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L’arte della rappresentazione oggi. I numeri e le speranze

Che lo spettacolo dal vivo vivesse un momento già critico in termini di affluenza e in termini economici è cosa nota. L’attuale pandemia ha esacerbato questa situazione, facendola passare ad uno stadio diverso: da critico a profondamente drammatico.

Ciò a cui stiamo assistendo è un vero dramma del dramma: il primo in senso iperbolico, il secondo, senza entrare nelle specificità di linguaggio e nel pieno rispetto delle teorie estetiche, nel senso di arte della rappresentazione.

 Nel Rapporto 2019 “Io sono cultura – l’Italia della qualità e della bellezza sfida la crisi”, elaborato da Fondazione Symbola e Unioncamere, in collaborazione con Regione Marche, si è registrato che il sistema produttivo culturale e creativo italiano (patrimonio storico-artistico, arti performative, industrie creative e culturali) nel 2018 ha generato il 6,1% del PIL nazionale con 96 miliardi di euro e con un indotto di 169,6 miliardi di euro, per un totale di 256,4 miliardi di euro (16,9 % del PIL).

L’Osservatorio dello Spettacolo del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo ha pubblicato i risultati del monitoraggio dell’attività di spettacolo e di intrattenimento sui dati SIAE mettendo in relazione la situazione del primo semestre 2019 con quella del primo semestre 2020 e fotografando uno stato dell’arte particolarmente preoccupante. Le analisi dell’Osservatorio sono riferite all’attività cinematografica, teatrale, concertistica, sportiva, di ballo e concertini, attrazioni dello spettacolo viaggiante, mostre ed esposizioni, attività con pluralità di generi che hanno subito complessivamente una contrazione in termini assoluti di -14.900 eventi (pari al -64,18%), -75.595.681 ingressi (pari al -61,62%), -847.072.919,16 euro di spesa al botteghino (pari al – 66,95%).

Questa serie di dati impone una riflessione, dunque, sull’incidenza che l’epidemia sta avendo nel già complesso sistema dell’economia dello spettacolo e sull’intero indotto economico generato. 

La scelta dell’esecutivo italiano di somministrare risorse, attraverso un sistema di ristori economici diretti e indiretti agli operatori e ai professionisti dello spettacolo dal vivo, ha solo parzialmente compensato le perdite subite. Ad un osservatore attento, però, a prescindere dai contingenti numerici, non potrà sfuggire il sottile cambiamento in atto che riguarda sia la messa in scena sia la fruizione da parte del pubblico dello spettacolo stesso.

In concomitanza con l’allentamento delle misure restrittive e compatibilmente con la possibilità di rispettare le normative di sicurezza, si è assistito, nel secondo semestre dell’anno, ad una lenta e non omogenea ripresa delle attività dal vivo e per la prima volta all’opinione pubblica è stata sottoposta una riflessione sull’esistenza di un complesso sistema organizzativo frutto del lavoro di un importante numero di figure tecniche, organizzative, di supporto ed artistiche.

Il dibattito tra gli addetti ai lavori, invece, si è concentrato su come riorganizzare le attività, su quali fossero le esigenze sceniche, tecniche, organizzative e artistiche da riadattare alla nuova situazione.

È stato dunque necessario ripensare agli spazi e ai modi di rappresentazione e di fruizione, mentre da un punto di vista artistico le rappresentazioni hanno subito un adeguamento che consentisse di rispettare le regole anti-contagio mutando, riadeguando, influenzando anche la messa in scena.

E il pubblico?

All’inizio del secondo semestre del 2020 sono state realizzare alcune iniziative che, in base alle disposizioni di legge, hanno visto la partecipazione contingentata di pubblico negli spazi all’aperto e al chiuso. Al termine della stagione estiva, le nuove restrizioni hanno portato ancora una volta a ripensare e riorganizzare gli spettacoli e l’accesso del pubblico. La televisione ed internet in diretta o in differita sono diventati i mezzi privilegiati per raggiungere un’audience ancora più vasta rispetto alla situazione ordinaria: si sono così registrati dei numeri di gran lunga superiori alle effettive disponibilità che gli spazi deputati avrebbero potuto offrire agli spettatori. Si è trattato nella maggior parte dei casi di appuntamenti a fruizione gratuita. Tra queste occasioni si segnalano: la recente inaugurazione del Teatro alla Scala di Milano di lunedì 7 dicembre trasmessa da Rai 1, che ha registrato 2.608.000 spettatori con il 14,65% di share; il Barbiere di Siviglia diretto da M° Daniele Gatti per la regia di Mario Martone e andato in onda sabato 5 dicembre su Rai3, che ha inaugurato la nuova stagione del Teatro dell’Opera di Roma e che ha oscillato tra il 4% e il 3,6% di share (654.000-681.000 spettatori); il Rossini Opera Festival 2020 di Pesaro tenutosi dal 14 al 29 novembre, che ha registrato 218.487 visualizzazioni sui canali social del Festival.

Si tratta di esempi utili per riflettere sui mezzi di fruizione degli spettacoli ma anche sulle opportunità che i nuovi media mettono a disposizione dell’arte. 

È ormai chiaro a tutti che gli effetti della pandemia da SARS-CoV-2 traghetteranno il nostro presente verso un futuro diverso: questo vale anche per lo spettacolo dal vivo. Infatti il Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo attraverso il decreto Rilancio ha già predisposto una spesa di 10 milioni di euro per il 2020 per favorire la nascita di una piattaforma online di fruizione degli spettacoli italiani, che significa aprire ad un nuovo scenario finora poco conosciuto nell’ambito artistico italiano. Si tratta di una scelta politico-culturale profondamente innovativa per il contesto di riferimento. L’augurio è che questa nuova modalità rappresenti un’opportunità per rafforzare l’attenzione e la sensibilità dell’opinione pubblica in quest’ambito, anche al fine di favorire ulteriori investimenti pubblici e privati. 

Ma non possiamo immaginare un sistema culturale basato soltanto su dati statistici ed economici.

La speranza, infatti, è che questa nuova frontiera non laceri la storia culturale (ed anche emotiva) plurimillenaria che si cela dietro alle rappresentazioni dal vivo, che hanno avuto sin dall’antichità l’esigenza di realizzarsi come esperienze collettive e in cui la presenza del pubblico è sempre stata una condizione imprescindibile. Staremo dunque a vedere in quali modi l’arte della rappresentazione, con la sua innata capacità di autorigenerarsi, ancora una volta saprà fornire risposte ai nostri interrogativi e dare un’interpretazione o forse un senso a ciò che oggi stiamo vivendo.

*Stefano Murciano, regista