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Intervista esclusiva all’artista, poeta e scrittore Gian Ruggero Manzoni

Tutto, in arte, si realizza solo se hai studiato. Nulla nasce così, estemporaneamente

È difficile concretizzare opere in diverse discipline operative, oggi? 

Oggi è come ieri, l’importante è conoscere bene la disciplina tramite la quale, in questo o quel caso, si opera e ciò è frutto di un persistente studio e di un continuo aggiornamento riguardante quello che hai studiato. 

Inoltre non scordiamoci che l’artista … il vero artista, non l’improvvisato … mentre realizza studia anche, mettendo ulteriormente a frutto quello che in precedenza ha studiato, e mi si consenta il gioco di parole, ma è frase che rende bene l’idea. 

Quindi si studia, poi si realizza e, nel contempo, studi tramite ciò a cui stai dando forma, e, mentre stai facendo, ristudi quello che hai studiato, in modo che, opera dopo opera, il tuo bagaglio di conoscenza, di sapere, si cementa e cresce, forte, ben piantato in te. 

Tutto, in arte, si realizza solo se hai studiato. 

Nulla nasce così, estemporaneamente. 

Risulta da supponenti nonché da millantatori e dilettanti il credere che dal nulla possa nascere un’opera. 

Tale credenza è unicamente consolatoria per chi in sé ignorante … usando la giusta etimologia della parola “ignorante” … comunque resta che l’ignorante rimane ignorante, anche se realizza 10.000 quadri o scrive 100 libri.  

Vuoi trasferirti a Parigi, Londra o NY? 

No, al limite se mi dovessi trasferire sceglierei una piccola località, una piccola o media cittadina.

Sono orgoglioso di essere nato in campagna, in provincia, e di avere imparato non poco dalla natura e dai suoi cicli. 

Una delle componenti che ho apprezzato del postmoderno è stata la teorizzazione che non esistono più capitali dell’arte, ma che, bensì, Parigi, Londra, New York sono là dove un artista opera e, meglio ancora, là dove due artisti, parlando fra loro, crescono nell’essere e nel creare. 

Ancor meglio se gli artisti sono più di due. 

Già nell’ ’800 gli Impressionisti in Francia e i Macchiaioli in Italia avevano inteso quel che dico. 

Le Parigi le crei là dove menti e cuori stanno creando, confrontandosi fra loro. Non è il luogo che fa l’arte, ma è l’arte che fa il luogo. 

La sola città che oggi mi solletica è Marsiglia, un vero e proprio crocevia del Mediterraneo, e non solo, infatti spesso mi reco là, ma non ci vivrei in pianta stabile, preferisco gustarmela tramite toccate e fughe. 

Non sopporto il traffico tipico delle grosse città, amo le solitarie Valli di Comacchio o le bonifiche ferraresi, gli argini del Po e il Bosco della Mesola, nonché gli animali che lo abitano.

Quali progetti vorresti sviluppare in ciò che resta del 2024 e dove e con chi? 

Carne da mettere al fuoco ne abbiamo sempre e in abbondanza. 

Stiamo ragionando e abbiamo iniziato a ragionare su un bell’evento da tenersi presso la Fondazione Golinelli di Bologna durante la prossima Arte Fiera [Bologna, 2025]. 

Mi trovo molto bene quando lavoro con il prof. Zanotti, presidente della stessa, e con il dott. Danieli, vicepresidente e curatore artistico della suddetta. 

Poi libri. 

Poi poesie. 

Poi un romanzo da terminare. 

Poi la traduzione dal greco antico del Vangelo di Marco. 

Poi il vivermi mia figlia, poi l’andare in moto, poi l’andare a pescare con la canna. 

Poi la mente … il voler bene alla mia mente, sperando sempre che possa reggere fin quando non mi abbandonerà il fisico. 

La stampa ti ha seguito, ultimamente? 

Sì, mai mi sono lamentato riguardo l’interesse che i media hanno rivolto alla mia persona e al mio fare. 

Comunque, io mi accontento di poco. 

Già sapere che chi mi interessa sia a conoscenza di ciò che faccio oppure di ciò che ho terminato di fare mi basta. 

Non sono mai andato alla ricerca di un pubblico, ma di amici del cui dire mi fido. 

A me piace fare arte in tanti modi diversi, quello è ciò che più mi interessa, non tanto il pubblicizzare o il promuovere quel che faccio. 

Giusto quel tanto lo si rende pubblico, poi si passa ad altro.

A me piace lavorare e mi interessa il cercare di far bene, almeno secondo i miei parametri conoscitivi e coscienziali, quello a cui sto lavorando. 

Sono felice, ad esempio, di essere in FaceBook perché in un attimo dai notizia di te, poi passi ad altro. 

Logico che se un qualcuno si interessa a quel che ho fatto mi procura gioia, anche se questi “qualcuno” siano quattro, ma il primo a cui necessita che renda conto sono io … è a me stesso che devo rendere conto di quel che dico e faccio, tutto il resto è piacevole contorno, è comunione, è socialità, ma non mondanità. 

Non amo la mondanità, anche se il mio lavoro mi porta spesso in ambienti mondani. 

Conosci le Fiere d’Arte? 

Sì, ma sono anni che non le frequento più. 

Non mi piace che opere d’arte di importanza siano attaccate a una parete di cartongesso o a un pannello di legno come fossero quarti di bue con sotto il prezzo al chilo. 

Ho frequentato le fiere d’arte, anche all’estero, quando i galleristi erano in primo luogo dei fini intellettuali, non dei venditori di carta igienica o materassi. Oggi se andassi in fiera al limite potrei intrattenermi con un paio di veterani sopravvissuti, i restanti … la maggior parte dei restanti … sono bravi venditori, bravi commercianti, e nulla più. 

