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La nuova moda tra i teenagers: la rissa al Pincio

Ultimamente sono stato intervistato da un giornalista del Corriere della Sera, riguardo ad un fenomeno di malcostume che si sta ripetendo nei week-end sulla famosa terrazza del Pincio, a Roma. Si tratta della moda di fare a pugni da parte di alcuni giovani, davanti ad un pubblico di ragazzini acclamanti.

Dal mio punto di vista tutto riconduce alle vicissitudini di questo 2020 che sta per concludersi, “annus horribilis”, caratterizzato, a livello planetario dalla pandemia Covid-19.

Le conseguenze di questo tragico evento hanno causato la chiusura di scuole, teatri, cinema, stadi, discoteche, palestre, piscine, e ogni forma di aggregamento; ciò si è rivelato come la fine del dialogo a tu per tu e della convivialità. Riguardo ai giovani, aldilà dello sconforto e della solitudine, sta mancando ogni forma di competizione, che è il sale per lo sviluppo psico-fisico degli adolescenti. 

Pensiamo agli ragazzi che con la privazione dei vari sfoghi diventano, mi si passi la similitudine, come vulcani ai quali viene tappato il cratere. La natura dei giovani da diversi mesi viene violentata e ci dobbiamo aspettare le più svariate reazioni. Ricordiamoci che gioventù a volte è sinonimo di incoscienza e per questo motivo i giovani sono a volte portati verso derive proibite e illegali.

Ai giovani non è rimasto altro che il computer e soprattutto il cellulare, a loro affidato dai genitori ormai fin dagli ultimi anni delle scuole elementari. Ma il cellulare, per fare una citazione, può essere considerato come il coltello, che taglia il pane ma può anche essere un’arma letale. I giovani e gli adolescenti ormai ci convivono, e i social media, in mano anche a gente priva di scrupoli, possono diventare pericolosi per la loro forza di comunicazione e diffusione proprio verso i ragazzi più indifesi.

La cronaca ci racconta delle scazzottate dei ragazzini al Pincio, con tanto di teenagers applaudenti che, rendendosi conto di fare qualcosa di proibito, scaricano finalmente adrenalina. Mi viene in mente tanta letteratura e filmografia, al riguardo: ad es. le bravate dei giovani nel film “La febbre del sabato sera”, diretto dal regista John Badham, con John Travolta, dove alla fine ci scappa il morto.

Oggi ormai, per merito o colpa di Internet, con le sue applicazioni, chiunque può lanciare proclami o dare appuntamenti a persone che a loro volta immediatamente riescono ad amplificare la notizia dell’evento, riuscendo in poco tempo a convogliare centinaia di persone verso manifestazioni più o meno legalizzate (si pensi ai rave party). Sappiamo tutti che è compito della polizia postale vigilare su questi fenomeni sempre più frequenti, e per quegli agenti sarà sempre più arduo frenare o annullare la diffusione di ciò che è illecito.

Noi sociologi siamo tra i primi a studiare questi fenomeni, che vengono amplificati con l’incessante avanzare della tecnologia: fa sorridere il fatto che fino al secolo scorso si poteva scrivere o telefonare ad una sola persona, ed oggi chiunque può postare un messaggio o, peggio, lanciare un proclama che potenzialmente può essere letto, ascoltato o visto da sette miliardi e mezzo di persone.

*Pietro Zocconali, presidente Associazione Nazionale Sociologi