Intimi scandali di famiglie per bene di Maurizio Germani
Un affresco sull’esistenza e sulla indeterminatezza di vite ed eventi
Maurizio Germani torna in libreria con Intimi scandali di famiglie per bene (Leone Editore, 2023), un romanzo che offre uno spaccato dell’Italia del dopoguerra fino a quella dell’ultimo decennio del secolo scorso. Attraverso la storia e le vicende di due famiglie, quella dei Guerini e dei De Marchi, la scrittura di Germani accompagna il lettore nella Milano perbene e conformista degli anni del boom economico e degli stravolgimenti della modernità, offrendo una ricostruzione sapiente degli snodi sociali e storici che hanno cambiato mode e abitudini e hanno sancito, non solo in Italia, una evoluzione identitaria e culturale per l’avvento di nuovi scenari geopolitici, nonché per gli influssi di una nuova nascente globalizzazione. Ma tutto questo resta sullo sfondo, o per meglio dire, si combina in modo sapiente nel romanzo alle vicende narrate, che rimandano alla dimensione privata dei protagonisti, Crocefissa, le sorelle Immacolata e Margherita, l’Ingegner Guerini, la moglie Artemisia, i figli Gertrude e Vittorio. La scrittura di Germani, con intelligenza e ironia, e a tratti con malinconica durezza, porta il lettore nelle case dei protagonisti, nelle stanze private e nascoste, oltre le strade dei bar e degli uffici di Milano. Germani scava nelle vite dei suoi personaggi, dalle quali emerge il ritratto vivido e attuale di esistenze soggette al caso e in balia dei propri desideri e dei propri errori, delle proprie convinzioni e delle proprie inibizioni, soggetti che proustianamente vengono colti nella drammaticità dell’indeterminatezza del tutto e della sua dolorosa inafferrabilità.
È in questo senso che i piani temporali presenti nel romanzo, scanditi da eventi storici e personali diversi, come ad esempio lo sbarco sulla luna, le proteste studentesche e la guerra del Vietnam, s’intersecano alla narrazione personale degli eventi per creare un romanzo nel romanzo.
È Proust de À la recherche du temps perdu il modello sotteso al libro di Germani, laddove il tempo perduto dei protagonisti, sia quello amoroso che quello relativo alle vite non vissute, alle esperienze mai provate, diventa occasione per riflettere sulla fugacità della esistenza umana e dunque sulla ricerca di un tempo ritrovato, di una verità, di una memoria che nella prospettiva diacronica del testo diventa racconto affidato ad altri, eppure, per questo motivo, fallace, mai esaustivo.
Ne è simbolo la perdita di memoria e di parola dell’Ingegner Guerini, alla fine del romanzo, o il dialogo conclusivo tra due anonimi Lui e Lei in palestra, che enfatizza l’impossibilità di dire, di preservare. Crocefissa e Immacolata sono in questo senso le figure più significative, legate ad una dimensione dolorosa della vita che se le porta a negarsi l’amore, le rende figure della mancanza o, tra etica e rinuncia, dalla doppia identità: con ironia Germani gioca ad esempio con il nome ‘Albertine’ per l’alter ego di Crocefissa nell’unico incontro amoroso della donna, richiamando una misteriosa e proustiana Albertine scomparsa. Tra finzioni, convenienze, violenze, delusioni, amori clandestini, amori omosessuali e amori per sempre, Germani offre uno splendido ritratto dell’esistenza, sospesa tra l’inafferrabilità degli eventi e la mutevolezza del tutto, in cui le passioni e l’amore restano seppur dolorosamente il senso ultimo forse di quell’attimo che è il mistero del vivere.
*Laura D’Angelo, autrice e scrittrice