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Intervista a Luigi Mariano

Luigi Mariano è un cantautore salentino, amante delle atmosfere teatrali e d’ascolto, che scrive canzoni dal 1992 e che ha vissuto gli ultimi vent’anni a Roma, inserito nell’ambiente musicale romano. Ha collaborato varie volte con Neri Marcorè, Simone Cristicchi, Edoardo De Angelis e il giornalista Andrea Scanzi. È stato spesso ospite a Radio RAI: da Fiorello, Luca Barbarossa, Lorella Cuccarini, Nino Frassica.


1 Luigi come hai vissuto questi mesi di isolamento?
Sforzandomi di vedere il lato positivo di una situazione oggettivamente molto dura e innaturale. Nel pieno lockdown di marzo e aprile ho ripreso a leggere romanzi a buon ritmo, col piacere sublime di un tempo. Nonostante ciò, il palco e il contatto diretto con la gente – per me entrambi vitali – mi sono mancati fin quasi al soffocamento.  Ora si prospetta nuovamente un altro periodo molto incerto. E confesso di essere preoccupato, sia per me che per tutto il settore a cui appartengo, che viene davvero considerato pochissimo dalle istituzioni italiane. Non abbiamo vere tutele.

2 A volte ti sei definito un medico mancato, raccontaci.
Sebbene abbia iniziato a suonare tastiera e chitarra ben prima della Maturità Classica, poi però a diciannove anni mi iscrissi a Medicina a Roma. Assecondai i voleri di tutta la mia famiglia, che sotto sotto sognava per me un brillante percorso professionale come medico. Mi imposi ferrea disciplina negli studi, anche per conciliare musica e Medicina, così come aveva fatto il mio modello di allora, Enzo Jannacci. Il mio rendimento universitario infatti era eccellente. Ma non ero felice. E, verso i 25 anni, non lo ritenni più tollerabile. Così, attraverso un lungo viaggio interiore durato anni, ho abbracciato sempre più la musica, lasciando piano piano gli studi, dopo ben 36 esami sostenuti. Sembra una follia, ma non me ne sono mai pentito.
Nulla di ciò che si fa nella vita è però “tempo sprecato”: la mia preparazione medica mi ha permesso di stare vicino ai miei genitori nel modo giusto durante le loro lunghe e travagliate malattie, poi risultate fatali.


3 Ci sono progetti importanti a cui hai partecipato, quale ti è rimasto nel cuore?
 A parte i miei due fortunati dischi come cantautore, “Asincrono” del 2010 e “Canzoni all’angolo” (ed. Esordisco) del 2016, per i quali spendo quotidianamente tutte le mie energie, ricordo anche altri due progetti discografici esterni, che mi sono rimasti dentro. Il primo è del 2010 ed è un doppio CD tributo a Bruce Springsteen di vari artisti, soprattutto italiani (tra cui Modena City Ramblers e Daniele Groff). Il disco, prodotto dalla Route 61 di Ermanno Labianca, si intitola “For you 2: a tribute to Bruce Springsteen” e contiene una mia versione in italiano di Matamoros banks del Boss.
L’altro progetto discografico, a cui ho partecipato nel 2014 sempre con una mia cover, è l’omaggio di tanti artisti a un vecchio disco del tormentato poeta e cantautore livornese Piero Ciampi: “Piero Litaliano 50 anni dopo”.


4 Quanto incide il testo nella realizzazione di un nuovo brano musicale? Scrivi tu i tuoi testi?
Ci tengo molto a scrivere tutti i miei testi, anche se sporadicamente ho collaborato in qualche mia canzone con altri autori. L’importanza dei testi, nella produzione dei cantautori, dovrebbe rivestire un ruolo cruciale, persino culturale direi. Al punto tale che spesso le liriche rappresentano proprio la molla iniziale, lo spunto primordiale per far germinare un’idea e dar letteralmente vita a un brano.
In me invece è rarissimo che l’idea iniziale parta dalle parole. L’embrione delle mie canzoni è infatti sempre un’idea musicale, al piano o alla chitarra, cantata e sviluppata in finto inglese, sulla cui piattaforma e sui cui binari posso poi impiantare la sequenza delle parole.  Una volta nata la musica, mi dedico al testo con tutta la cura del caso, perdendoci anche molto tempo, alla ricerca di ciò che esattamente sento nel cuore o nella testa. Attraverso questo modus operandi trovo il giusto equilibrio tra parole e musica, che per me devono essere ben bilanciate come importanza, senza che nessuna schiacci l’altra.

5 So che tua madre amava la poesia, quali altre affinità ti legavano a lei?
Mia madre era una ragazza degli anni ‘60, appassionata di arte, poesia e musica. La sua sensibilità acutissima l’ha sempre portata ad apprezzare il mondo degli artisti, nonostante lei di fatto non fosse una creativa. Amava i grandi poeti della storia ed era innamorata delle canzoni dei cantautori, dei quali leggeva con passione ogni parola dei loro testi. Mi ha anche trasmesso l’amore sconfinato per la lettura, fin da piccolo, stimolando in me adolescente la curiosità per i romanzi d’avventura e per i gialli, regalandomi tanti libri, da cui io sono partito per poi andare per la mia strada. Se sono diventato un cantautore lo devo a lei e a ciò che mi ha trasmesso dello sconfinato mondo artistico.

