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Il transumano: una nuova sfida etica?

Negli ultimi anni si parla sempre più di transumano e intelligenze artificiali. Il dibattito è certamente delicato perchè riflette non solo la categoria umana nel suo contetto di limite, ma si pretende una ricerca disperata di immortalità. L’acquisizione della immortalità non è una competizione calcistica, ma è piuttosto la sfida etica per eccellenza che l’uomo possa desiderare. La vita nella sua processualità ci pone dinnazi sensazioni e sentimenti che rispondono a un bisogno di cura, di preoccupazione. Questo perchè la vita che viviamo – quella consacrata dalla biologia – ha un tempo, una scadenza, una fine. Nascendo assimiliamo la vita, ci impregnamo di temporalità e di processualità. La temporalità è il segno tangibile della malattia che ci preoccupa.  Il filosofo Martin Heidegger dice che “l’uomo, appena nato, è già abbastanza vecchio per morire”. Ogni malattia, purchè non si tratti di un disturbo leggero e passeggero, induce pesieri e sentimenti particolari e preoccupanti. Ora la sfida della nuova era transumana si consuma proprio sul terreno delle “pre-occupazioni” 

dell’uomo. Non è duque, questa, una lettera di sollecito – già da tempo consegnata dalla tradizione classica filosofica all’uomo  – che affronta  saggiamente la fine della vita in termini di “pre-pararazione” . E’ piuttosto la risoluzione delle problematicità onto-antropologiche; la cessazione di tutte le preoccupazioni, dal momento che le conquiste biotecnologiche, della ingegneria genetica, della medicina rigenerativa, delle nanotecnologie, della robotica e intelligenza artificiale renderanno verosimilmente possibile un mutamento epocale:  cioè quello di ridurre  – e in prospettiva forse di eliminare per sempre – la  malattia, o comunque il danno della morte, di vincere la vecchiaia e conquistare così una longevità estrema.

E’ chiaro che non si sta parlando di una equazione matematica di secondo grado facilmente risolvibile con un po’ di pazienza e preparazione. La problematicità transumana che si va sollevando è sempre più legata alle sorti dell’uomo, alla sua vita futura, già sempre attuale con i suoi rischi e pericoli. 

Ed è inevitabile una discussione sul futuro dell’uomo, perchè il transumano è certamente una riflessione sul futuro.

La cosa però interessante – e qui arriviamo al fulcro della riflessione transumanista – è che proprio nell’epoca che viviamo stiamo assistendo, in buona sostanza, ad un inaspettato recupero della centralità dell’Uomo; e questo proprio grazie alla evoluzione scientifica: quella stessa scienza che per qualche secolo era sembrato averci declassificato a ruolo di accidente insignificante. A cosa mira il transumano? mira alla massimizzazione del piacere-benessere sottovalutando, massimamente, le inevitabile preoccupazioni di tipo etico.  In altre parole, il tranusmano è il cuore della possibile modifica-costruttivistica tecnologica; un paradiso artificiale, qui e ora, riprodotto ingegnosamente.Sorge tuttavia una domanda. Se tutto diventa modificabile, che cosa si dovrebbe comunque conservare di ciò che consideriamo autenticamente umano? Per tentare di rispondere a questa fondamentale domanda, occorre preliminarmente prendere atto di un dato di fatto molto semplice, e cioè che la forma attuale della nostra biologia è in ogni caso destinata a cambiare nel tempo. Il destino dell’uomo è nel suo mutamento, nel suo farsi e rifarsi incessantmente. 

Questo perchè  l’alternativa che abbiamo di fronte non prevede comunque in alcun modo di rimanere stazionati, fermi; non prevede di congelare per l’eternità la situazione attuale. Il fardello più pesante, e insieme il compito determinate è rispondere alla responsabilità delle nostre azioni, all’assunzione responsabile dell’intero processo edificante. La responsabilità è affidata a l’uomo come esito ultimo di un processo di crescita e di evoluzione.  Infatti i transumanisti sono consapevoli che l’Umano è inseparabile dalla sua Umanità, nell’accezione morale del termine. Per questo il transumanesimo, nella sue declinazioni più illuminate, è particolarmente attento alle problematiche di ordine sociale, sanitario e ambientale, affinché, pur attraverso la sua continua evoluzione, l’essenza di ciò che è umano sia tutelata.

*Fabio Squeo, filosofo, scrittore, poeta.