Kenizé Mourad e i (non troppo) segreti legami familiari tra la dinastia ottomana e Mustafa Kemal
Intervista rilasciata a Emre Öktem (Docente di Diritto Internazionale, Università Galatasaray, Istanbul)
Nata durante la seconda guerra mondiale, Kenizé Mourad è la figlia della principessa ottomana Selma Sultan, nipote del sultano Murad V, e del rajah di Badalpour. Ha raccontato la storia della sua famiglia nel suo famoso romanzo “De la part de la princesse morte” (1987) tradotto in 34 lingue, tra cui l’italiano, poi in “Le Jardin de Badalpour” (1998). Reporter del “Nouvel Observateur”, specializzata in questioni mediorientali e del subcontinente indiano, Kenizé Mourad ha scritto anche “Le Parfum de nôtre terre” (2003), “Dans la ville d’or et d’argent” (2010), “Au Pays des Purs” (2018). Detentrice di numerosi premi letterari, Kenizé Mourad è considerata un’intellettuale di livello mondiale.
Kenizé Mourad, che in questi ultimi anni trascorre gran parte del suo tempo a Istanbul, mi ha detto durante una chiacchierata che voleva scrivere dei legami familiari che ha scoperto tra la sua famiglia e quella di Mustafa Kemal, il futuro Kemal Atatürk, ma che ha incontrato grosse difficoltà sia in Turchia che all’estero. Ritenendo che tale scoperta fosse estremamente importante per comprendere la realtà del passaggio dall’Impero alla Repubblica, le ho proposto di fare un’intervista da pubblicare su una rivista turca di storia, “Atlas Tarih” (Atlante Storia). L’ho intervistata il 24 febbraio, in una soleggiata e nebbiosa giornata nel suo appartamento a Moda, elegante quartiere sulla sponda asiatica di Istanbul, da cui si ammira, imponente sulla sponda europea, la Cittadella Imperiale di Topkapı.
C’erano firmani imperiali, un ritratto di Murad V alle pareti, e nell’aria profumo di caffè appena fatto e una quiete dolce e triste. Mi aspettavo di vederla esausta, perché aveva passato giorni e notti a raccogliere aiuti per le vittime del terremoto del 6 febbraio, e aveva fatto miracoli. Eppure era piena di vitalità ed energia come al solito. Ma era triste, molto triste. Abbiamo parlato in francese, gli occhi persi sull’orizzonte del mare, accompagnati dalle armoniose fusa di Cici, una bellissima siamese. Ho tradotto le mie registrazioni in turco, che sono state pubblicate nel numero di aprile 2023 di Atlas Tarih. Ho l’onore di presentare una versione ridotta ma fedele dell’intervista, con alcune spiegazioni per il pubblico italiano.
KM: Come ho scoperto che Mustafa Kemal (Ataturk) è mio prozio? Più esattamente, prozio acquisito? Fino a due anni fa non sapevo quasi nulla di mio nonno, Rauf Hayri Bey, secondo marito di mia nonna, la Sultana Hatice, primogenita del sultano Murad V. Per umiliarla, il sultano regnante Abdülhamid aveva scelto un uomo di modesta estrazione sociale. Quando Abdülhamid fu detronizzato, Hatice Sultane ottenne il divorzio dal nuovo Sultano, Sultan Mehmet V, che era un uomo molto comprensivo. Un giorno mia nonna, mentre faceva un giro sul suo phaeton, incontrò un bel giovane cavaliere che decise di sposare, nel 1909. Parlo molto di questo affascinante Rauf Hayri Bey nel mio libro “De la part de la princesse morte”. Prima ebbe un figlio che chiamò Hayri, come il marito, poi una figlia, Selma, mia madre.
Mia nonna era una donna dal carattere molto forte e mio nonno era un uomo gentile, ma piuttosto debole. Nel 1918, divorziò anche da lui. Perché allora un uomo non poteva divorziare dalla figlia di un Sultano. Era un insulto al Sultano.
