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Il rosa

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Nessuno può capire cosa mi si infiamma dentro quando entro nella libreria del centro commerciale: piccola, senza dubbio, specie se rapportata ai negozi di trucco o di vestiti; poco vissuta, e questo è veramente molto triste; ma non importa, è sempre un’emozione, per la mia dolce anima di lettrice, svolazzare verso l’angolo a me cosí familiare, quello decorato dall’elegante ghirigoro che recita ‘Letteratura rosa’. E sì che ormai lo scaffale sopra il letto rischia di crollare, da quanti ne compro. Quelle poetiche copertine pastello, con quell’aria un po’ rétro, con i titoli in quei caratteri un po’ rococò, sono da sempre per me un richiamo irresistibile. Peccato che le storie d’amore sia più brava a leggerle che a viverle. Di certo sarebbe più facile se gli uomini non fossero cosí ostici alla letteratura rosa. Una civettuola copertina color zucchero filato, finora rimasta inosservata, sembra chiamarmi d’un tratto: Emma, di Jane Austen. Adoro Jane Austen, ho letto tutti i suoi romanzi, tranne questo Emma, in realtà neanche sapevo esistesse. Lascio scorrere le dita tra le pagine, mentre esamino la trama sul retro. “Scusami.”. Il timbro maschile mi colpisce subito; alzo gli occhi e non mi sono sbagliata, dietro di me c’è un ragazzo, giovane, anche bello. Sta cercando di raggiungere i volumi dello stesso scaffale davanti a cui sto ferma da non so quanto. Mi scosto, arrossendo, ovviamente urtandolo con la busta delle scarpe e quella della profumeria; lui mi ignora e prende a scorrere con il dito su vari volumi, in silenzio. Mi fa cosí strano stare accanto ad un uomo di fronte agli espositori di letteratura rosa, che non riesco a non sbirciare: ha l’aria intellettuale, ma affascinante, nonostante il cipiglio sprezzante a là Mr Darcy, tanto per rimanere in tema. E con mia somma meraviglia, tira via proprio un romanzo della Austen, un’ Abbazia di Northanger grigio perla. “Anche tu? …” sussurro, accennando al mio Emma. “Anche io cosa?”. “No, scusami, è che non avevo mai incontrato un uomo appassionato di romanzi d’amore …”. Mi guarda per un istante, perfettamente inespressivo. “L’Abbazia di Northanger non è un romanzo d’amore.”. “Beh, alla fine si sposano …”. “Anche in Guerra e Pace di Tolstoj. E allora?”. Il suo sguardo si fa ironico: “Solo perché l’autrice è donna, la protagonista è donna e c’è un uomo ricco e affascinante di cui è innamorata, è automaticamente letteratura rosa, no? Rilassati, la bestia che cura il reparto è al tuo stesso livello, non sei completamente sola. È una parodia del romanzo gotico, un rovesciamento, comico, per la cronaca, quando scrivi una tesi sulla storia dell’horror il gotico e tutte le sue sfaccettature sono menzioni ovvie, francamente banali.”. Si infila il romanzo sotto il braccio e si avvia verso la cassa. Ripongo Jane Austen e aspetto che lui paghi e se ne vada, poi mi avvio verso il bancone con una storia d’amore ambientata ai giorni nostri, tra una lettrice timida e solitaria e uno scrittore ricco, famoso, coltissimo e bellissimo, che la ama per quel che è. Non so cosa sia che mi abbia spinto a comprarlo, non l’avevo neanche preso in considerazione all’inizio.

*Lorenza Cattafesta, scrittrice