblicato nel 2001 da Spring Edizioni (casa editrice fondata e amministrata da chi scrive nel 1999 a Caserta), trattandosi di una ricognizione di artisti e di correnti e movimenti artistici più rilevanti nel territorio.
Un’altra iniziativa recente interessa il mondo editoriale: «Sono autore dell’immagine di copertina dei libri. La prima è uscita a settembre: la mia opera “Luna d’argento” ben rappresenta il forte impatto emotivo espresso nella narrazione del romanzo “Scaffali di ricordi” di Mariapia Rapuano; la seconda, Mascalzone latino” sulla copertina del libro “Campania felix” di Giuseppe Cataldo; la terza, “Marina”, su “L’alba è più bella del tramonto” di Alessandro Caporaso».
*Mary Attento, giornalista