Mi interessava molto la famiglia di mia nonna, ma non quella di mio nonno, perché avevo sentito dire che non era così interessante, fino a quando, due anni fa, ho imparato qualcosa di straordinario: c’era una relazione di parentela tra mio nonno e Mustafa Kemal, il fondatore ed eroe nazionale della Repubblica di Turchia!
Molte persone non vogliono sentirlo perché vogliono una completa separazione tra tutto ciò che appartiene a Mustafa Kemal e tutto ciò che appartiene alla famiglia ottomana. Ma è sbagliato. Mustafa Kemal era un ufficiale ottomano. Era stato anche aiutante di campo del principe ereditario Vahideddin, che aveva accompagnato nel suo viaggio in Germania, per incontrare il Kaiser. Successivamente, quando Vahideddin divenne sultano, col nome di Mehmet VI, Mustafa Kemal lo vide tre o quattro volte e chiese (anche se alcuni non vogliono sentirlo) la mano della Sultana Sabiha, la figlia di Vahideddin.
EÖ: È documentato, è dimostrato.
KM: Ho conosciuto la Sultana Sabiha quando ero molto giovane a Parigi. Tutti abbiamo detto in famiglia: “Che peccato che Sabiha Sultana non abbia sposato Mustafa Kemal, perché non saremmo stati esiliati!”
EÖ: Il corso della storia sarebbe cambiato.
KM: Sì, la storia sarebbe stata molto diversa. Mi ha anche detto una cosa molto interessante: “Conoscevo bene tua nonna: era la Sultana più intelligente di tutta la famiglia”.
EÖ: È un bel complimento della Sultana Sabiha, che aveva la reputazione di ottimo carattere, sincerità, rettitudine …
KM: Sì assolutamente. Quindi, tornando a mio nonno e al suo legame con Mustafa Kemal, il padre di mio nonno, Mehmet Hayri Bey, era stato defterdar (tesoriere) dell’Hejaz (la Penisola Araba) e sua moglie, quindi la mia bisnonna, Belkıs Hanım, era la sorellastra di quello che sarebbe stato l’ultimo Gran Visir, Tevfik Pascià. Ebbero diversi figli, tra cui mio nonno, Rauf Hayri Bey. Mehmet Hayri Bey aveva due fratelli, tra cui Memduh Hayri Bey, che era un uomo d’affari e aveva diversi figli tra cui una figlia, che si chiamava Fikriye, la famosa Fikriye1, di cui Mustafa Kemal era così innamorato. Quindi, Fikriye è, di sangue, la mia prozia, cugina di primo grado di mio nonno.
EÖ: Quindi ha legami di sangue?
KM: Sì, e Fikriye era una donna straordinaria, estremamente colta. Suonava il piano, il liuto, aveva una voce molto dolce. Parlava molto bene il francese. Inoltre, era una donna di carattere. Il terzo fratello, Ragıp Hayri Bey, fu sposato dapprima con una signora dalla quale ebbe diversi figli, poi da vedovo, con Zübeyde Hanım, vedova di Ali Riza Bey e la madre di Mustafa Kemal, che allora aveva 13 anni e che, molto attaccato alla memoria di suo padre, non prese affatto bene questo secondo matrimonio di sua madre.
EÖ: È comprensibile.
KM: È comprensibile… Ma Mustafa Kemal dirà più tardi che Ragip Hayri era stato molto gentile con lui, che era un uomo molto colto che gli aveva insegnato molte cose e che andavano molto d’accordo. Dirà anche: “Mia madre non lo sposò per i soldi, perché aveva poco, ma era uno di famiglia aristocratica”.
Quindi, appresi con mio grande stupore, e fui felicissima di sapere, che non solo discendevo dalla famiglia ottomana, ma che avevo, se non proprio legami di sangue, comunque un legame importante con Mustafa Kemal che era diventato equivalente di primo cugino di mio nonno.
Ciò mi emoziona, perché ammiro molto Mustafa Kemal, che ha salvato il mio Paese. Non ci sarebbe la Turchia senza di lui. Su quello che ha fatto dopo possiamo essere d’accordo o no. Ma in ogni caso, a tutte le persone che lo criticano dico: criticate, va bene, ma senza Mustafa Kemal non ci sarebbe la Turchia, saremmo i sudditi dell’Inghilterra, della Grecia…
Sono stata quindi informata di questo legame con Mustafa Kemal, ma avevo bisogno di documenti diversi da quelli scritti negli articoli o nei libri.
