La Napoli di Raffaele La Capria
Il rapporto di Raffaele La Capria con Napoli non si è mai interrotto proprio perché questa città, elemento essenziale e imprescindibile nell’iter narrativo dello scrittore, ha costituito il sottofondo predominante della sua opera. Non a caso La Capria è uno scrittore che ama auto commentarsi, ponendo l’io narrante come condizione necessaria della sua produzione, per il principio che “ciò che si conosce meglio è proprio l’io, inteso non solo come autocoscienza personale, ma anche in relazione al posto dove si è nati e ci si è formati.”
Negli ultimi suoi libri, in particolare ne “L’occhio di Napoli”, Raffele La Capria, attento e acuto osservatore di costume, ha ancora di più posto la sua lente di scrittore sulle problematiche sociologiche del capoluogo partenopeo, mostrandosi preoccupato e allarmato per le numerose forme di malessere che da tempo attanagliano la nostra città.
La Capria si pone di fronte a questo crescente della nostra città con un atteggiamento che se per certi versi è pessimista, per altri invece si apre a una fiduciosa speranza nelle grandi capacità di riscatto del popolo napoletano. Lo scrittore commenta i gravi episodi di cronaca e criminalità, che da tempo si ripetono in modo sempre più incalzante, con una pacatezza che potrebbe sembrare distacco, ma che invece si collega ad un discorso di ben più ampio respiro a proposito delle molteplici potenzialità del popolo partenopeo.
Napoli è una città che ha avuto una forte evoluzione sociale, culturale e urbanistica negli ultimi cento anni, e questo aspetto non va assolutamente tralasciato. “Se penso alle foto Alinari di inizio Novecento -sottolinea lo scrittore- certamente le condizioni sociali sono migliorate perché la Napoli di oggi è totalmente diversa da quella descritta nelle opere della Serao.
Napoli non è più quella del pino o del mandolino, ma è una città che si è fortemente dilatata, pur attraverso laceranti fenomeni di corruzione, di violenza e di criminalità”
E La Capria ribadisce anche l’importante funzione che Napoli riveste rispetto all’Europa per la sua particolare posizione strategica sia geografica che culturale. “Napoli – aggiunge – è un avamposto nel Mediterraneo sconvolto da mille tensioni. E’ proprio da Napoli che bisogna lanciare uno sguardo che vada al di là del cerchio magico del golfo, per una prospettiva molto più ampia che si protenda verso questo Mediterraneo carico di tensioni”.
Inoltre anche il fermento culturale che anima la nostra città e la Campania in generale, va apprezzato e tenuto nella giusta considerazione. “Non è un caso – afferma La Capria – che una cittadina di provincia come Caserta, considerata fino a qualche anno fa come provincia di Napoli, sia la città che ha dato i natali a validissimi scrittori del panorama narrativo contemporaneo come Diego De Silva, Giuseppe Montesano e Francesco Piccolo.”
La chiacchierata potrebbe proseguire su molti altri temi perché è come se, con quella calma che è propria dei saggi, lo scrittore riuscisse a smussare i molti spigoli e le tante contraddizioni del vivere oggi. Ed è soprattutto e proprio Napoli la città dai risvolti sempre un po’ incerti e singolari. Anche il clima ha le sue bizzarrie. La stagione napoletana del grande freddo è brevissima e a proposito della neve che imbianca Napoli soltanto nei giorni più rigidi dell’inverno, La Capria si esprime con una metafora significativa sostenendo che “la neve sul Vesuvio è come la giovinezza, che dura così poco, che ieri t’illuminava il volto e che oggi vedi svanita. Tu chiedi : Ce n’è ancora? E ti rispondono: Mah, forse te ne resta ancora un po’.”
“Napoli – aggiunge La Capria – è una città insomma caratterizzata da forti insicurezze. Vi è una precarietà sociale ed anche geografica (basti pensare al Vesuvio, al bradisismo, ai terremoti), che è una costante della sua storia da sempre, una condizione alla quale il napoletano è abituato da secoli, forse per una specie di fatalità che fa parte del suo stesso patrimonio genetico e che poi sfocia a volte in casi limite di esasperazione che vanno inevitabilmente denunciati, ma non per questo demonizzati.”
Napoli, dunque, rientra secondo La Capria in quei pochi luoghi del mondo, come Praga, Vienna o Venezia, dove la storia si è arrestata e la città è rimasta come irrealizzata, irrisolta, per cui ogni napoletano, interrogandosi su queste cose ritrova nel proprio destino personale l’interferenza della storia incompiuta della sua “tribù” e può superarla con la fantasia o con l’artificio. Una città che ti ferisce a morte o ti addormenta proprio come lo stesso La Capria ha da sempre sottolineato a proposito di quel filo magico e impercettibile che lega a Napoli i cuori dei molti che l’hanno abbandonata.
*Annella Prisco, scrittrice