La grande svolta di Laura Efrikian
Conversare con Laura Efrikian, figura di spicco del mondo dello spettacolo in particolare negli anni sessanta, mi regala un momento di prezioso arricchimento per il confronto con una donna che fa di ogni giorno della sua esistenza una missione rivolta alle fasce più deboli a cui lei si accosta col sorriso ma anche con la consapevolezza di apportare un indispensabile supporto alle popolazioni dell’Armenia, territorio a lei particolarmente caro. Perché pur essendo nata a Treviso, la Efrikian ha avuto un’infanzia bellissima, guidata dalla figura del nonno Armeno, sopravvisuto nel 1915 all’atroce genocidio del suo Paese.
Intensi e ricchi di affetto i rapporti della Efrikian proprio con i suoi nonni “Sin dalla mia infanzia – ricorda la Efrikian con intonazione accorata – sono stata portata per mano e guidata ad affacciarmi alla vita dalla figura di mio nonno, ma anche la presenza di mia nonna Irene ha fortemente inciso nella mia formazione. Con lei avevo un rapporto bellissimo, fondato su una grande intesa. Nonna Irene era una vera “longobarda “nel senso etimologico della parola, una donna dal polso solido che non si è mai lasciata piegare dai tanti dispiaceri che hanno segnato la sua vita. D’altra parte – aggiunge la Efrikian – credo che anche oggi le donne siano il perno e il motore di tutto, mentre gli uomini appaiono sempre più fragili… Le donne li stanno battendo su tutto, con determinazione e sicurezza.”
Naturalmente nel percorso della Efrikian, una svolta così netta, quella di aver lasciato il mondo scintillante dello spettacolo dopo la separazione da Gianni Morandi per dedicarsi a missioni umanitarie di grande impegno, deve essere stata provocata da qualcosa di forte e di particolare che lei non indugia a spiegarmi “Tutto è nato da un bambino… vedendo un bambino straziato ho pensato al dramma di tanti bambini uccisi e ho sentito nel mio animo la spinta fortissima a portare aiuto e soccorso a tante creature dalla vita difficilissima. Per inizio gennaio 2023 è programmata la mia prossima missione in Kenya, a Malindi, in un villaggio dalle condizioni di totale arretratezza, dove la nostra civiltà non è ancora assolutamente approdata… e la cultura è ancora di tipo tribale. Ma io quando arrivo lì, indossando rigorosamente il kaftano, per comodità e per adeguarmi alle abitudini di quel mondo, sento di portare messaggi essenziali di amore e di sostegno e tutto questo dà un senso importante alla mia vita, perché da sempre, da quando ero ragazza, ho sentito forte nel mio animo il desiderio di volermi occupare degli altri, con questa spinta ad esserci tutte le volte in cui c’è qualcosa per cui vale la pena di andare…”
Grande generosità, amore per la vita e per gli altri, senza ostentazione o desiderio di apparire, nessun rimpianto del passato ma la capacità di fare sempre quello che si è sentita di fare, questi i tratti più affascinanti della personalità della Efrikian, una donna che fa della sua vita una missione nelle missioni, sapendo riconoscere con sguardo lungo anche i tanti cambiamenti e le evoluzioni della nostra società contemporanea, senza sterili nostalgie, ma pronta ad ascoltare sempre la voce e il richiamo dei più deboli.
*Annella Prisco, scrittrice