EÖ: Documenti probatori ufficiali?
KM: Sì. C’è principalmente la genealogia che ho scoperto nel museo di Mustafa Kemal, la vecchia stazione di Ankara, dove Mustafa Kemal e Fikriye vissero nel 1920-1922. C’è la camera di Mustafa Kemal e la camera di Fikriye, con i ritratti di Fikriye e una vetrina con foto e un albero genealogico. Quando mi avvicinai, notai che alla fine dell’albero genealogico c’è Kenizé Mourad.
EÖ: Insomma, questo legame è una verità contemporaneamente nascosta e sotto gli occhi di chiunque voglia vedere.
KM: In effetti non c’è niente di misterioso. Mustafa Kemal parla chiaramente di Ragip Hayri Bey e di suo figlio Süreyya con cui fece amicizia e che poi morì durante la grande guerra. Quindi non è un segreto. Tuttavia, ancora oggi si nega qualsiasi relazione tra Mustafa Kemal e la società ottomana, quando invece lui era cresciuto in un ambiente ottomano ed era un ufficiale ottomano! Perché vogliano dividere i turchi tra di loro? Ci sono molti politici che odiano la nostra famiglia. È un peccato. Dovremmo essere uniti. Tutti uniti.
Quando fu pubblicato uno dei miei libri, fui invitata a casa di un amico che organizzò una cena ad Ankara vent’anni fa. Ero seduta accanto a un burocrate di alto rango, molto colto. Mi disse: “Le piace la Turchia? “Sì, certo, la Turchia è il mio paese! Mi disse: “Cosa, questo è il suo paese? I sultani ottomani non erano nemmeno turchi”. Quindi dissi: “Come sarebbe a dire che non erano turchi?” “No”, disse, “disprezzavano i turchi, sposavano donne straniere”. “E’ stato per ragioni politiche, non vuol dire niente”. Ma lui continuò: “Comunque i sultani non hanno mai fatto niente per la Turchia”. Lo guardai e dissi: “No, hanno fatto la Turchia”. E gli voltai le spalle. Questo genere di situazioni non era affatto raro all’epoca. Adesso lo è molto meno.
Ma andiamo avanti: la madre di mio nonno, Belkıs Hanım, aveva per fratello Tevfik Pascià, suocero di Ulviye Sultan, figlia maggiore di Sultan Vahiddedin, quindi in famiglia c’erano già due sultane. A chiedere la mano di Sabiha Sultan, Mustafa Kemal fu di sicuro incoraggiato anche dalla madre Zübeyde Hanım, visto che nella famiglia del suo secondo marito c’erano già state sultane per matrimonio. E c’era l’esempio di Enver Pascià, altro giovane turco emergente, che aveva sposato una sultana.
I fratelli Memduh Hayri, Ragıp Hayri e Mehmet Hayri provenivano dalla famiglia Lalot, che aveva vaste terre nel Peloponneso e viveva a Salonicco, città natale di Mustafa Kemal. All’inizio del XX secolo, la famiglia aveva perso la maggior parte delle proprie terre. Fikriye era molto giovane allora. Il padre di Fikriye, Memduh, fu un uomo d’affari molto ricco. Anche di Ragıp, quello che sposò Zübeyde Hanım, si dice che una parte del porto di Salonicco gli apparteneva.
Riflessioni, a mo’ di conclusione
Avevamo ancora molto da dirci e non avevamo alcun desiderio di porre fine a questa conversazione. Con l’avvicinarsi del tramonto, la Cittadella Imperiale apparve dietro le nebbie. Avevamo guardato e cercato di capire il passato, che, a sua volta, ci aveva guardato. I nostri occhi si sono incontrati. Mentre mi congedavo, senza volerlo, Cici si svegliò e venne a salutarmi. Ringrazio molto Kenizé per avermi concesso questa intervista e per la sua consueta calorosa ospitalità. Ringrazio anche Cici.
