Il richiamo del tempo
“Ognuno sta solo sul
cuor della terra trafitto
da un raggio di sole ed
è subito sera.”
(Salvatore Quasimodo)
Il momento che stiamo vivendo, pieno di anomalie e paradossi, fa pensare…
Il cambiamento climatico ha causato disastri ambientali a livelli preoccupanti, ma l’arrivo del coronavirus ci fa sperimentare che, in un attimo, possiamo diventare i discriminati, i segregati, quelli bloccati alla frontiera, quelli che portano le malattie.
Bloccati in casa a fare i conti con il tempo, un valore nella società attuale misurabile in denaro; infatti, secondo un detto “il tempo è denaro”.
Questa situazione si ripercuote nella crescita dei figli, delegata spesso a figure istituzionali, che a causa del virus richiede misure di emergenza, scuole chiuse costringono a trovare soluzioni alternative, a reinventare un nuovo tipo di famiglia.
In una dimensione in cui le relazioni, la comunicazione, la socialità sono giocate prevalentemente nel “non-spazio” del virtuale, dei social network, offrendo illusioni aleatorie, il virus è un bagno di realtà privo di contatti reali, di abbracci, di baci, di mano nella mano, di saluti e strette di mano, perciò l’imperativo categorico è paradossalmente: nessuno si tocchi, niente baci, niente abbracci, a distanza, nel distaccato non-contatto.
Il virus in questa dimensione di segregazione, di limitazioni delle libertà personali e allerta apre nuovi orizzonti umani, i cui capisaldi sono termini quali reciprocità, senso di appartenenza e di comunità. Il sentire di essere parte di qualcosa di più grande, di cui prendersi cura e che si può prendere cura di noi, diventa urgente con un nuovo sguardo sulla realtà individuale e sociale, in una ritrovata visione che gli altri siamo noi. La presa di coscienza che dalle azioni degli uni dipendono quelle degli altri in una sorte condivisa fanno la differenza, fra un terreno arido e uno ricco di umori di emozioni di sentimenti e di amore. L’amore è visionario in uno spazio di relazione dove l’altro viene legittimato in quanto tale, dove l’altro emerge, non più invisibile ma con tutta la sua umana presenza.
Allora di fronte a qualsiasi domanda non si trova una risposta plausibile sulle responsabilità, ma solo l’apprendimento che unica via è il cambiamento, attraverso la riflessione, la meditazione il cui viaggio è tutto dentro e non fuori. Il monito di ogni particella umana, quindi, richiama all’unità, in Universo=Verso l’Uno e le sue leggi.
“Il cielo stellato sopra di me,
e la legge morale in me” (Immanuel Kant)
*Laura Margherita Volante, docente, scrittrice