VerbumPress

#ITALIARIPENSACI. L’insostenibilità di creare pace sulla base della minaccia nucleare

Dal 2017 sono diventata membro dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai che, basandosi sugli insegnamenti del monaco giapponese Nichiren Daishonin, sostiene azioni volte al rispetto di ogni forma di vita.

Tra le battaglie sociali portate avanti da questo istituto internazionale, spicca quella per il disarmo nucleare anche attraverso le attività dei giovani buddisti impegnati nella campagna Senzatomica (partner di ICAN, Campagna Internazionale per l’Abolizione delle Armi Nucleari, premiata nel 2017 con il Nobel per la Pace).

Personalmente, per quanto mi sforzassi, ho sempre percepito questa battaglia in maniera buonista: ovviamente ero cosciente dell’impatto disastroso che questi ordigni possono causare, ma la storia di Hiroshima e Nagasaki è sempre stata lontana nel tempo e nei luoghi. Una storia poco raccontata. Un argomento distante dal mio qui e ora.

O perlomeno lo è stato fino al 27 febbraio 2022, quando dopo lo scoppio della guerra in Ucraina il presidente Russo, Vladimir Putin, ha ricordato ad ognuno di noi che questo tema ci riguarda in prima persona.

Il 3 gennaio 2022 Cina, Russia, Gran Bretagna (con l’Irlanda del Nord) e Stati Uniti sono pervenuti ad una dichiarazione congiunta riguardo alle armi nucleari (Joint Statement by the five recognised Nuclear-Weapon States), affermando che “un conflitto nucleare non può essere vinto, e non deve essere combattuto in nessuna circostanza”.

Questa frase (pronunciata la prima volta nel 1985, durante l’incontro tra Ronald Regan, allora Presidente degli Stati Uniti d’America, e il Segretario dell’Unione Societica Mikhail Gorbachev) suscita un sorriso, purtroppo amaro, e tante domande.

Dagli anni della Guerra Fredda ad oggi, cosa è cambiato?

Nel 1968 Stati Uniti, Gran Bretagna e Russia sottoscrissero il Trattato di non Proliferazione Nucleare (TNP). Molti stati successivamente aderirono e altri, come la Corea del Nord, ne uscirono. Secondo questo trattato i paesi che non possedevano armi nucleari si impegnavano a non costruirne o acquistarne, mentre gli stati che già erano in possesso di tali ordigni avrebbero avviato un graduale disarmo. A questi ultimi non venne imposta una data per il disarmo e, dopo oltre 50 anni, possiamo affermare che tale impegno è stato totalmente disatteso.

Da questa constatazione nasce, nel 2017, l’esigenza di redigere un nuovo trattato: il TPNW (Trattato sulla proibizione delle armi nucleari). Il 22 gennaio 2021 il trattato è entrato in vigore grazie al raggiungimento del numero minimo di ratifiche richieste (50. Grazie all’Honduras!). Purtroppo si riscontra la grande assenza di tutte le potenze mondiali in possesso di ordigni nucleari e di tutti i paesi membri della NATO.

Perché?

Rispetto al TNP, questo nuovo trattato definisce dei tempi precisi per il disarmo (senza rimandarlo alle famose calende greche) e inserisce una norma che tocca i paesi NATO molto da vicino: la proibizione ad ospitare sul proprio territorio ordigni nucleari anche di altri paesi.

Proprio tale circostanza ha portato i paesi europei membri della NATO (Paesi Bassi in testa) a non ratificare il TPNW, asserendo che così facendo avrebbero contravvenuto agli obblighi dell’alleanza. 

Questa obiezione in realtà non sussiste, in quanto ospitare sul proprio territorio armamenti nucleari di altri paesi non solo non è un obbligo derivante dall’adesione alla NATO ma viola anche le regole del TNP, sottoscritto da questi stati, in quanto vi sono degli armamenti (detti “a doppia chiave”) che possono essere sganciati anche dalle forze aeree del paese ospitante. 

Ma l’Italia?

In Italia, attualmente, vi sono due depositi di bombe nucleari americane: una si trova ad Aviano in Friuli-Venezia Giulia e l’altra a Ghedi in Lombardia. Inoltre, il nostro Paese, con il famoso quanto controverso acquisto degli F-35, è ora in possesso di aerei “nuclear certified”, ossia idonei allo sgancio delle moderne bombe B61-12. Per i meno esperti: bombe nucleari all’idrogeno.

Ma una buona fetta della società civile italiana non è d’accordo con le decisioni prese (spesso alla chetichella) dai nostri governanti. Per questo sempre più associazioni si stanno unendo alla campagna #italiaripensaci, nella quale si chiede al nostro Paese non solo di ratificare il TPNW, ma di ricoprire un ruolo chiave, trainante, in Europa per una effettiva politica per il disarmo nucleare e la costruzione di una società pacifica.

Vorrei concludere con le parole di Akihiro Tahakashi, sopravvissuto alla bomba atomica ed ex-direttore del Peace Memorial Museum di Hiroshima:

Perché gli Stati Uniti uccisero senza pietà 7200 studenti innocenti? Ancora sento una punta di odio verso gli Stati Uniti. Però l’odio non distrugge mai l’odio. Là dove c’è odio, non possiamo avere pace. Per quanto sia doloroso, dobbiamo superare i nostri sentimenti di odio. Anche nelle circostanze più terribili, non dobbiamo mai dimenticare di aprire il nostro cuore agli altri.”