La scoperta di Kenizé è commovente, ma non la rivelazione di un segreto di Stato: la conclusione che aveva tratto da varie fonti è stata confermata da un albero genealogico nel Museo Atatürk.
Ironia della sorte, Kenizé, che non ha scritto romanzi polizieschi, ha svolto il ruolo principale in uno scenario molto ricorrente nei romanzi polizieschi sin dalla “Purloined Letter” di Edgar Allan Poe: la prova critica che risolve il caso è nascosta nel posto più visibile. Un documento esposto pubblicamente in un museo pubblico non è certo un segreto di Stato.
Kenizé non fa alcuna pretesa, né legale né politica, su questa scoperta, penso che non abbia altro obiettivo che affrontare la storia e la verità, e riconciliarsi con esse. Questa ricerca, da parte di un membro della dinastia ottomana che insiste sulla sua ammirazione per Mustafa Kemal, non è particolarmente preziosa e significativa in questo centenario della Repubblica turca?
Non esiste alcun legame di sangue tra la dinastia ottomana e Atatürk. Ma la madre di quest’ultimo era entrata, durante le sue seconde nozze, in una famiglia legata alla dinastia imperiale da due rami. La storiografia ufficiale, curiosamente silenziosa su Zübeyde Hanim, la rappresenta piuttosto come una donna semplice e conservatrice. La realtà sembra essere ben diversa. È molto difficile immaginare che Mustafa Kemal vivesse indifferente e distaccato da questo ambiente sociale. E, in un ramo di questa vasta famiglia, c’era Fikriye Hanım.
Il passaggio dall’Impero alla Repubblica fu certamente una grande svolta. Come e più che ogni nuovo regime, la Repubblica voleva recidere i legami con il passato Lo strumento più famoso di questa damnatio memoriae è senza dubbio l’immenso Nutuk (Discorso) pronunciato nel 1927 da Mustafa Kemal. In questa Bibbia del kemalismo, che Şevket Süreyya Aydemir, ideologo della sinistra kemalista, considera “un documento politico dove le cose appaiono secondo i bisogni e le opportunità del tempo”2, si parla di una lettera del generale britannico Harington a “una donna di nome Ulviye Sultan”. Questa espressione implica che questa donna fosse sconosciuta sia all’oratore che ai suoi ascoltatori. Tuttavia, se la storia si fosse manifestata diversamente, questa “donna di nome Ulviye Sultan” sarebbe stata semplicemente chiamata “mia cognata”. In realtà tutti sapevano che il marito di Ulviye Sultan era İsmail Hakkı, figlio di Tevfik Pascià, discendente dei khan di Crimea. İsmail Hakkı era andato in Anatolia per unirsi alla resistenza nazionale e assumere l’incarico di capo di stato maggiore della 16a divisione. Siccome aveva lasciato Istanbul senza permesso, Vahideddin decretò il divorzio da sua figlia. La sorella di Tevfik Pascià era Belkıs Hanım, che aveva sposato Mehmet Hayri Bey, il cui il fratello Ragıp Hayri Bey aveva sposato Zübeyde Hanım in seconde nozze. Per completare il puzzle, ricordiamo che Mehmet Hayri Bey era il bisnonno di Kenizé Mourad.
Questi fitti legami forniscono importanti indizi sui retroscena del processo di trasformazione da Impero a Repubblica. Si pensa subito a temi di ricerca come la trasmissione delle élite politico-amministrative ottomane nei quadri repubblicani, i legami di parentela tra di esse, la mobilità sociale e la sociologia del matrimonio nella società tardo ottomana, senza dimenticare la dimensione della storia balcanica: si diceva, in famiglia, che il cognome dei Lalot del Peloponneso derivasse da una parola greca che significa generoso. Non siamo riusciti a stabilire alcuna parola simile in greco, mentre Lalo(t) risulta essere un tipico cognome albanese. Un famoso compositore albanese contemporaneo (1949-2017) si chiama Aleksandër Lalo. Ma ovviamente sono necessarie ulteriori ricerche. La commovente scoperta di Kenizé Mourad invita ad altre scoperte.
*Emre Öktem, professore di diritto internazionale