VerbumPress

La Polonia dopo le elezioni presidenziali

Il volto emerso della Polonia dopo le elezioni presidenziali dei 12 luglio segna in modo evidente la profonda spaccatura di questo quinto paese più popoloso dell’Unione Europea che finora poteva vantare una sostenuta crescita economica. Con la conferma del presidente uscente, Andrzej Duda, sostenuto dalla Coalizione di Destra con colonna portante il partito conservatore di centro-destra, Giustizia e Libertà (PiS), guidato da Jaroslaw Kaczynski, al potere dal 2015, che ha raggiunto nel secondo turno il 51,03 % dei voti, ha vinto la Polonia tradizionale, nazionalista, rurale e populista sulla Polonia europeista e liberale. Il rappresentante della parte sconfitta, il sindaco di Varsavia, Rafal Trzaskowski,, espressione del partito liberale all’opposizione Piattaforma Civica (PO), a sua volta asse portante della più larga Coalizione Civica, non ha superato il 48,97 % di sostegno degli elettori. La vittoria della Polonia conservatrice è comunque di stretta misura, se aggiungiamo che Trzaskowski ha vinto in 10 vojvodati (regioni) , situati per di più in Polonia occidentale e centrale mentre Duda si è confermato solamente in sei, ad Est e Sud Est del paese. Balza agli occhi inoltre che il candidato liberale riscuote maggiore consenso nei grandi centri urbani, tra gli strati colti della popolazione e tra i giovani mentre il rieletto presidente Duda è stato preferito da cittadini dei piccoli paesi della Polonia rurale dove del resto ha tenuto la maggiore parte dei suoi comizi elettorali, mettendo in rilievo il suo impegno per mettere fine alla loro marginalità. 

L’intensa propaganda elettorale del candidato vicino al governo, a cui hanno dato appoggio smodato i media pubblici, con la televisione in testa, ha battuto fortemente il tasto dei sussidi sociali del PiS per famiglie con bambini e per gli anziani.  Gran parte del messaggio elettorale di Duda mirava per altro a suscitare paura, aggressività, animosità, se non proprio odio nei confronti delle minoranze e dei diversi, della comunità LGBT, dei salotti della “piccola Varsavia”, dei media indipendenti. E’ pur vero che dopo la vittoria i toni del presidente riconfermato si sono attenuati e ha proposto allo sfidante sconfitto un incontro al Palazzo Presidenziale come segno di fair play democratico.  Non è comunque da sottovalutare il numero di  10.018.263 voti raccolti da Trzaskowski, convinto europeista e poliglotta ed espressione di quella parte della società polacca che, pur non disdegnando la politica di Welfare del PiS si oppone a certi, piuttosto inquietanti, aspetti dell’azione del partito di Kaczynski, come le riforme giudiziarie che, anche secondo la Commissione Europea, minano l’indipendenza dei giudici e lo stato di diritto, senza tralasciare i tentativi dell’attuale governo di limitare l’azione dei media liberi. Il dinamico sindaco di Varsavia si trova infatti attualmente al centro dell’attenzione dei politici e degli elettori contrari al PiS che attendono la creazione intorno a lui di un ampio movimento che andrebbe oltre gli steccati del partito Piattaforma Civica, di cui del resto Trzaskowski è tuttora vicepresidente. Le sorti di questo movimento chiamato per ora “Nuova Solidarnosc” si dovrebbero decidere nei prossimi giorni ma la sua fondazione suscita già reazioni ambivalenti nella stessa direzione del partito di provenienza  del suo leader. Il quale ha tenuto in primo luogo a sottolineare che il nuovo movimento non deve far concorrenza  ai partiti politici ma immagazzinare l’energia e l’entusiasmo di tutti coloro che vogliono impegnarsi nella realizzazione di progetti concreti. L’azione del nuovo movimento secondo Trzaskowski consisterebbe in primo luogo nella raccolta delle firme per i progetti dei cittadini, nell’organizzazione dei dibattiti e nel raggiungimento dei luoghi dove l‘opposizione è debole.  

Per altro anche l’assetto governativo, che apparentemente dovrebbe uscire rinforzato dall’esito delle presidenziali, non è privo dei problemi che mettono in rilievo la sua instabilità, le tensioni esistenti tra le persone e fra le sue varie frazioni interne. Colpisce che il primo ministro Mateusz Morawiecki e il presidente del PiS Jaroslaw Kaczynski non sono stati in grado di garantire la continuità  dei dicasteri della Sanità e degli Affari Esteri, proprio nella situazione dell’aggravarsi della pandemia (in Polonia il numero delle vittime ha superato due mila) e della crisi in Bielorussia. Intanto hanno prestato giuramento i nuovi ministri: Adam Niedzielski, responsabile della Sanità e Zbigniew Rau, nuovo capo della diplomazia, considerato tra i fedelissimi di Kaczynski. Vi è comunque un punto incoraggiante da registrare negli ultimi giorni. L’incontro del premier Morawiecki con l’opposizione da cui è scaturita l’unità di azione in difesa della Bielorussia libera e in sostegno ai perseguitati dal regime di Lukashenko.

*Elzbieta Cywiak, giornalista polacca