6 La Puglia offre prospettive agli artisti e ai musicisti? o consigli le grandi città?
Non ci sono regole fisse, dipende anche da caso a caso. Ognuno ha la sua storia. Certo la Puglia è una regione molto viva, non certo isolata, anzi è tra le più dinamiche e ricche del sud. Se, come molti ventenni, si è particolarmente bravi a gestire le piattaforme web o You tube o i social network più frequentati dai giovani come Instagram o Tik Tok, allora anche senza spostarsi da casa si può fare molto. Ma se, come me, si crede ancora al contatto umano, allo scambio personale diretto, agli incontri dal vivo sul posto, alla possibilità di vivere fisicamente al “centro esatto della storia”, occorre assolutamente partire, per andare a Milano o Roma, dove ogni giorno puoi incontrare persone che contano e farti notare in modo concreto.


7 Chi sono stati i tuoi maestri?
Sicuramente tutti i cantautori italiani, nessuno escluso. A mio parere il più completo di tutti, per una visione complessiva legata a voce, musiche, testi e arrangiamenti, resta Lucio Dalla. Forse, in quello che propongo io, si sentono invece di più gli echi di Fossati, De Gregori e Gaber, ma garantisco che ho appreso davvero da tutti, anche da quelli più distanti dal mio stile. Tra gli stranieri ovviamente un posto d’onore spetta a Springsteen e anche ai bluesman. Sono stati miei ispiratori indiretti, pur venendo da mondi diversi dalla canzone, anche Morricone, Pirandello, Dino Buzzati, Agatha Christie, Umberto Eco, Stephen King, Poe, Carmelo Bene e persino Fantozzi. E comunque, al di là dei nomi celebri, qualsiasi persona che incontriamo nella vita può insegnarci qualcosa di enorme, che può rivoluzionare il nostro modo di essere.

8 Il cantautore è l’emblema della libertà o è anche egli soggetto a logiche di mercato e ai diktat delle case discografiche?
La libertà di un artista è un concetto molto complesso e anche relativo, perché dipende da molti fattori. Erano liberi Michelangelo e Leonardo, quando davano vita ai loro capolavori su commissione? È stato davvero libero Ennio Morricone nel comporre le sue creazioni musicali, su indicazione precisa dei registi e stando attento a seguire la sequenza delle inquadrature e delle scene dei film di cui scriveva la colonna sonora? Sono interrogativi che mi pongo spesso e la risposta è più no che sì. Eppure il loro genio artistico è riuscito lo stesso ad esprimersi al massimo, partorendo capolavori immortali, anche quando non era completamente libero. Questo deve far riflettere e insegnare l’umiltà. Stimola tutti noi creativi a dare sempre il massimo, in ogni circostanza, anche la più negativa, in cui la nostra ispirazione, nostro malgrado, a volte si trova costretta a esprimersi forzatamente monca o condizionata. Perché la bellezza è un mistero e può arrivare da dove meno te lo aspetti, persino dall’assenza di libertà. E spesso “dal letame nascono i fiori”, come diceva Faber. Ciò di cui un artista deve avere però paura è il grave incubo di essere costretti, per buona parte della propria attività, a fare non solo generiche opere su commissione (ci può anche stare, qua e là), ma cose che letteralmente si detestano, magari per poter lavorare. Anche Morricone doveva lavorare, ma ha conservato sempre dignità e qualità, in ogni singola nota vergata su pentagramma.


9 La canzone per te più significativa?
Nel mio repertorio sicuramente Questo tempo che ho. La scrissi il primo giorno di primavera del 2006, la inserii nel primo disco ed è poi diventata, nel corso degli anni, un mio vero brano simbolo, una specie di feticcio e di bandiera, che mi porto dietro a ogni fine concerto, col pubblico che la canta in coro. Mi racconta in profondità, perché è in bilico tra la malinconia dell’inverno e la speranza della primavera, proprio come me. Ho capito che si trattava di emozioni comuni e da subito vi si son riconosciuti in tanti: il brano è molto apprezzato non solo da chi mi segue, ma anche da tanti dell’ambiente. Sulla stessa scia del filone legato al tempo, credo che anche L’ora di andar via, dall’ultimo disco, sia una canzone molto rappresentativa di un mio sentire intimo, che ondeggia tra sentimenti molto contrastanti, conseguenti alle lacerazioni insite in ogni distacco.

10 Quella più richiesta?
La mia canzone più amata e richiesta dal pubblico resta Edoardo, presente nel primo disco Asincrono. È una lettera di un figlio al padre e la scrissi nel 2003. Fingevo di dare voce a Edoardo Agnelli, prima di quel suo estremo gesto di gettarsi da un ponte. La storia di Edoardo verteva molto attorno al concetto di identità e faceva emergere i sensi di colpa nell’aver deluso il padre Gianni, non assecondandone i progetti industriali. In quella vicenda familiare e personale ho trovato molto di me stesso e della mia storia. Ne approfittai dunque per utilizzarla come escamotage e parlare al mio, di padre, da cui ero distante per molte idee e a cui il brano è dedicato.
Concludo sottolineando anche un aumento delle richieste del pubblico per Mille bombe atomiche, un brano rissoso e tormentato, fatto di emozioni compresse che vorrebbero trovare una disperata via di fuga.

Sito web:   
https://www.luigimariano.com/

Questo tempo che ho
https://www.youtube.com/watch?v=u_kqzk0_11U

Edoardo
https://www.youtube.com/watch?v=pVZE2osmEJ0

L’ora di andar via
https://www.youtube.com/watch?v=JcaigCVOqzg

Mille bombe atomiche
https://www.youtube.com/watch?v=u3IkTlpN9nI

*Claudia Piccinno, poetessa