Il tempo
Negli ultimi mesi trascorsi, in un periodo che noi tutti, facendo il verso a quel capolavoro di Gabriel Garcia Marquez, “L’amore al tempo del colera”, abbiamo ribattezzato, “l’uomo al tempo del Corona Virus”, tra l’altro, abbiamo riflettuto sul significato di tempo. Con il brusco cambiamento della nostra quotidianità, con la chiusura forzata delle molte attività, con il consiglio/imposizione di rimanere nelle nostre abitazioni, mentre l’aria si ripuliva dai vapori mefitici causati dal nostro abituale tenore di vita, ci siamo ritrovati con il tempo dilatato. Dai giornalai aperti, sono andate immediatamente esaurite le copie delle riviste di enigmistica, giochi e passatempi, come fosse Ferragosto; sono aumentate a dismisura le passeggiate con i cani, e si sono moltiplicati atleti, anche di una certa età e con pancetta traballante, che, come dei “cinghialoni” (qualcuno li ha definiti così) andavano vagando, con passo malfermo nei giardini pubblici. Tutto ciò perché il tempo si era improvvisamente dilatato.
Ciò mi ha fatto ricordare che qualche anno fa, nientemeno che in qualità di rappresentante dei sociologi italiani, sono stato contattato da una società di ricerca francese, l’“Observatoire Thalys”, che, elaborando una ricerca internazionale, chiedeva a vari sociologi nel mondo cosa ne pensassero del tempo e del modo di gestirlo.
Riporto alcuni passi del mio contributo, che dall’Observatoire era stato intitolato, e ne sono fiero: “Italie: l’omniprésence de la famille”.
“Solo lieto di poter intervenire sulla gestione del tempo; un tema che, col passare del tempo diventa sempre più importante. L’imperativo è abbattere i tempi morti, e l’ottimizzazione del tempo è la carta vincente nella società occidentale.
E’ certo che non avevo molto tempo da dedicarvi, ma ho trovato il modo di rubare un po’ di tempo ad altre attività. Sono in ogni modo onorato per essere stato, indegnamente, prescelto come esperto italiano riguardo all’argomento “gestione del tempo”, ma sicuramente non avrete avuto molto tempo a disposizione per scegliere qualcuno più esperto di me”.
Quello di consacrare molto tempo ad alcune attività e troppo poco ad altre è un cruccio che colpisce un po’ tutti noi. Sarebbe troppo semplicistico affermare che ognuno vorrebbe dedicare più tempo ai divertimenti e meno tempo al lavoro; anche perché, riflettendoci, non è ben delineato il confine tra lavoro e divertimento; ad esempio, insegnare al proprio bambino come si uniscono i mattoncini del tipo “Lego” non è solo un divertimento ma una missione di vitale importanza, mentre stare in un ufficio pubblico, a sonnecchiare, con i piedi sulla scrivania, in quei momenti di mancanza di produzione, risulta essere un lavoro soltanto perché viene in qualche modo retribuito.
A parte queste considerazioni, è risultato geniale chiedere alla gente dove passa più tempo e dove ne trascorre di meno, poiché, come per il principio dei vasi comunicanti, la tendenza dell’uomo è di fare ciò che più gli piace, e quel sondaggio è stato utile per poter capire anzitempo l’evoluzione dei costumi dell’uomo con la possibilità di tracciare delle proiezioni verso il futuro prossimo.
E’ certo che, dai risultati della ricerca si è capito che gli italiani dedicano troppo tempo al lavoro e poco a se stessi e al divertimento con gli amici. In Italia si lavora in media una quarantina di ore a settimana, ma ci sono dei picchi verso le poche ore, dovuti a lavori par-time o occasionali, e verso le molte / troppe ore di certi impieghi privati (ciò dovuto a costrizione) o di lavoratori autonomi (per passione / voglia di guadagno / autolesionismo / mania suicida).
La famiglia italiana è risultata ancora di tipo patriarcale rispetto alla media europea, è alta la percentuale del tempo dedicato alla famiglia; a tal proposito mi vengono in mente da una parte genitori e suoceri anziani che, in Italia, vivono in famiglia con i figli, dall’altra i giovani già svezzati (tra i 25 e i 40 anni) costretti ancora a vivere nella casa paterna o per mancanza di lavoro o, in ogni caso, per non potersi permettere di vivere da soli per cause economiche o di menage familiare, specialmente con la crisi attuale, dovuta al Covid-19 che dal problema sanitario è sfociata in una miriade di problematiche tra le quali una crisi lavorativa quasi senza precedenti.
Il tempo è prezioso e la tendenza è farne un uso intelligente cercando di dividerlo al meglio tra dovere e piacere, affinché noi tutti si possa risultare appagati, l’ideale sarebbe terminare il nostro tempo soddisfatti e con il sorriso sulle labbra.
Francesco Guicciardini, 500 anni fa (il tempo) ha detto a proposito:
“Abbiate per certo che, benché la vita degli uomini sia breve, pure a chi sa fare capitale del tempo e non lo consumare vanamente, avanza tempo assai; perché la natura dell’uomo è capace, e chi è sollecito e risoluto gli comparisce mirabilmente il fare”.
*Pietro Zocconali, presidente ANS Associazione Nazionale Sociologi, giornalista