Come già o ribadito l’ignoranza dilaga. 

Questa gente non sa quasi nulla di quello che è stato il sistema dell’arte prima degli anni ’90 del secolo scorso, e nulla sa riguardo la vita degli artisti o dei letterati. 

La memoria difetta … lo studio difetta … il sapere difetta. 

Viviamo in un mondo ignorante, supponente e quindi spesso volgare.

Credi che l’arte andrà avanti su altri canoni e codici? 

Sì, come sempre è successo, seppure io sia un tradizionalista, un conservatore, ancora un uomo del ’900. 

Ad esempio, ben poco mi interesso della tecnologia applicata all’arte, ben poco delle attuali installazioni, che reputo per lo più scontate, dopo averne viste, il secolo scorso, a milioni, messe in opera anche da fior fiore di cervelli. Comunque, in arte vanno ancora bene tele, pennelli, marmo … quindi tutto quello che crea un oggetto … cioè il fare con mano, direttamente, artigianalmente. 

Al limite vada l’arte digitale o la video arte, dove il computer è ancora strumento, cioè non si è ancora passati alla macchina quale cultura … alla “cultura della macchina”, come sono solito dire. 

Già basta la nostra di intelligenza … infinita, smisurata, come poi l’immaginazione, della quale mi vanto di averne a tonnellate. 

Attualmente, il mercato dell’arte è florido? 

No, è in crisi, come poi altri settori. 

Giusto si trattano opere storiche di rilevanza, soprattutto per questioni inerenti a investimenti di ordine finanziario e perché i maestri di un tempo erano, nel vero, maestri, quindi una garanzia storica, non creazioni di una industrializzazione commerciale dell’arte, come oggi, cioè frutti di già bacati che tra una decina d’anni potranno, sgonfiatisi, cadere dall’albero, ma senza dar vita a un’altra pianta … quindi frutti sterili. 

Fermo è quel segmento che va dai 1.000 ai 7-8-9.000 euro o dollari che siano, cioè quello che faceva mangiare un po’ tutti. 

Questo sta succedendo soprattutto in Italia, Francia e Spagna. 

Manca una critica come si deve, cioè credibile, e il ceto medio è alle strette, economicamente parlando, quindi la fascia di prezzi riguardanti lo stesso è ferma. 

Prima di acquistare un quadro o una scultura o che altro si pensa alla scuola dei figli, al rifare il bagno di casa, alle possibili vacanze in un luogo decente, poi alle rate del mutuo d’acquisto sia della casa sia dell’auto, quindi ai figli laureati che a trent’anni ancora gravano sull’economia famigliare o ad altro di quotidiano. 

L’arte rientra nel voluttuario, quindi è retrocessa in fondo alla lista delle esigenze. 

Perché l’arte va avanti, nonostante alti livelli epidemici e stati di guerra? 

Perché l’arte non muore o, meglio, così come dicevano gli alchimisti e gli esoterici in genere, anche se l’umanità dovesse sparire in toto da questo universo lo spirito dell’opera … della Grande Opera … comunque è immortale, come poi il divino è immortale. 

Quello che è sacro è sempre immortale, è sempre eterno, e l’arte è sacra. Necessita ben capire che l’arte non è prerogativa del genere umano, ma è già in per sé stessa, esiste già, noi uomini, al limite, siamo suoi fedeli indagatori o, quei pochi, suoi sacerdoti. 

Sì, l’arte appartiene alla sfera del sacro, ma ormai mi ritrovo fra i pochissimi nel dirlo. 

Ciò non mi disturba, anzi reputo che mi nobiliti.

Vedi la tua città, nel contesto, attendibile del circuito dell’arte contemporanea? 

No, la mia città di riferimento è Lugo di Romagna, là dove sono nato … 

30-35.000 abitanti … e non rientra in un circuito di alcun genere, a parte l’aver dato i natali a singoli personaggi di importanza forse più conosciuti fuori da Lugo che in Lugo. 

Ci fu un momento in cui sarebbe potuta diventare una piccola Parigi, negli anni fine ’70 inizio ’80 del secolo scorso, ma come al solito gli amministratori … i politici … certi politici … hanno difettato e difettano non poco a livello culturale o, più in generale, a livello di comprensione. 

Neppure abbiamo una piccola pinacoteca, l’arredo urbano è insignificante se non orribile, e il nostro territorio non si caratterizza per alcun motivo, se non per il fare parte del Parco del Delta del Po. 

Lugo di Romagna, come tante altre città italiane di provincia, dorme placidi sonni, cullata da placidi cittadini, anche loro in sonno, e da placidi amministratori, culturalmente super addormentati. 

Per noi, per fortuna, esiste anche un mondo che va oltre Lugo e giusto si resta a Lugo, con residenza e dimora, in ricordo dei propri antenati, della propria famiglia di appartenenza, almeno così è per me. 

Inoltre, ho un paio di cari amici e di care amiche che ancora vivono a Lugo, e ciò compensa la mancanza d’altro. 

Il tuo prossimo obiettivo operativo? 

Il vivere fin quando avrò idee da sviluppare, ma so già in partenza che parto sconfitto. 

Il corpo mi cederà prima della testa, sempre se non mi troverò avulso da una demenza senile. 

Del resto anche il cervello è un organo, quindi non ho speranza … l’eternità operativa non mi è concessa … non ci è concessa … come poi ogni altra eternità che dipenda dalla materia. 

Tutto ciò che è materia prima o poi tornerà polvere, quindi si faccia godimento dell’arte messa in opera dagli esseri umani sempre in un qui e ora, mai si punti sul domani … mai ci si affidi al tempo, anch’esso invenzione umana. 

*Maurizio Vitiello, critico d’arte e sociologo