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La Befana, tra realtà e magia

Soppressa per un periodo dai calendari ufficiali e dalle feste tradizionali, in questi ultimi anni la Befana è ritornata a furor di popolo a riproporsi con tutte le sue connotazioni che ne rafforzano un mito destinato a non scomparire.

Probabilmente l’importanza che ancora oggi questa ricorrenza riveste nasce dal bisogno di perpetuare un rito, e un mito, che ci restituisce il senso dell’unità familiare e l’illusione che non abbiamo ancora del tutto rinunziato ad una certa qualità di vita.

Senza dubbio la Befana ha perso, o in ogni caso mutato, parte del suo significato originario (chi si ricorda più che essa è nata come il corrispettivo laico dell’arrivo dei Re Magi carichi di doni alla grotta del Bambino Gesù?), anche a causa dello sfrenato consumismo che ha modificato la scala dei valori.

La ruvida calza di tela di sacco che la mattina del 6 gennaio veniva trovata piena di giocattoli, dolciumi e carbone (quest’ultimo in base alle “virtù“ e alla  condotta del destinatario…) è stata oggi sostituita dalla facilità con cui giocattoli sofisticati, computer e video-game sono alla portata di tutti.

Ma il fatto che nonostante questo, si ritorni ad aspettare la Befana, ci conferma quanto sia forte il bisogno di una ricerca di valori e di storie anche un po’ inventate.

E così lei, la vecchina dal naso adunco, vestita di stracci e con la scopa di saggina tra le gambe, volando sui tetti delle nostre case, ci vuole affidare

Piuttosto che un messaggio espressione di falso moralismo, l’augurio che possiamo riconquistare, attraverso la favola di una calza rattoppata, la verità di certi valori oramai in gran parte dimenticati.

Proprio perché il tenore di vita si va facendo sempre più frenetico e dispersivo, e la precarietà e le incertezze segnano in maniera incombente il nostro cammino, vengono oggi rivalutati e resi degni di attenzione miti, simboli, illusioni ed intuizioni legati ad una realtà extrasensoriale.

Paradossalmente, sembrerebbe quasi che proprio per il continuo mutare e crollare di quelle certezze a cui l’uomo si è da sempre affidato, oramai soltanto l’universo extrasensoriale possa garantire la sicurezza di qualche verità. Non a caso, in particolare a ridosso di ogni Capodanno, nelle edicole le riviste astrologiche con l’oroscopo dell’anno appena iniziato, sono tra le più richieste e gettonate. Previsioni di veggenti ed astrologi più o meno famosi sono ancora oggi seguitissime, col rischio talvolta di confondersi con ciarlatani ed imbonitori che speculano sulle tasche dei più sprovveduti, pronti a spendere anche cifre cospicue per comprarsi una “verità” o più semplicemente una fetta di serenità e sicurezza personale.

E cosa dire poi dei fantasmi? Forse anche loro trovano sempre più proseliti in questa truppa di nuove realtà appena elencate. Fantasmi buoni e meno buoni, pronti a ripresentarsi sotto le sembianze più singolari, dal “munaciello” al più temibile “mammone”, nascosti tra le mura di antichi palazzi e anfratti.

E allora, tornando alla Befana, si può dire che essa sia la più innocua, benevola e fantasiosa fra tutti questi miti e simboli del trascendente, e una notte di mistero e magìa come quella del 6 gennaio, confortata dal (sicuro) ritrovamento di una calza piena di dolciumi e carbone commestibile, può essere, più di ogni altro sogno o viaggio nell’immaginario, un augurio: l’augurio di un futuro migliore!

*Annella Prisco, scrittrice, critico letterario, funzionario Regione Campania.