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VerbumPress

La Spagna in blu verso elezioni anticipate. Pedro Sánchez in caduta libera

Il PP di Alberto Núñez Feijóo, vince nei grandi Comuni e Regioni spagnole. Il presidente del governo di coalizione formato dai socialisti e dalla sinistra di Unidas Podemos, prendendo atto della dura sconfitta elettorale, in meno di ventiquattro ore ha posto fine alla legislatura. Quali obiettivi sullo sfondo di una rapida decisione. Partita dura per avversari politici e per il Paese

La cartina iberica si tinge di blu. Chiara è stata la voce espressa dagli spagnoli alle elezioni comunali e regionali del 28 maggio. La netta avanzata del Partito Popolare portando sul podio dei vincitori, José Luis Martínez-Almeida e Isabel Díaz Ayus, rappresentante dell’ala piu radicale del partito che Madrid in testa, storica roccaforte della destra, ha ottenuto una schiacciante vittoria complessiva nei comuni e grandi regioni della Spagna.

Una valanga di consensi per la formazione politica presieduta da Alberto Núñez Feijóo non ha dato scampo al Partito Socialista di Pedro Sánchez, la cui maggioranza assoluta è stata mantenuta soltanto in Castilla-La Mancha, quest’ultima guidata da Emiliano García Page. Registrata invece, ampia flessione per Guillermo Fernández Vara in Extremadura dove un pareggio a 28 seggi tra socialisti e populares confermerebbe i pronostici di Vox. Il partito politico spagnolo di estrema destra, fondato il 17 dicembre 2013 da alcuni membri dissidenti del Partito Popolare. Quest’ultimo con molta probabilità si troverà a dover dar conto a Vox per ottenere i cinque deputati chiave, ovvero necessari per una futura maggioranza di governo dove peraltro Vox guidata da Santiago Abascal scalpita per entrarci.

La Spagna travolta dunque da un vero e proprio terremoto politico per molti versi annunciato, si avvia alle elezioni anticipate del 23 luglio prossimo, convocate a sorpresa dal premier socialista Pedro Sánchez, al potere dal 2 giugno 2018 e segretario del Partito Socialista Operaio Spagnolo dal 18 giugno 2017, dopo esserlo già stato dal 2014 al 2016 oltre ad essere stato consigliere comunale di Madrid dal 2004 al 2009. Il presidente del governo di coalizione formato dai socialisti e dalla sinistra di Unidas Podemos, prendendo atto della dura sconfitta elettorale, in meno di ventiquattro ore ha posto fine alla legislatura, il cui termine era programmato nel dicembre di quest’anno.

Il Partito Popolare cresce in tutte le comunità del paese iberico. Domenica 28 maggio, le urne aperte in tutti i comuni e in dodici regioni su diciassette, rispetto al 2019, hanno prodotto una affluenza in percentuale leggermente ridotta rispetto alla tornata elettorale del 2019 (dal 65,2 al 63,9%). A parte Andalusia, Galizia, Castiglia e León, Catalogna e Paesi Baschi, regioni non andate al voto, i popolari hanno vinto dappertutto in modo schiacciante, conquistando i governi dell’Aragona, di Valencia, delle Baleari, delle Canarie, della Cantabria e dell’Estremadura, sottratti ai socialisti che riescono a mantenere soltanto, le Asturie, la Castiglia La Mancia e la Navarra, regione vinta però in coalizione con i nazionalisti navarri di impronta progressista.

Carlos Mazón, è il volto del successo popolare nella Comunità Valenciana, uno dei grandi vincitori della notte delle elezioni. Il suo partito ha incassato 40 seggi superando il doppio dei 19 riscossi quattro anni fa.

Il presidente del PP, Alberto Núñez Feijóo con Isabel Díaz Ayuso e José Luis Martínez AlmeidaI, arruvati a Madrid festeggiano i grandi trionfi del Partito Popolare ​​nella capitale.

L’assoluta sconfitta subita dai partiti di governo ha ricevuto questa mattina una risposta immediata da Moncloa. Pedro Sánchez, dopo un colloquio telefonico con Felipe VI, ha annunciato in conferenza stampa, lo scioglimento delle Cortes e la convocazione delle elezioni generali per il 23 luglio. Una data che ha destato non perplessità e polemiche per essere stata stabilita nel periodo di assunzione della presidenza di turno dell’Unione europea da parte della Spagna. Ovvero il Paese dovrebbe andare ad un appuntamento per il cambio del proprio governo solo 23 giorni dopo, essersi insediato alla guida dell’UE. E lo farà d’estate quando l’affluenza alle urne potrebbe non essere vigorosa.

Qual è l’obiettivo di Sánchez, sullo sfondo della frettolosa decisione di chiudere la legislatura, per molti osservatori ritenuta sensata, perché sarebbe un tentativo strategico di riappropriazione degli spazi elettorali. Leverebbe di torno gli avversari non pronti ad una nuova e repentina campagna elettorale, impegnati come saranno a procedere nella formazione delle maggioranze assembleari comunali e regionali.

Potrebbe essere per il presidente spagnolo una escamotage, per riallineare le forze elettorali progressiste, approfittando degli adempimenti istituzionali dei Popolari , soprattutto indaffarati a fare accordi e alleanze con l’estrema destra che, in questa tranche elettorale ha evidenziato una buona affermazione. Vox presieduta da Santiago Abascal allargando i propri consensi, raddoppia il potere contrattuale rispetto al partito popolare di Alberto Núñez Feijóo e, nella prospettiva di una vittoria nazionale pretenderà una buona fetta della torta come contropartita. Lo scenario non sembra di facile interpretazione, il gioco si fa duro per gli avversari politici e per il Paese.