José Vincente Quirante Rives, Ombra e Rivoluzione (Colonnese editore, 2020)
Le vicende e i protagonisti della Repubblica partenopea del 1799 non hanno mancato di suscitare emozioni e stimolare la fantasia d’intellettuali e narratori in tutta Europa e anche al di là dell’Atlantico. In questo alveo s’inserisce il recente Ombra e Rivoluzione. Variazioni sul naturalista Domenico Cirillo (Colonnese editore, 2020), romanzo dello spagnolo José Vincente Quirante Rives, costruito attorno alla figura di Domenico Cirillo: botanico, medico e rivoluzionario martire di quella Repubblica giacobina.
La narrazione prende le mosse dalla crisi esistenziale di un ricercatore che lascia tutti i propri impegni e intraprende un lungo viaggio per studiare a fondo la vita di Cirillo e le tracce che di essa ancora restano nei luoghi in cui visse, lavorò, studiò, scrisse. Un viaggio che lo conduce da Napoli a Roma, nella Biblioteca Angelica in cui è conservata una copia del Cyperus Papyrus: opera rara e di grande formato, ricca di preziose incisioni.
Di capitolo in capitolo, il passato e il presente si alternano, in un gioco di rimandi in cui, per il ricercatore, la ricostruzione della biografia altrui è anche scavo interiore in se stesso per dare risposta ai propri dilemmi: è possibile la trasformazione personale? Si possono superare i limiti imposti dall’ambiente circostante?
Scrittura colta e raffinata quella di José Vincente Quirante Rives, già direttore dell’Istituto Cervantes di Napoli. Scrittura che talvolta sa farsi lapidaria, con l’evidente gusto di condensare principi ed emozioni profondi e complessi in periodi brevi, quasi epigrafici: «La decisione, che è l’espressione della libertà, è un muscolo che si atrofizza se affidiamo la nostra sorte agli altri». Scrittura attenta a rintracciare le argomentazioni sui principi più astratti nella solida concretezza della città millenaria: «A Napoli le pietre parlano e qualcuno le ascolta. Nel 1492 Giovanni Pontano dedica sulla strada dei Tribunali una cappella alla moglie morta. L’umanista adorna la facciata con una serie di massime in latino[…]: “Osando e agendo cresce la repubblica, e non con gli impegni che i timidi chiamano cautela”. Cirillo lo adotta come motto, e così appare nel frontespizio di molte sue opere. […] La frase che Pontano ha preso in prestito da Tito Livio incita all’azione, ma ogni uomo giudica le azioni necessarie in base al suo carattere e ai suoi interessi».
Ma indubbio elemento d’interesse del romanzo sono anche le pagine in cui l’Autore ricostruisce le tappe più significative della ricerca botanica e medica nel Settecento a Napoli, in stretto collegamento con quanto accadeva nelle altre principali capitali europee, dagli studi di Linneo sulla riproduzione delle piante agli esperimenti per la cura del morbus gallicus, condotti con pillole di mercurio nell’ospedale di Bicêtre, a due miglia da Parigi. O anche alle dissezioni dei cadaveri compiute da William Hunter nel corso delle proprie lezioni di anatomia a Londra.
*Raffaele Messina, scrittore