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La donna oggi, la riflessione di Annella Prisco

Sono tempi in cui assistiamo impotenti ad una continua escalation di femminicidi e atti di violenza nei confronti delle donne, fenomeno quanto mai preoccupante e che ci restituisce il quadro di una società nella quale troppi valori sono stati calpestati. Purtroppo a questa drammatica situazione non riusciamo a darci una risposta razionale, ma ritengo che la parità di genere abbia in qualche modo scavato un solco profondo nella comunicazione con l’uomo.

Un’incomunicabilità che sfocia in forme di competizione distruttiva, riducendosi a vera e propria “barriera” con impoverimento del dialogo, portando in casi estremi ad episodi d’incontrollata aggressività.  La troppa indipendenza femminile crea probabilmente nel maschio talvolta un senso di inadeguatezza, e tutto questo quando non viene supportato da un dialogo sereno e da modalità di rispetto reciproco può sfociare in forme di violenza devastante ed assai pericolosa.

La donna ha assunto negli ultimi cinquant’anni un ruolo dominante oscurando le certezze su cui la figura maschile esercitava il suo potere e imponeva la propria supremazia come marito, compagno, padre o datore di lavoro. L’uomo si è sentito messo in minoranza con le conseguenze note a tutti.

Sempre più frequenti pertanto gli episodi di violenza, delitti sanguinari ed orrendi e la parola femminicidio occupa di continuo le cronache contemporanee. 

Gli stalker sono drammaticamente aumentati in proporzione alla crescita di stati di paura ed ansia poco controllabili, perché tra i mali maggiori della nostra società c’è anche questo clima di perenne allarmismo. Anche la posizione dei mass media non sempre aiuta, per la tendenza talvolta morbosa a diffondere notizie condite dai più macabri particolari, con l’evitabile conseguenza di ledere le menti più fragili o peggio ancora di istigare dinamiche di confronto perverso e di emulazione.

 Sono assolutamente contenta di essere figlia del mio tempo, per tutte le conquiste che la donna negli ultimi cinquant’anni è riuscita a mettere in campo.

 Quando rivedo quelle foto in bianco e nero di donne della prima metà del secolo scorso, mi prende una grande malinconia, perché in quegli sguardi mesti, rassegnati e sottomessi si riconosce una condizione di accettazione di un ruolo di donna completamente priva della possibilità di esprimere il proprio io.

 Evviva quindi la parità di genere e la rivoluzione che dal 1968 ha sovvertito i piani e scosso le coscienze. 

Bisogna però al tempo stesso ridare alla figura maschile maggiore sicurezza, attivando canali comunicanti per evitare che lo spettro delle barriere tra donna e uomo si rafforzi in modo irreversibile. Incrementare insomma un ruolo paritario tra donna e uomo, affinché ci sia un’integrazione di piani per uscire da una situazione che se s’incancrenisce rischia di diventare pericolosa e forse ahimè insanabile.

*Annella Prisco, scrittrice